RECENSIONI
Kader Abdolah
La casa della moschea
Iperborea, Elisabetta Svaluto Moreolo, Pag. 500 Euro 18,50
Non vorrei essere fraintesa, ma capisco perfettamente il successo di Kader Abdolah e soprattutto la presa di posizione delle donne nei suoi confronti.
Dice Abdolah: Ho scritto questo libro per l’Europa. Ho scostato il velo per mostrare l’Islam come modo di vivere… un Islam moderato, domestico, non quello radicale.
Parole queste che farebbero davvero la gioia dell’Europa intera (tranne alcuni casi) e soprattutto di Ursula Von de Leyen. Perché direte voi? Ovviamente perché nella dinamica del correct tutto quello che non strozza ingrassa.
Per carità, nessuno dice che ci va bene l’Islam pericoloso e maschilista e sanguinario, lungi da noi, si vuole soltanto affermare che dietro una certa pacatezza politica si nasconde spesso anche l’inganno.
Qui l’inganno, se posso permettermi di dirlo, sta nell’essenza stessa del libro, cioè nel suo linguaggio: mi sembrerebbe di dire, visto che si è anche in tema religioso, che sta a metà strada tra i vangeli (qualunque essi siano, tanto sono scritti alla stessa maniera) e il Cantico dei cantici.
Una sorta di matematico e semplice linguaggio (che è anche i-l punto di appoggio di tutti gli scrittori di una certa estrazione politica: soggetto, verbo e complemento oggetto più qualche avverbio tanto per ricordarci come stanno le cose.
E’ vero, nel raccontare questa storia, che è la storia dell’Iran che passa dallo Scià di Persia (e la sua splendida moglie) alla dittatura religiosa di Khomeini, Abdolah ha tentato di farsi tramite tra le culture (anche se ci si chiede quali culture, visto che è stato prima scacciato dallo Scià e poi dallo stesso Khomeini), ma il risultato, anche se, come detto in precedenza, tenta di mostrarci un Islam moderato e domestico, non raggiunge obiettivi, secondo noi, edificanti.
La casa della moschea è stato votato dai lettori olandesi come secondo miglio libro mai scritto nella loro lingua (a questo punto mi chiedo che tipo di letteratura hanno in paese questi olandesi).
Comunque buon per loro.
di Adelina Seymour
Dice Abdolah: Ho scritto questo libro per l’Europa. Ho scostato il velo per mostrare l’Islam come modo di vivere… un Islam moderato, domestico, non quello radicale.
Parole queste che farebbero davvero la gioia dell’Europa intera (tranne alcuni casi) e soprattutto di Ursula Von de Leyen. Perché direte voi? Ovviamente perché nella dinamica del correct tutto quello che non strozza ingrassa.
Per carità, nessuno dice che ci va bene l’Islam pericoloso e maschilista e sanguinario, lungi da noi, si vuole soltanto affermare che dietro una certa pacatezza politica si nasconde spesso anche l’inganno.
Qui l’inganno, se posso permettermi di dirlo, sta nell’essenza stessa del libro, cioè nel suo linguaggio: mi sembrerebbe di dire, visto che si è anche in tema religioso, che sta a metà strada tra i vangeli (qualunque essi siano, tanto sono scritti alla stessa maniera) e il Cantico dei cantici.
Una sorta di matematico e semplice linguaggio (che è anche i-l punto di appoggio di tutti gli scrittori di una certa estrazione politica: soggetto, verbo e complemento oggetto più qualche avverbio tanto per ricordarci come stanno le cose.
E’ vero, nel raccontare questa storia, che è la storia dell’Iran che passa dallo Scià di Persia (e la sua splendida moglie) alla dittatura religiosa di Khomeini, Abdolah ha tentato di farsi tramite tra le culture (anche se ci si chiede quali culture, visto che è stato prima scacciato dallo Scià e poi dallo stesso Khomeini), ma il risultato, anche se, come detto in precedenza, tenta di mostrarci un Islam moderato e domestico, non raggiunge obiettivi, secondo noi, edificanti.
La casa della moschea è stato votato dai lettori olandesi come secondo miglio libro mai scritto nella loro lingua (a questo punto mi chiedo che tipo di letteratura hanno in paese questi olandesi).
Comunque buon per loro.
di Adelina Seymour
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