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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Pierfrancesco Majorino

Maledetto amore mio

Laurana ed., Pag. 148 Euro 13,00
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L’opera si avvale del dato situazionale più che della descrizione; i tratti quasi asettici ma decisivi servono per definire  i profili, gli atteggiamenti e i personaggi. Pulizia totale: ciack, si gira! Majorino non ha scritto un romanzo, ma un lungo trailer, ovvvero, una tersa sceneggiatura che ti prende frame dopo frame, fino al finale non proprio a sorpresa per i lettori più attenti, di sicuro commovente, tenerissimo e garbato. Tale conclusione riannoda i fili delle esistenze messe in scena tra dramma identitario e consapevolezza, tra il tempo perso dietro le chimere magari chiamate speranze e la riemersione psicologica, mediante la giusta considerazione e la comprensione altrui. Il testo non ha la natura narrativa dello scavo, della parola che spiega, penetra e poi rappresenta, anzi, la scrittura risulta frammentaria, scarna; riesce però ad avvalersi di immagini sostanziali, di punti focali. La fotografia è protagonista, vuoi per le implicazioni del racconto che fa uso di flashback, vuoi perché l’impostazione stilistica, al di là di evocazioni e ricordi, funziona da obbiettivo che scorre sul panorama umano e si sposta scegliendo di volta in volta il ritratto, l’ambiente, con pochi click significativi. Lo scrittore non invade il campo dei discorsi e delle azioni, non appare, non irrompe, semplicemente mostra gli scatti e chi legge s’incuriosisce, nel senso che è stimolato via via dalle diverse vicende  che delicatamente si delineano. La storia fa da pretesto a un simile linguaggio ma questo non fa da pretesto alla storia. Infatti, se così fosse avremmo il romanzo con le necessarie estensioni e caratterizzazioni e quella letterarietà classica che qui viene sostituita dal linguaggio filmico, tuttavia letterario nella brevità. Majorino non ha scelto la ridondanza; ha  scelto l’asserzione, non il novellare; le cronologie, gli apriori e gli aposteriori sono rintracciabili ad ogni modo. La maniera di procedere coincide con la trascrizione  del vivere quotidiano di una piccola, umorale, comunità di quartiere. Una vicina, Lina, potrebbe aver avuto un’altra vita; rimane un amorevole genitore, pure, non riesce a farsi perdonare di essere sé stessa in un involucro più adeguato da Erica, la figlia perennemente turbata, la quale sceglie l’isolamento di coppia tra le montagne dove sorge il sepolcro della madre. Quando la lettera verrà aperta da Erica, tutto si snoderà davanti agli occhi attraverso la sincerità di Lina, che nulla ha da nascondere e parla di Markus, della purezza e dell’innocenza del loro rapporto e di come ella così attenta, non abbia capito la ragione per cui quel ragazzo bello,  ben acculturato, addirittura integrato, si sia suicidato buttandosi dal balcone. Il film si concentra su quel tonfo sordo, ma sono le figure a margine, le “sciure”, Ivo, l’ex libraio e Little Boy tuttofare, che riformulano cosa è successo senza un evidente perché e come mai Erica, la musona, non torni sui suoi passi. L’ordine di successione dei fatti non ha importanza: Majorino si pronuncia senza severità sulla difficile condizione umana, sull’annullamento degli incantesimi, osservando la gente che ha sottomano, o i dirimpettai, senza peraltro far la figura del guardone. A pag 11 leggo: “… quelle donne… se lo spupazzano dall’alto della loro età, di quella vecchiaia contrastata giocando a fare le ragazze che trovano il maschio…” A pag 114-5: “ E’ appena giunta l’ora legale e gli esseri umani e le loro organizzazioni hanno deciso di guadagnare un po’ di luce in più a scapito del rispetto dell’andamento delle cose.” Sembra scritto da un allievo della mitica Lola Lupa; infine a pag 130, Little Boy alle prese con lo sgombero dell’appartamento di Markus il contabile, riflette attraverso le parole dell’autore: “Little Boy credeva, in sintesi, che si trattasse di un lavoro da sgobboni, da schiene rotte, da polvere. Invece il mondo in cui ha fatto ingresso gli si è rivelato come morboso, perverso, curioso, attraente.”
E’ naturale che persino voi come Little Boy vorrete capire tutta la faccenda, dunque non potete rinunciare ad andare al cinema… Scherzi a parte, se davvero si facesse il film di “ Maledetto amore mio”, tenete in serbo per me, il ruolo di Lina.

di Pina D'Aria


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