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CLASSICI

Alfredo Ronci

Paola Masino: caduta o protofemminismo nel romanzo Monte Ignoso?

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Non è facile parlare, nel 2020 e passa, di un’autrice come Paola Masino. Su di lei è stata realizzata una sorta di pulitura intellettuale che, tra l’altro, ha riguardato anche altre illustri scrittrici. Certo è che un testo come Monte Ignoso, pubblicato originariamente nel 1931 abbia ritrovato un minimo di visibilità solo nel 1994 per quelli (o quelle) della casa editrice il melangolo.
Da cosa deriva questo totale silenzio nei confronti della Masino? Non crediamo, per esempio, dalla critica negativa che fu fatta da Carlo Emilio Gadda in quel lontano 1931 che, pure concedendo al romanzo spunti di interesse, lo classificò come futurismo deteriore e un “andare per onde, dal simbolistico-fantastico  al reale, o viceversa”. E non credo nemmeno che Monte Ignoso sopportò una sorta di azzeramento culturale soprattutto dopo la caduta del fascismo.
No, il romanzo della Masino, come altre sue cose, subì una sorta di tradimento culturale che, al giorno d’oggi, soprattutto noi dell’anno duemila, riteniamo ingiusto e francamente senza senso.
E’ vero, Monte Ignoso soffre di un accapigliarsi di situazioni letterarie che non sempre trovano il giusto legame. E non è facile nemmeno condensare in poche righe le vicende di un libro che non ha la portata e la grandezza di un’opera intramontabile. E’ solo un libro ordinato e composto.
Vediamo di cosa tratta. Il personaggio principale è Emma, una donna apparentemente fragile, in realtà piena di energie e di talento che però è limitata psicologicamente da una serie di circostanze che le impediscono di afferrare nel verso giusto i problemi che la vita le offre. Sposa un uomo (rovinato da un cattivo rapporto con la madre) che presto scenderà in una sorta di abisso mentale, dove, ribaltando il suo essere nel mondo, confonderà sua figlia per sua madre. Ha un atteggiamento negativo nei confronti del sesso: è convinta che i suoi si accoppiassero ogni sera sul pavimento di fronte agli occhi dei personaggi biblici e che lei ritiene di essere stata concepita in modo orribile. E questa convinzione la porterà a sopportare anche il suicidio di uno stalliere che era suo amante.
Anche Barbara, sua figlia, subirà questo destino che sembra ineluttabile: trasferita in un collegio, troverà la morte in un incidente d’acqua.
Lei comunque sembra indistruttibile in questo contesto negativo e assoluto. Lei, se vogliamo, pure se centrata in una dimensione tutta religiosa, prova a cimentarsi con Dio: non concede al Supremo l’arte della maternità (Tu non sospetti neanche che cosa sia dire: - Io sono sua madre! – Il resto non esiste più. Ma io, io sono sua madre!) e ammette d’essere stata privata di elementi significativi: Lei pensava: - Che cosa è che fa sorridere e ridere gli uomini? Dev’essere un’impressione strana. Vorrei provarla. – Intanto imparava a conoscere il riso che Dio aveva per tanto tempo allontanato dalla sua bocca e dal suo sguardo.
Nonostante questa apparente grandezza soccomberà tra le braccia di suo marito, in una specie di confronto diretto dove al centro è la morte della figlia Barbara.
Non facile dunque, come alcuni (pochi in realtà) hanno detto, confrontarsi con Monte Ignoso: alcuni, secondo me poco onesti, hanno insistito sull’aspetto protofemminista della vicenda. E’ indubbio che la vicenda di Emma abbia alcuni elementi d’interesse sociologico. Ma vedere in questi una specie di legame femminista mi sembra eccessivo (e secondo me sarà eccessivo anche per i romanzi successivi).
Monte Ignoso, in realtà, non sembra smuovere una realtà civile; Emma è sì una donna emancipata e per certi versi ingegnosa, ma le sue resistenze intellettuali e sessuali la rendono appena sopra un contesto sociale (ricordiamoci che siamo nel ’31).
E non credo nemmeno che certe tesi moderne siano dovute all’attività che la Masino esercitava. Ricordiamo che fu compagna di Bontempelli e con lui, insieme ad altri, fonda e dirige la rivista Città.
No, quello che effettivamente risalta nella prosa della Masino, prima e dopo l’incontro appunto con Bontempelli, è un’adesione letteraria a certo realismo magico e a certe situazioni simbolistico-fantastiche (parole di Gadda) che ai suoi tempi la fecero gradire a tratti, ma ai nostri giorni ce la fanno apprezzare come scrittrice attenta e anticipatrice. Questo sì.

L’edizione da noi considerata è:
Paola Masino
Monte Ignoso
Bompiani



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