RECENSIONI
Brian Evenson
La colpa
ISBN Edizioni, Pag.284 Euro 15,00
Può un libro avere un lettore ideale? Domanda subdola. Verrebbe subito da dire che non c'è un lettore ideale, ma c'è il libro che per grandezza assoluta può essere indicato a tutti e tutti devono leggerlo. Eppure qualcosa mi spinge a dire che il problema non sia proprio così: se devo essere sincero un libro come La colpa non lo consiglierei a chi si è beato de Il cacciatore di aquiloni (diceva la grande, ma pressoché sconosciuta ai più, Alice James, sorella del grandissimo Henry James: Quando si riesce a sfuggire alla lettura di qualche libro che tutti leggono, si prova un grande senso di superiorità).
Dunque a chi suggerirlo? Prima di dare una risposta che abbia un senso, almeno ci proponiamo di farlo, occorre fare una precisazione: i luoghi e gli eventi che vengono raccontati ne La colpa hanno una precisa collocazione e sono riconducibili ad un preciso contesto culturale. L'autore stesso ce lo spiega a fine libro dicendo: Ero mormone quando ho iniziato a scrivere La colpa. Quando l'ho finito però, diversi anni dopo, avevo ormai lasciato la chiesa mormone di mia spontanea volontà, prima smettendo gradualmente di partecipare alle cerimonie del tempio, quindi riducendo anche la partecipazione alle funzioni settimanali e infine – siccome nessuna di queste due soluzioni mi garantiva sufficiente distacco da una cultura che respingeva su basi morali i miei primi scritti – chiedendo formalmente di essere scomunicato, nel 2000.
Capita l'antifona? Come se dovessimo recensire un libro di uno che abiura i Testimoni di Geova che, per carità, può avere anche un preciso significato statistico e sociologico, ma a noi sai che ci frega?
La domanda sorge allora spontanea: se le cose stanno così, La colpa non deve essere materia di lettura e di interesse? A questo punto ritorniamo alla questio di prima: dunque a chi suggerirlo?
Personalmente lo suggerirei a chi segue con un certo interesse la nuova letteratura americana, ha chi ha un occhio di riguardo per certe scelte estreme, anche linguistiche (vedi Percival Everett), a chi segue un cinema non preconfezionato hollywoodianamente e si entusiasma più che per Tarantino, per Gus Van Sant. Dirò di più: se dovessi leggere che il regista americano di Elephant sta per interessarsi a Evenson, non me ne meraviglierei affatto.
La colpa sta anche dalle parti di Elephant. Se quest'ultimo era una rappresentazione fredda e convincente di un fatto tragico realmente accaduto, il romanzo di Evenson è ciò che sta ancora prima della tragedia: i mali di una società come quella americana si incancreniscono ancora di più non per un improvviso diktat mentale, ma per un susseguirsi di ostacoli e limiti che segnano la crescita potenziale del singolo individuo.
Rudd, il diciottenne protagonista della storia, ha un'idea della religione e della vita sin troppo precisa per la sua età: Insegnante: Se non siete degni, non vi beccate niente. E' meglio chiedere a Dio di darvi ciò di cui avete bisogno per compiere la sua volontà. Non c'è alcun bisogno di essere più specifici.
Perfetto, pensò Rudd, stessa tecnica delle chiromanti.
Ma può questa lucidità non bastare se ad affrontare le brutture si è quasi sempre da soli. Si può scoppiare. E Rudd è spesso solo. E infatti scoppia.
di Alfredo Ronci
Dunque a chi suggerirlo? Prima di dare una risposta che abbia un senso, almeno ci proponiamo di farlo, occorre fare una precisazione: i luoghi e gli eventi che vengono raccontati ne La colpa hanno una precisa collocazione e sono riconducibili ad un preciso contesto culturale. L'autore stesso ce lo spiega a fine libro dicendo: Ero mormone quando ho iniziato a scrivere La colpa. Quando l'ho finito però, diversi anni dopo, avevo ormai lasciato la chiesa mormone di mia spontanea volontà, prima smettendo gradualmente di partecipare alle cerimonie del tempio, quindi riducendo anche la partecipazione alle funzioni settimanali e infine – siccome nessuna di queste due soluzioni mi garantiva sufficiente distacco da una cultura che respingeva su basi morali i miei primi scritti – chiedendo formalmente di essere scomunicato, nel 2000.
Capita l'antifona? Come se dovessimo recensire un libro di uno che abiura i Testimoni di Geova che, per carità, può avere anche un preciso significato statistico e sociologico, ma a noi sai che ci frega?
La domanda sorge allora spontanea: se le cose stanno così, La colpa non deve essere materia di lettura e di interesse? A questo punto ritorniamo alla questio di prima: dunque a chi suggerirlo?
Personalmente lo suggerirei a chi segue con un certo interesse la nuova letteratura americana, ha chi ha un occhio di riguardo per certe scelte estreme, anche linguistiche (vedi Percival Everett), a chi segue un cinema non preconfezionato hollywoodianamente e si entusiasma più che per Tarantino, per Gus Van Sant. Dirò di più: se dovessi leggere che il regista americano di Elephant sta per interessarsi a Evenson, non me ne meraviglierei affatto.
La colpa sta anche dalle parti di Elephant. Se quest'ultimo era una rappresentazione fredda e convincente di un fatto tragico realmente accaduto, il romanzo di Evenson è ciò che sta ancora prima della tragedia: i mali di una società come quella americana si incancreniscono ancora di più non per un improvviso diktat mentale, ma per un susseguirsi di ostacoli e limiti che segnano la crescita potenziale del singolo individuo.
Rudd, il diciottenne protagonista della storia, ha un'idea della religione e della vita sin troppo precisa per la sua età: Insegnante: Se non siete degni, non vi beccate niente. E' meglio chiedere a Dio di darvi ciò di cui avete bisogno per compiere la sua volontà. Non c'è alcun bisogno di essere più specifici.
Perfetto, pensò Rudd, stessa tecnica delle chiromanti.
Ma può questa lucidità non bastare se ad affrontare le brutture si è quasi sempre da soli. Si può scoppiare. E Rudd è spesso solo. E infatti scoppia.
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