RECENSIONI
Sadeq Hedayat
La civetta cieca. Tre gocce di sangue.
Universale Economica Feltrinelli, Mario Carresi, Pag. 222 Euro 10.00
Anche noi, a volte, commettiamo degli sbagli. Ma probabilmente succede perché è tanta (e troppa) la produzione letteraria che ci viene proposta che spesso non riusciamo a starle dietro. E questo comporta inevitabilmente anche una scelta editoriale.
Lo sbaglio in questione riguarda stavolta lo scrittore teheraniano Sadeq Hedayat e un suo libro, La civetta cieca, che fu pubblicato la prima volta a Bombay ma che uscì in patria solo nel 1941 a causa dei timori dell’autore.
In Italia fu pubblicato nel 1960, sempre da Feltrinelli, con una bellissima copertina dove c’era in primo piano una civetta. Successivamente fu ripubblicato ancora da Feltrinelli e anche da altre case editrici. Questo per farci capire che eravamo di fronte ad un’opera di un certo spessore ed emotivamente significativa.
L’errore compiuto però da parte nostra è che, in una rubrica che presenta soltanto opere contemporanee, anzi di attualità, siamo costretti a recensire un libro del 2022. Come a dire che ce ne siamo accorti un po’ tardi della sua presenza, ma presto rimediamo e lo proponiamo.
Come dice la quarta di copertina è una storia fondamentalmente d’amore, di un uomo che agli inizi è soggiogato da una presenza femminile che lo affascina e poi, con un cambio di prospettiva che non ci saremmo mai aspettati, parla del suo rapporto con la vera moglie, che lui chiama “sgualdrina”, e delle sue frequenti visioni, ma forse dovremmo chiamarla allucinazioni che, la critica che si è interessata al libro le ha sempre legate al continuo e disgraziato momento di disperazione che lo scrittore viveva e che lo portò, quando Hedayat si trasferì a Parigi, al suicidio nel 1951.
Insomma, un libro forte ed angoscioso, amorevole e disperato, tanto da essere considerato un vero capolavoro della letteratura persiana contemporanea. Insieme a La civetta cieca sono pubblicati anche sette racconti raccolti nella antologia Tre gocce di sangue.
di Adelina Seymour
Lo sbaglio in questione riguarda stavolta lo scrittore teheraniano Sadeq Hedayat e un suo libro, La civetta cieca, che fu pubblicato la prima volta a Bombay ma che uscì in patria solo nel 1941 a causa dei timori dell’autore.
In Italia fu pubblicato nel 1960, sempre da Feltrinelli, con una bellissima copertina dove c’era in primo piano una civetta. Successivamente fu ripubblicato ancora da Feltrinelli e anche da altre case editrici. Questo per farci capire che eravamo di fronte ad un’opera di un certo spessore ed emotivamente significativa.
L’errore compiuto però da parte nostra è che, in una rubrica che presenta soltanto opere contemporanee, anzi di attualità, siamo costretti a recensire un libro del 2022. Come a dire che ce ne siamo accorti un po’ tardi della sua presenza, ma presto rimediamo e lo proponiamo.
Come dice la quarta di copertina è una storia fondamentalmente d’amore, di un uomo che agli inizi è soggiogato da una presenza femminile che lo affascina e poi, con un cambio di prospettiva che non ci saremmo mai aspettati, parla del suo rapporto con la vera moglie, che lui chiama “sgualdrina”, e delle sue frequenti visioni, ma forse dovremmo chiamarla allucinazioni che, la critica che si è interessata al libro le ha sempre legate al continuo e disgraziato momento di disperazione che lo scrittore viveva e che lo portò, quando Hedayat si trasferì a Parigi, al suicidio nel 1951.
Insomma, un libro forte ed angoscioso, amorevole e disperato, tanto da essere considerato un vero capolavoro della letteratura persiana contemporanea. Insieme a La civetta cieca sono pubblicati anche sette racconti raccolti nella antologia Tre gocce di sangue.
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