RECENSIONI
Paola Carbone
Le ali di Icaro
Bollati Boringhieri, Pag. 296 Euro 23,00
Sottotitolo: capire e prevenire gli incidenti dei giovani. Ma ci piace pensare che al di là dell'ossessivo 'refrain' delle stragi del sabato sera ci possa essere qualcuno che 'studia' il fenomeno da un'angolatura diversa, più saggia, più specifica e soprattutto meno urlata.
E la Carbone mette subito in chiaro la questione: i dati ISTAT 2007 indicano come prima causa d'incidente nella popolazione giovanile non la guida sotto effetto di sostanze, ma comportamenti scorretti alla guida come la velocità eccessiva, il mancato rispetto delle regole di precedenza o semaforiche e altre infrazioni al codice della strada. Dimenticando poi il fatto rilevante che la maggior parte degli incidenti avviene nel traffico cittadino, in situazioni che non implicano né l'eccitazione della velocità, né la ricerca di situazioni estreme, ma molto meno eroicamente nascono da stanchezza, distrazione, inesperienza, assenza di strumenti protettivi quali il casco e le cinture di sicurezza.
Si tira effettivamente un bel sospiro di sollievo: finalmente un approccio al problema sensato, senza l'impellente bisogno contemporaneo di far quadrare non i conti, ma il luogo comune che fa tendenza spicciola e necessaria.
Il bello del libro arriva dopo, quando partendo da queste tesi, si affronta il problema del preconcetto dell'incidente: cioè a dire che è semplicistico definire gli incidenti delle 'ragazzate' perché significa celare, sotto la maschera di tolleranza bonaria, l'aggressiva svalutazione del messaggio; parlare di 'ragazzata' è negare il valore del segnale e spingere l'adolescente a rischiare di più, ad alzare il tiro.
Il lavoro in 'campo' della dottoressa Carbone (e nel libro ne dà conto esaustivamente) ha messo alla luce come spesso il ragazzo che ha un incidente ha alle spalle altri episodi dello stesso tipo. Insomma siamo di fronte ad una sorta di recidività che espone l'adulto ad una presa di coscienza del problema diverso dalla consuetudine superficiale.
E' vero: il lettore comune, certo di possedere (pensa lui) una verità apodittica, smania di fronte alla realtà dei fatti, che è quella di considerare l'incidente non il segno di un'ineluttabilità del destino, ma una sorta di avvenimento annunciato (un po' come il sottoscritto si irretiva quando Freud indicava come intenzionale il fronteggiarsi di due persone nel camminare).
Ma i risultati danno ampiamente ragione alla psicologia e allo studio dei fatti. E qui entra in gioco un'altra questio: la prevenzione. Secondo numerosi clinici e ricercatori le valutazioni degli adulti influenzano il comportamento dei giovani, e in un certo senso se si parla dei comportamenti a rischio non si può fare a meno di parlare anche del rapporto che questi adolescenti hanno con gli adulti e con i genitori in particolare. Al di là della scoperta dell'acqua calda interessante è rilevare il punto di vista delle diverse categorie che, nel bene o nel male, stanno a contatto coi giovani.
E la Carbone le passa in rassegna indicandone pregi e soprattutto difetti: si parte coi genitori, poi i medici di base, gli educatori sociali, gli insegnanti e per finire con gli psicoterapeuti dell'adolescenza che, stando ai confronti effettuati, sembrano rispondere meglio all'eventualità di instaurare un rapporto diretto e concreto con l'adolescente.
Insomma in questo bel libro nulla è segnato dal fastidioso incedere dell'ovvietà e della banalità. Al contrario tutto è scandagliato ed osservato attraverso esperienze dirette e dati.
Nulla dunque da eccepire. Consigliato anche e soprattutto nelle scuole.
di Alfredo Ronci
E la Carbone mette subito in chiaro la questione: i dati ISTAT 2007 indicano come prima causa d'incidente nella popolazione giovanile non la guida sotto effetto di sostanze, ma comportamenti scorretti alla guida come la velocità eccessiva, il mancato rispetto delle regole di precedenza o semaforiche e altre infrazioni al codice della strada. Dimenticando poi il fatto rilevante che la maggior parte degli incidenti avviene nel traffico cittadino, in situazioni che non implicano né l'eccitazione della velocità, né la ricerca di situazioni estreme, ma molto meno eroicamente nascono da stanchezza, distrazione, inesperienza, assenza di strumenti protettivi quali il casco e le cinture di sicurezza.
Si tira effettivamente un bel sospiro di sollievo: finalmente un approccio al problema sensato, senza l'impellente bisogno contemporaneo di far quadrare non i conti, ma il luogo comune che fa tendenza spicciola e necessaria.
Il bello del libro arriva dopo, quando partendo da queste tesi, si affronta il problema del preconcetto dell'incidente: cioè a dire che è semplicistico definire gli incidenti delle 'ragazzate' perché significa celare, sotto la maschera di tolleranza bonaria, l'aggressiva svalutazione del messaggio; parlare di 'ragazzata' è negare il valore del segnale e spingere l'adolescente a rischiare di più, ad alzare il tiro.
Il lavoro in 'campo' della dottoressa Carbone (e nel libro ne dà conto esaustivamente) ha messo alla luce come spesso il ragazzo che ha un incidente ha alle spalle altri episodi dello stesso tipo. Insomma siamo di fronte ad una sorta di recidività che espone l'adulto ad una presa di coscienza del problema diverso dalla consuetudine superficiale.
E' vero: il lettore comune, certo di possedere (pensa lui) una verità apodittica, smania di fronte alla realtà dei fatti, che è quella di considerare l'incidente non il segno di un'ineluttabilità del destino, ma una sorta di avvenimento annunciato (un po' come il sottoscritto si irretiva quando Freud indicava come intenzionale il fronteggiarsi di due persone nel camminare).
Ma i risultati danno ampiamente ragione alla psicologia e allo studio dei fatti. E qui entra in gioco un'altra questio: la prevenzione. Secondo numerosi clinici e ricercatori le valutazioni degli adulti influenzano il comportamento dei giovani, e in un certo senso se si parla dei comportamenti a rischio non si può fare a meno di parlare anche del rapporto che questi adolescenti hanno con gli adulti e con i genitori in particolare. Al di là della scoperta dell'acqua calda interessante è rilevare il punto di vista delle diverse categorie che, nel bene o nel male, stanno a contatto coi giovani.
E la Carbone le passa in rassegna indicandone pregi e soprattutto difetti: si parte coi genitori, poi i medici di base, gli educatori sociali, gli insegnanti e per finire con gli psicoterapeuti dell'adolescenza che, stando ai confronti effettuati, sembrano rispondere meglio all'eventualità di instaurare un rapporto diretto e concreto con l'adolescente.
Insomma in questo bel libro nulla è segnato dal fastidioso incedere dell'ovvietà e della banalità. Al contrario tutto è scandagliato ed osservato attraverso esperienze dirette e dati.
Nulla dunque da eccepire. Consigliato anche e soprattutto nelle scuole.
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