RECENSIONI
Luca Caioli
Messi
Dalai Editore, Pag. 312 Euro 17,00
"Il secondo pallone gli arrivò sul sinistro, lo stoppò, saltò un avversario, poi un altro, poi un altro ancora... Io gli gridavo: 'Passala, passala'. Avevo paura che qualcuno gli entrasse duro e gli facesse male, ma lui continuava a dribblare gli avversari. Non mi ricordo se alla fine segnò, però posso giurare che in tanti anni non avevo mai visto una cosa del genere". Parla così il primo allenatore di Lionel Messi. Un ottantunenne, Don Apa, che ha avuto il merito di buttare nella mischia della sua squadra, il Grandoli, di Rosario, Argentina, all'età di 5 anni, quello che di fatto, al momento, non solo è il giocatore più forte del mondo, ma che, a parere di chi scrive, è anche il più forte di tutti i tempi.
Finalmente è uscito anche in Italia, dopo aver avuto grande successo all'estero, il libro, il primo libro biografico su Lionel Messi, fuoriclasse argentino del Barcellona, tre volte pallone d'oro, il più importante riconoscimento calcistico, ultimo dei quali vinto nel 2011, libro scritto, guarda un po', da un italiano, Luca Caioli, giornalista che vive a Madrid ma che ha collaborato con "Repubblica" il "Corriere della Sera" e Sky Tg 24 e che ha scritto anche per Marca.
Il libro è una passeggiata bellissima che parte in Argentina, in quella città di Rosario dove papà e mamma Messi erano operai, prosegue ai tempi in cui il loro primo figlio, Rodrigo Martin, venne al mondo e il paese era alle prese con la guerra delle Falkland e il disastro del governo della giunta dei militari di Videla. E arriva fino alla nascita di Lionel nell'inverno del 1987, quando gli stessi generali vennero "graziati" dal presidente Alfonsin; e poi percorre la sua straordinaria storia; Leo che giocava a biglie, a 4 anni; l'anno dopo sbalordiva Don Apa, il primo allenatore che, sembra, sia stato costretto a farlo entrare in campo quel giorno descritto dalle parole iniziali di questo articolo perché mancava un titolare e la nonna di Lionel, Celia, patita di calcio e accompagnatrice in pianta stabile dei tre marmocchi agli allenamenti, s'impuntò.
Il libro è suddiviso per epoche. C'è la scuola che a Leo non piaceva. Approfittava di ogni pausa per giocare al pallone con qualunque cosa gli capitasse fra i piedi. Ci sono le interviste con chi l'ha conosciuto. Episodi della sua infanzia. C'è mamma Celia, la zia, la vicina Cintia. Ci sono giornalisti che lo hanno seguito, conosciuto. Calciatori che lo hanno avuto per compagno, allenatori (Frank Rjikaard, Jorge Valdano, Cesar Menotti). Ci sono gli esordi con i piccoli del Nevell's Old Boys, i cui dirigenti lo arruolano subito in squadra considerandolo un fenomeno; aveva 7 anni. Impressionante. C'è l'intervista al medico, il dottor Diego Schwarsztein che per primo gli ha diagnosticato quello che poteva diventare un problema invalidante: Leo a 9 anni misurava 1 m e 27 cm e non produceva l'ormone della crescita. Messi ne assumerà in dosi massicce fino ai 18 anni. Ma la cura gliela farà il Barcellona che si assumerà il compito di tutte le spese, 600 mila pesos annuali che né la sua famiglia, né il Newell's Old Boy's né il River Plate potevano né vollero pagare.
C'è, in ultimo, un'intervista a Leo. A Barcellona. E la conferma dalla sua voce di quella cosa che lo rende adorabile anche fuori dal campo. La sua proverbiale timidezza. La sua umiltà di figlio di povera gente. Non è retorica. Non tutti i poveri sono così. Per chi ama il calcio, un libro essenziale sulla vita di un mito vivente e dell'ultimo immenso artista di questo straordinario gioco che, nonostante venga ancora ogni giorno sporcato con schifezze varie, sa regalare come nessun altro altissimi sprazzi di poesia, e sogno.
di Adriano Angelini Sut
Finalmente è uscito anche in Italia, dopo aver avuto grande successo all'estero, il libro, il primo libro biografico su Lionel Messi, fuoriclasse argentino del Barcellona, tre volte pallone d'oro, il più importante riconoscimento calcistico, ultimo dei quali vinto nel 2011, libro scritto, guarda un po', da un italiano, Luca Caioli, giornalista che vive a Madrid ma che ha collaborato con "Repubblica" il "Corriere della Sera" e Sky Tg 24 e che ha scritto anche per Marca.
Il libro è una passeggiata bellissima che parte in Argentina, in quella città di Rosario dove papà e mamma Messi erano operai, prosegue ai tempi in cui il loro primo figlio, Rodrigo Martin, venne al mondo e il paese era alle prese con la guerra delle Falkland e il disastro del governo della giunta dei militari di Videla. E arriva fino alla nascita di Lionel nell'inverno del 1987, quando gli stessi generali vennero "graziati" dal presidente Alfonsin; e poi percorre la sua straordinaria storia; Leo che giocava a biglie, a 4 anni; l'anno dopo sbalordiva Don Apa, il primo allenatore che, sembra, sia stato costretto a farlo entrare in campo quel giorno descritto dalle parole iniziali di questo articolo perché mancava un titolare e la nonna di Lionel, Celia, patita di calcio e accompagnatrice in pianta stabile dei tre marmocchi agli allenamenti, s'impuntò.
Il libro è suddiviso per epoche. C'è la scuola che a Leo non piaceva. Approfittava di ogni pausa per giocare al pallone con qualunque cosa gli capitasse fra i piedi. Ci sono le interviste con chi l'ha conosciuto. Episodi della sua infanzia. C'è mamma Celia, la zia, la vicina Cintia. Ci sono giornalisti che lo hanno seguito, conosciuto. Calciatori che lo hanno avuto per compagno, allenatori (Frank Rjikaard, Jorge Valdano, Cesar Menotti). Ci sono gli esordi con i piccoli del Nevell's Old Boys, i cui dirigenti lo arruolano subito in squadra considerandolo un fenomeno; aveva 7 anni. Impressionante. C'è l'intervista al medico, il dottor Diego Schwarsztein che per primo gli ha diagnosticato quello che poteva diventare un problema invalidante: Leo a 9 anni misurava 1 m e 27 cm e non produceva l'ormone della crescita. Messi ne assumerà in dosi massicce fino ai 18 anni. Ma la cura gliela farà il Barcellona che si assumerà il compito di tutte le spese, 600 mila pesos annuali che né la sua famiglia, né il Newell's Old Boy's né il River Plate potevano né vollero pagare.
C'è, in ultimo, un'intervista a Leo. A Barcellona. E la conferma dalla sua voce di quella cosa che lo rende adorabile anche fuori dal campo. La sua proverbiale timidezza. La sua umiltà di figlio di povera gente. Non è retorica. Non tutti i poveri sono così. Per chi ama il calcio, un libro essenziale sulla vita di un mito vivente e dell'ultimo immenso artista di questo straordinario gioco che, nonostante venga ancora ogni giorno sporcato con schifezze varie, sa regalare come nessun altro altissimi sprazzi di poesia, e sogno.
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