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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Ivo Baden

Ogni debito

Mobydick, Pag. 173 Euro 13,00
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Di questo misterioso esordiente si sa solo che vive e lavora a Milano, ma quello che è certo è che nel descrivere la psicologia del giocatore compulsivo non è secondo nemmeno a Dostoevskij. Ne svela gli alibi, scava nelle ingannevoli motivazioni, analizza meticolosamente la dinamica perversa della coazione a ripetere. Insomma, ha la precisione di un manuale, a cui aggiunge il pathos di una narrazione che, se non è in prima persona, è comunque profondamente calata nella soggettività del personaggio.

Un buon giocatore sa bene che smettere è quasi sempre una tragedia, perché smettere significa perdere la vittoria. La vittoria è sempre dopo. Quando uno gioca ad una slot macchine, e a un certo punto rinuncia, si accorge che subito vince quello che viene dopo di lui. ... Vincono perché tu, stupido, ti sei alzato. Vincono per colpa tua. Vincono perché sei un coglione, e non ci hai creduto fino in fondo.

Nicola, studente fuori corso e nulla facente, vive nella mansarda più piccola di Milano, che appena può lascia per correre al casinò di Campione, dove dilapida, oltre ai sudati risparmi della madre, soldi che via via chiede in prestito firmando assegni e cambiali, in una spirale che sembra continuare all'infinito, e che lo mette in posizioni sempre più incresciose. Ma il gioco stesso è una droga che gli impedisce di pensare e di cedere ai sensi di colpa.

E quella speranza ti tormenta, e ti incolla allo sgabello: provi a muovere il culo, e ti senti una mano sulla testa che ti schiaccia di nuovo a sedere.

... E utilizzi tutto, la superstizione e la razionalità, il calcolo probabilistico e l'azzardo della casualità, gli indizi esoterici e il significato della tua esistenza, utilizzi la tua prudenza, la tua esperienza, la tua furbizia e le tue disgrazie come fossero chiavi di uno stesso mazzo che hai raccolto con un unico scopo.


I loschi personaggi che incontra gli sembrano mandati in suo aiuto da un destino benevolo, e il suo bisogno di giocare gli impedisce di cogliere le trame in cui suo malgrado viene invischiato. Quando si arriva al punto in cui il lettore è attanagliato dalla claustrofobia di una situazione senza uscita, allora cominciano i colpi di scena.

L'Autore costruisce la sua storia lentamente ma senza mai perdere il ritmo, e bisogna ammettere che, se talvolta si dilunga in digressioni, queste non sono mai banali. Anzi, il suo sguardo attento alla realtà lo porta a gustose osservazioni, come quando paragona il lavaggio dell'auto alle tradizionali attività femminili, definendolo l'uncinetto dell'uomo moderno; o quando nota che le banche sono sempre fredde, non godono neppure quando ti uccidono.

Nel proporre questo Autore, la Mobydick rivela ancora una volta la sua vocazione di talent scout, così diversa dalla pratica di "talent discount" di tante grandi case editrici.





di Giovanna Repetto


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