RECENSIONI
Sophie Hannah
Non è lui
Best Thriller, Pag. 439 Euro 4,90
Un thriller inquietante e geniale firmato dalla nuova stella del giallo inglese.
Questo è il giudizio che appare sulla nostra edizione, ma non ho alcun dubbio a dire che sono le stesse parole che accompagnano l’edizione inglese.
E’ già da tempo che la Hannah è indicata come una delle migliori scrittrici di noir (diciamo così, senza entrare in turbinose differenziazioni), e questo cosa vuole dire nell’ambiente anglosassone? Che forse ci sono buone probabilità che si ritorni a parlare di una Agatha Christie, anche se i tempi e modi della scrittura della nostra appaiono distante da quella della più che fortunata sacerdotessa del crimine.
Esatto, perché poi Agatha Christie vendeva.
Esatto, perché poi su Agatha Christie si parlava.
Esatto, perché poi Agatha Christie faceva discutere.
In realtà fandonie.
La Hannah non ha nulla della Christie e di sicuro non vorrebbe essere paragonata alla signora dei delitti perché di acqua sotto i ponti ne è passata, ed è soprattutto giusto così soprattutto per i lettori.
Quelli italiani vengono presi per i fondelli dal titolo.
Non è lui, recita la copertina. Bene, ma noi che siamo ficcanaso, ci andiamo a leggere le note delle prime pagine. Che dicono: Titolo originale The point of rescue. Che pur non essendo di lingua inglese possiamo capire che c’è un soccorso di mezzo.
E’ vero che c’è una sostituzione all’inizio della storia (un uomo è indicato come marito di una donna trovata morta, insieme alla figlia, in una villa inglese, ma non corrisponde a quello che ha in mente una dei protagonisti della storia, ed esattamente Sally Thorning), ma l’intreccio è talmente poco assortito che si capisce ben presto che in realtà le cose sono messe in modo diverso.
Questo cosa porta?
Ad una dilatazione del romanzo (quattrocentotrentanove pagine sono la disfatta di ogni logica di tensione), ad una sovraesposizione di alcuni personaggi (a cominciare alla stessa Thorning che fa di tutto per apparire poco saggia) e alla mancata identificazione del detective principale, e cioè Simon Waterhouse.
Risultato?
Come diceva mia nonna quando faceva i dolci di carnevale: sei.
Ma sei che?
di Eleonora del Poggio
Questo è il giudizio che appare sulla nostra edizione, ma non ho alcun dubbio a dire che sono le stesse parole che accompagnano l’edizione inglese.
E’ già da tempo che la Hannah è indicata come una delle migliori scrittrici di noir (diciamo così, senza entrare in turbinose differenziazioni), e questo cosa vuole dire nell’ambiente anglosassone? Che forse ci sono buone probabilità che si ritorni a parlare di una Agatha Christie, anche se i tempi e modi della scrittura della nostra appaiono distante da quella della più che fortunata sacerdotessa del crimine.
Esatto, perché poi Agatha Christie vendeva.
Esatto, perché poi su Agatha Christie si parlava.
Esatto, perché poi Agatha Christie faceva discutere.
In realtà fandonie.
La Hannah non ha nulla della Christie e di sicuro non vorrebbe essere paragonata alla signora dei delitti perché di acqua sotto i ponti ne è passata, ed è soprattutto giusto così soprattutto per i lettori.
Quelli italiani vengono presi per i fondelli dal titolo.
Non è lui, recita la copertina. Bene, ma noi che siamo ficcanaso, ci andiamo a leggere le note delle prime pagine. Che dicono: Titolo originale The point of rescue. Che pur non essendo di lingua inglese possiamo capire che c’è un soccorso di mezzo.
E’ vero che c’è una sostituzione all’inizio della storia (un uomo è indicato come marito di una donna trovata morta, insieme alla figlia, in una villa inglese, ma non corrisponde a quello che ha in mente una dei protagonisti della storia, ed esattamente Sally Thorning), ma l’intreccio è talmente poco assortito che si capisce ben presto che in realtà le cose sono messe in modo diverso.
Questo cosa porta?
Ad una dilatazione del romanzo (quattrocentotrentanove pagine sono la disfatta di ogni logica di tensione), ad una sovraesposizione di alcuni personaggi (a cominciare alla stessa Thorning che fa di tutto per apparire poco saggia) e alla mancata identificazione del detective principale, e cioè Simon Waterhouse.
Risultato?
Come diceva mia nonna quando faceva i dolci di carnevale: sei.
Ma sei che?
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