RECENSIONI
Mykle Hansen
Missione in Alaska
Meridiano Zero, Pag. 156 Euro 13,00
Poi però quelli di Meridiano Zero mi dovranno spiegare perché hanno tradotto il titolo a quel modo e al contrario non hanno mantenuto l'originale, che sarebbe stato 'Aiuto, un orso mi sta mangiando!'. Misteri.
Torniamo a noi: l'autore, l'americano Mykle Hansen di stanza nell'Oregon, ha un'indubbia qualità, quella di saper tenere in riga la materia senza eccessivi sbandamenti e per tutta la durata del romanzo (diciamocelo: è quello che fece, con astuzia e grazia decisamente superiori, Stephen King quando pubblicò Il gioco di Gerald. Cioè a dire: saper raccontare un'unica situazione, in quel caso una donna che rimaneva legata ad una sponda di un letto, senza annoiare e soprattutto senza 'deviazioni' eccessive). Qui il protagonista della storia, un esaltato della tecnologia – meglio ancora, un fanatico della way of life americana portato all'eccesso che si 'ciba' esclusivamente di valori a misura d'uomo – per un incidente d'auto è costretto a rimanere incastrato sotto il suo adorato Suv mentre un orso gli sta mangiando tranquillamente una gamba (Io di una cosa sono certo: se gli esseri umani per stare bene giù a Seattle hanno bisogno che enormi orsi vadano in giro per l'Alaska a mangiare la gente, allora l'Alaska intera dovrebbe essere messa fuorilegge).
Dove Hansen riesce, come si diceva poc'anzi, è nella linearità e inamovibilità della storia. Senza troppi accadimenti (interessante l'aspetto onirico della vicenda) procede su un unico binario: come se si fosse davanti alla televisione e l'obiettivo fosse fissato unicamente sul volto dell'attore principale.
Dove riesce meno invece è sull'aspetto che più si vuole distinto: quello della cattiveria del protagonista, dell'essere ontologicamente scorretto da un punto di vista politico e sociale e che racchiude in sé le nefandezze del peggior americano medio. Si fa fatica a crederlo (sembrerebbe ancor più primitivo dell'ex governatrice dell'Alaska Sara Palin!), non perché non possa esistere un ceffo simile (figuriamoci), ma perché l'autore ci da poche indicazioni sull'evoluzione di una siffatta condizione 'civica'. Non basta che dica: Io ho considerazione per tutte le creature. Ho una gran considerazione per il loro sapore! per capire da che parte sta la sua personale weltanschauung.
Da quel punto di vista la resa del romanzo è parziale e ci sembra che la fretta di chiudere abbia prevalso sulla necessità di uno studio psicologico più adeguato (senza per questo che si richieda da parte nostra una seduta psicanalitica o la logorrea di Jonathan Franzen).
Direi che in media sta virtus sia la miglior soluzione per un romanzo ironico e divertente ma forzosamente 'sconveniente'.
di Alfredo Ronci
Torniamo a noi: l'autore, l'americano Mykle Hansen di stanza nell'Oregon, ha un'indubbia qualità, quella di saper tenere in riga la materia senza eccessivi sbandamenti e per tutta la durata del romanzo (diciamocelo: è quello che fece, con astuzia e grazia decisamente superiori, Stephen King quando pubblicò Il gioco di Gerald. Cioè a dire: saper raccontare un'unica situazione, in quel caso una donna che rimaneva legata ad una sponda di un letto, senza annoiare e soprattutto senza 'deviazioni' eccessive). Qui il protagonista della storia, un esaltato della tecnologia – meglio ancora, un fanatico della way of life americana portato all'eccesso che si 'ciba' esclusivamente di valori a misura d'uomo – per un incidente d'auto è costretto a rimanere incastrato sotto il suo adorato Suv mentre un orso gli sta mangiando tranquillamente una gamba (Io di una cosa sono certo: se gli esseri umani per stare bene giù a Seattle hanno bisogno che enormi orsi vadano in giro per l'Alaska a mangiare la gente, allora l'Alaska intera dovrebbe essere messa fuorilegge).
Dove Hansen riesce, come si diceva poc'anzi, è nella linearità e inamovibilità della storia. Senza troppi accadimenti (interessante l'aspetto onirico della vicenda) procede su un unico binario: come se si fosse davanti alla televisione e l'obiettivo fosse fissato unicamente sul volto dell'attore principale.
Dove riesce meno invece è sull'aspetto che più si vuole distinto: quello della cattiveria del protagonista, dell'essere ontologicamente scorretto da un punto di vista politico e sociale e che racchiude in sé le nefandezze del peggior americano medio. Si fa fatica a crederlo (sembrerebbe ancor più primitivo dell'ex governatrice dell'Alaska Sara Palin!), non perché non possa esistere un ceffo simile (figuriamoci), ma perché l'autore ci da poche indicazioni sull'evoluzione di una siffatta condizione 'civica'. Non basta che dica: Io ho considerazione per tutte le creature. Ho una gran considerazione per il loro sapore! per capire da che parte sta la sua personale weltanschauung.
Da quel punto di vista la resa del romanzo è parziale e ci sembra che la fretta di chiudere abbia prevalso sulla necessità di uno studio psicologico più adeguato (senza per questo che si richieda da parte nostra una seduta psicanalitica o la logorrea di Jonathan Franzen).
Direi che in media sta virtus sia la miglior soluzione per un romanzo ironico e divertente ma forzosamente 'sconveniente'.
di Alfredo Ronci
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