RECENSIONI
Amanda Eyre Ward
Non voltarti
Piemme, Pag. 285 Euro 17,90
All'inizio sembra la solita americanata, dove tutti bevono tonnellate di alcolici da mane a sera, tanto che dopo poche pagine ti senti già ubriaco. (Se l'America è questa si capisce come Bush, che pare abbia smesso, riesca a farsi considerare un Unto - anche lui - dal Signore). Ma una volta fatta l'abitudine al drink, i personaggi risultano simpatici e la storia, iniziata lentamente, presenta un'accelerazione costante fino all'ultima pagina.
Caroline fa parte dei brandelli di una famiglia sconvolta dal più devastante dei traumi: la scomparsa inspiegabile della bambina più piccola, all'età di cinque anni. L'impossibilità di mettere la parola fine, nell'incertezza della sorte della piccola, nell'indecisione fra la speranza di un ritorno sempre più improbabile e il pianto per una morte mai dimostrata, ha interrotto la storia della famiglia condannandola a una sorta di limbo.
Dopo che il padre, alcolizzato e collerico, si è tolto di mezzo, ognuno dei superstiti ha continuato a vivere come per ripiego. La madre fra ricordi e finte allegrie, la figlia mezzana, Madeline, impegnata in un matrimonio fatto più di incertezze che di entusiasmi, e Caroline, la maggiore, bloccata in una specie di apnea, che le impedisce di trovarsi un uomo e un lavoro stabile.
Quando la madre muore Caroline si trova all'apice della sua vita minimalista, e qui l'Autrice raggiunge l'apice della sua capacità di penetrazione psicologica.
Stranamente mi sentivo bene quando dicevo: "Mia madre è morta" e "Mia madre ha avuto un incidente". Lo dicevo con tono grave, scrollando il capo e aspettavo la reazione scioccata, la manifestazione di cordoglio. Il fatto è che ancora non mi rendevo conto della cosa. Era una grossa novità, una ragione per tirare avanti giorno dopo giorno. Non avevo né un lavoro né un fidanzato; la mia era una vita di merda. Mia madre era morta. Questo era qualcosa.
C'è però un nuovo elemento: un indizio, così labile che potrebbe essere facilmente accantonato, ma potrebbe anche riaccendere un filo di speranza. Non serve soppesarlo alla luce della ragione. Si tratta di fare una scelta, decidendo se lasciare tutto com'è, oppure imbarcarsi in un'avventura un po' patetica e ai limiti del grottesco. Nel primo caso si può sperare almeno in una rassegnazione riposante. Nel secondo bisogna accettare i rischi dell'attesa, della frustrazione, del dolore ravvivato, dei sentimenti rimessi in gioco. Ma c'è sempre un'altra occasione per prenderti quello che ti spetta. E' quello che diceva il padre di Agnes Fowler. Un altro personaggio, Agnes, descritto indirettamente attraverso pochi elementi, ma tratteggiato con grande efficacia, tale da ispirare tenerezza con le sue ingenuità e i suoi goffi entusiasmi. Anche la sedicente Charlene, che Caroline incontra nel suo viaggio (perché sì, Caroline sceglie di partire) balza dalla pagina con evidenza drammatica.
Insomma, è un romanzo ben fatto.Senza voler stupire con effetti speciali prepara con pazienza e perizia i colpi di scena che poi, alla fine, ci stupiranno davvero.
di Giovanna Repetto
Caroline fa parte dei brandelli di una famiglia sconvolta dal più devastante dei traumi: la scomparsa inspiegabile della bambina più piccola, all'età di cinque anni. L'impossibilità di mettere la parola fine, nell'incertezza della sorte della piccola, nell'indecisione fra la speranza di un ritorno sempre più improbabile e il pianto per una morte mai dimostrata, ha interrotto la storia della famiglia condannandola a una sorta di limbo.
Dopo che il padre, alcolizzato e collerico, si è tolto di mezzo, ognuno dei superstiti ha continuato a vivere come per ripiego. La madre fra ricordi e finte allegrie, la figlia mezzana, Madeline, impegnata in un matrimonio fatto più di incertezze che di entusiasmi, e Caroline, la maggiore, bloccata in una specie di apnea, che le impedisce di trovarsi un uomo e un lavoro stabile.
Quando la madre muore Caroline si trova all'apice della sua vita minimalista, e qui l'Autrice raggiunge l'apice della sua capacità di penetrazione psicologica.
Stranamente mi sentivo bene quando dicevo: "Mia madre è morta" e "Mia madre ha avuto un incidente". Lo dicevo con tono grave, scrollando il capo e aspettavo la reazione scioccata, la manifestazione di cordoglio. Il fatto è che ancora non mi rendevo conto della cosa. Era una grossa novità, una ragione per tirare avanti giorno dopo giorno. Non avevo né un lavoro né un fidanzato; la mia era una vita di merda. Mia madre era morta. Questo era qualcosa.
C'è però un nuovo elemento: un indizio, così labile che potrebbe essere facilmente accantonato, ma potrebbe anche riaccendere un filo di speranza. Non serve soppesarlo alla luce della ragione. Si tratta di fare una scelta, decidendo se lasciare tutto com'è, oppure imbarcarsi in un'avventura un po' patetica e ai limiti del grottesco. Nel primo caso si può sperare almeno in una rassegnazione riposante. Nel secondo bisogna accettare i rischi dell'attesa, della frustrazione, del dolore ravvivato, dei sentimenti rimessi in gioco. Ma c'è sempre un'altra occasione per prenderti quello che ti spetta. E' quello che diceva il padre di Agnes Fowler. Un altro personaggio, Agnes, descritto indirettamente attraverso pochi elementi, ma tratteggiato con grande efficacia, tale da ispirare tenerezza con le sue ingenuità e i suoi goffi entusiasmi. Anche la sedicente Charlene, che Caroline incontra nel suo viaggio (perché sì, Caroline sceglie di partire) balza dalla pagina con evidenza drammatica.
Insomma, è un romanzo ben fatto.Senza voler stupire con effetti speciali prepara con pazienza e perizia i colpi di scena che poi, alla fine, ci stupiranno davvero.
di Giovanna Repetto
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