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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Amélie Nothomb

Né di Eva né di Adamo

Voland, Pag. 153 Euro 13,00
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No alla gente perbene non piace che uno segua una strada diversa dalla loro. Questa frase di una canzone di George Brassens che Amélie cita a metà libro chiarisce perfettamente quello che la Nothomb rappresenta nei suoi brevi romanzi efferati: la diversità. Sempre affiorano personaggi controversi che fanno cose che nessuno si aspetta, se non dai folli. Ci sono scelte coraggiose o codarde, fuori luogo spazio-temporali che risultano spiazzanti e stranianti. Non è da tutti allontanarsi dal facile tracciato che altri hanno disegnato per noi. La certezza è un demone le cui spire sono difficili da abbandonare.

Eppure, che sia grazie a una retorica dialettica che spiazza e lascia senza fiato per l'efferatezza, che sia per un lessico sperimentale di ogni anfratto linguistico, che sia per una piega narrativa inaspettata, Amélie proprio non ce la fa a lasciarci nel nostro giardinetto fiorito a curare le aiuole festose.

La storia d'amore fra la giovane esule belga rientrata nel proprio paese del cuore, un Giappone così diverso e ostile, e il delicato e sensibile autoctono Rinri ha uno svolgimento lineare. La Nothomb appena arrivata a Tokyo decide che il modo migliore per rinfrescare la propria conoscenza del giapponese sia insegnare il francese. Conosce così Rinri, giovane affascinante di buona famiglia, perfettamente integrato nelle pratiche nipponiche da sembrarle esotico, sufficientemente stravagante da adattarsi al suo gusto per la ribellione. Cominciano le comode pratiche del corteggiamento nipponico: un gioco dell'oca dal percorso prestabilito che rende agevole la navigazione a vista in cui Amélie si tuffa. Rinri è innamorato e devoto, lei si lascia amare di buon grado restando sempre un po' discosta. Le gite dei due ragazzi si consumano in una serenità senza pari, ma la natura fuori dal comune della ragazza la porta spesso a fare scelte eccessive. Si perderà su una montagna sotto una tempesta di neve alla ricerca del proprio lato zoroastriano, sarà importunata da un vecchio inserviente d'albergo, verrà quasi mortalmente baciata da un polpo crudo offerto in banchetto natalizio. La cosa terribile dopo questo genere di avventure è che la vita continua. Fino a quando le spire che tentano di avvolgerla non diventano quelle del matrimonio. Rinri vuole la sua mano e lei non vuole lasciare che accada, semplicemente lasciare che accada.

E allora, scelta impopolare e per alcuni incomprensibile, Amélie scappa. Torna nel minuscolo e sconosciuto Belgio, che la maggior parte dei giapponesi non sa nemmeno dove collocare. Si prende cura della sorella, scrive, e quando ritrova il vecchio amore, scopre di lui la cosa che aveva più cara: l'abbraccio fraterno del samurai. Tanto più bello e più nobile di una stupida storia d'amore.

Non c'è romanticismo in questa storia, ma una lucidità senza pari che analizza con occhio chirurgico e ironico le iconiche tipizzazioni del mercato dell'innamoramento massificato, quelle del San Valentino e dei cioccolatini, delle gite in barca e dell'anniversario con cena fuori. Sciocche raffigurazioni senza senso derivate da Hollywood, che tralasciano quello che più efficacemente andrebbe cercato nell'altro: un sentimento sincero.



di Enrica Murru


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Gustoso


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Voland, Pag. 112 Euro 12,00

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L'entrata di Cristo a Bruxelles (il titolo omaggia un quadro di Ensor) è la para-edipica storia di Salvator, ventenne che non sopporta più sé stesso.

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Amélie Nothomb

Una forma di vita

Voland, Pag. 128 Euro 14,00

Una forma di vita non è il libro più riuscito di Amélie Nothomb - autrice che definire prolifica è poco e i cui romanzi non possono pretendere tutti la stessa altezza di risultati. Epperò, quante scrittrici italiane possono vantare la sua brillantezza, l'indole caustica ben assecondata dal sicuro dominio della prosa, la giusta misura ritmica dei dialoghi? – poi da noi anche la maggioranza degli scrittori maschi con i dialoghi non è che faccia scintille.

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