RECENSIONI
Cavalleri/Giannoni/Cereghino
La fine. Gli ultimi giorni di Benito Mussolini nei documenti dei servizi segreti americani (1945-1946)
Garzanti, Pag. 273 Euro 16,60
Scriveva Sandor Lénard nel suo Roma 1938-1943: Vede, questo mi farebbe piacere: vedere Mussolini e Hitler catturati. Ma non li impicchino, per amor di Dio! Il circo li comprerebbero a peso d'oro. Canterebbero un duetto. Che numero sarebbe!
Ora, la morte di Hitler la conosciamo tutti, quella di Mussolini, personalmente, l'ho sempre ritenuta un po' frettolosa, al di là dei misteri che hanno 'arricchito' l'evento.
Ora tre giornalisti italiani pare abbiano voluto dare la versione definitiva di questa annosa questione, andando a spulciare nei due resoconti che Valerian Lada-Mocarski, agente segreto alle dipendenze degli Usa, redasse in quegli anni e che sono stati secretati dalla Cia fino al 2000.
Il fatto che un agente avveduto ed esperto come lui abbia visitato, a poca distanza di tempo, la casa dei de Maria e il luogo dell'esecuzione senza notare nulla di anomalo o di strano rispetto a quanto riferitogli dai testimoni oculari, chiarisce una volta per sempre l'autenticità della dinamica di quegli avvenimenti.
E che in pratica gli americani, sin dal 1944, volevano catturare Mussolini per poi processarlo (e si sa che i processi ai dittatori presentano sempre qualche sorpresa, considerando anche il fatto che al momento della cattura di Mussolini da parte dei partigiani, lo stesso avesse con sé parecchia documentazione), che il commando che partecipò alla fucilazione del duce insieme alla Petacci era costituito da cinque elementi (Walter Audisio, il nome del quale, come responsabile diretto dell'uccisione, fu fatto dall'Unità solo alcuni anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, Luigi Canali, detto 'il Neri', successivamente fatto fuori perché elemento poco raccomandabile, Giuseppe Frangi, detto Lino, Aldo Lampredi detto Guido e Michele Moretti detto Pietro), che la fucilazione avvenne davvero davanti al cancello di villa Belmonte in località Giulino di Mezzegra e non come fu teorizzato da alcuni in altro luogo e poi successivamente sceneggiato in loco e che lo smacco dei servizi segreti alleati per aver perduta l'opportunità di processare Mussolini fu subito evidente.
Devo dire che al termine della lettura del libro si ha come la sensazione di qualcosa di sottilmente non detto: non perché si sia voluto occultare qualche altra documentazione (anzi, la parte finale del testo riporta integralmente i due resoconti di Lada-Mocarski), quanto non si sia voluto decifrare al meglio una vicenda comunque con parecchi lati oscuri (le vicende successive, anche all'interno del movimento partigiano, in qualche modo lo dimostrano) e che ha qualcosa di irrisolto già nella valutazione stessa delle modalità (molto semplici) con cui fu arrestato il Duce.
Credo che se uno voglia approfondire la questione, ma da un altro punto di vista, non debba far altro che riprendere in mano il bellissimo libro di Luzzatto Il corpo del duce (Einaudi) che non tratta dei misteri della sua fucilazione, ma che affronta il tema dal punto di vista della ricchezza semantica di quel corpo appunto e del fascino di un uomo, che nonostante abbia portato alla distruzione un'intera nazione, conserva tutt'ora, ahinoi, un richiamo quasi intatto.
di Alfredo Ronci
Ora, la morte di Hitler la conosciamo tutti, quella di Mussolini, personalmente, l'ho sempre ritenuta un po' frettolosa, al di là dei misteri che hanno 'arricchito' l'evento.
Ora tre giornalisti italiani pare abbiano voluto dare la versione definitiva di questa annosa questione, andando a spulciare nei due resoconti che Valerian Lada-Mocarski, agente segreto alle dipendenze degli Usa, redasse in quegli anni e che sono stati secretati dalla Cia fino al 2000.
Il fatto che un agente avveduto ed esperto come lui abbia visitato, a poca distanza di tempo, la casa dei de Maria e il luogo dell'esecuzione senza notare nulla di anomalo o di strano rispetto a quanto riferitogli dai testimoni oculari, chiarisce una volta per sempre l'autenticità della dinamica di quegli avvenimenti.
E che in pratica gli americani, sin dal 1944, volevano catturare Mussolini per poi processarlo (e si sa che i processi ai dittatori presentano sempre qualche sorpresa, considerando anche il fatto che al momento della cattura di Mussolini da parte dei partigiani, lo stesso avesse con sé parecchia documentazione), che il commando che partecipò alla fucilazione del duce insieme alla Petacci era costituito da cinque elementi (Walter Audisio, il nome del quale, come responsabile diretto dell'uccisione, fu fatto dall'Unità solo alcuni anni dopo la fine della seconda guerra mondiale, Luigi Canali, detto 'il Neri', successivamente fatto fuori perché elemento poco raccomandabile, Giuseppe Frangi, detto Lino, Aldo Lampredi detto Guido e Michele Moretti detto Pietro), che la fucilazione avvenne davvero davanti al cancello di villa Belmonte in località Giulino di Mezzegra e non come fu teorizzato da alcuni in altro luogo e poi successivamente sceneggiato in loco e che lo smacco dei servizi segreti alleati per aver perduta l'opportunità di processare Mussolini fu subito evidente.
Devo dire che al termine della lettura del libro si ha come la sensazione di qualcosa di sottilmente non detto: non perché si sia voluto occultare qualche altra documentazione (anzi, la parte finale del testo riporta integralmente i due resoconti di Lada-Mocarski), quanto non si sia voluto decifrare al meglio una vicenda comunque con parecchi lati oscuri (le vicende successive, anche all'interno del movimento partigiano, in qualche modo lo dimostrano) e che ha qualcosa di irrisolto già nella valutazione stessa delle modalità (molto semplici) con cui fu arrestato il Duce.
Credo che se uno voglia approfondire la questione, ma da un altro punto di vista, non debba far altro che riprendere in mano il bellissimo libro di Luzzatto Il corpo del duce (Einaudi) che non tratta dei misteri della sua fucilazione, ma che affronta il tema dal punto di vista della ricchezza semantica di quel corpo appunto e del fascino di un uomo, che nonostante abbia portato alla distruzione un'intera nazione, conserva tutt'ora, ahinoi, un richiamo quasi intatto.
di Alfredo Ronci
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