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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Jonathan Carroll

La voce delle nostre ombre

Fazi, Pag.220 Euro 16,00
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Il fratello di Joey è un ragazzo molto cattivo. Si chiama Ross, gliene combina di tutti i colori, lo umilia, lo sfrutta e quando entra a far parte di una gang di adolescenti di strada è ancora peggio. Tanto che a volte con Joey sono più buoni gli amici teppisti che Ross. Un giorno, mentre vanno a sparare con un fucile sui binari della stazione di un paesino della campagna newyorkese, la solita provincia americana sempre più protagonista della letteratura mondiale, accade un incidente, Ross muore e tutta la famiglia ne rimane sconvolta. Per sempre. La madre impazzisce. Il padre si chiude in una tristezza inconsolabile. Joey, ragazzino sensibile, cresce, va al college e diventa uno scrittore affermato. Le sue commedie con protagonista il fratello e i suoi amici teppisti vengono rappresentate a Broadway. Ma a quel punto l'America gli sta stretta e parte per l'Europa. La vecchia Europa. Vienna. Dove ai suoi occhi tutto è ancor congelato come nell'ancien regime. Dove potersi sedere ai caffè, leggere per ore senza essere disturbati ed elaborare la vita che scorre sulle facce e i vestiti degli altri. Qui, un giorno, Joey conosce i coniugi americani Tate: Paul e India. E' subito colpo di fulmine. I tre diventano amici inseparabili, non passa giorno che non facciano cose insieme. India è un critico cinematografico e Paul, fra le altre cose, si esibisce in divertenti e strabilianti giochi di prestigio. La liaison a un certo punto, però, come si conviene con gli umani, diventa pericolosa. India e Joey si innamorano e finiscono a letto. E' lei che cede e che spinge affinché Joey ammetta ciò che gli sta succedendo. Così l'idillio diventa tresca. Vienna un luogo dove nascondersi fra le viuzze che al tramonto sanno di rossi tenui che scolorano sulle vetrate dei caffè. Telefonate e visite clandestine. Cenette ipocriti dove i due faticano a camuffare. Una sera, in un ristorante chic della città, Paul, mangiata la foglia, si chiude in bagno e si metterà a fare giochi di prestigio fino a ché Joey non andrà a cercarlo e si sentirà rivelare ciò che India gli ha confessato. Due giorni dopo Paul muore d'infarto. Forse il libro inizia qui. Quando India e Joey si mettono ufficialmente insieme e tentano di cominciare una vita insieme alla luce del giorno. La voce delle nostre ombre insegue i generi letterari e a volte ci si perde. Tentenna. Li introduce e poi si ritrae. L'ultima parte vorrebbe trasformarsi in un horror. Lo spettro di Paul ritorna prepotentemente nelle loro vite; una presenza che si manifesta con i giochini di prestigio, e con i personaggi che l'uomo utilizzava per farli. Uccelli meccanici che svolazzano nella stanza, visioni di Paul al volante che li insegue su una BMW. Pupazzi di legno che gli tagliano la strada. Tante buone intenzioni di ricostruire un amore che vengono impedite e minacciate. Fantasmi di un passato che non è mai morto sulle rotaie di un giorno d'estate. Fantasmi di un presente che si materializza con la vendetta di un'amicizia tradita. Ma le intenzioni superano di gran lunga il riuscito, tanto che in certi tratti il libro, che già da metà si era allentato, diventa ridicolo e illeggibile. Altro che horror, la noia e il grottesco la fanno da padroni. Un libro riuscito per un quarto. Poi, l'aridità inventiva di chi si è perso sui suoi perfezionismi meccanici da scuola di scrittura. Con un finale che diventa quasi un insulto al lettore.

di Adriano Angelini


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