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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Catena Fiorello

Picciridda

Baldini Castoldi Dalai, Pag. 300 Euro 18,50
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C'è una specie di lapsus, in questo romanzo, un errore di fondo. Che potrebbe invece rivelarsi un'astuzia. Scritto in prima persona per raccontare l'infanzia in un paese di pescatori in provincia di Catania nei primi anni '60, risulta adeguato per stile, linguaggio, sintassi e punteggiatura, a quello che potrebbe essere il diario di una bambina di undici anni, quale è appunto la protagonista. Ma diario non è. E' invece raccontato al passato da una donna che si sa essere ormai adulta e laureata. E allora quel parlare piatto, ingenuo, e perfino un po' noioso, che sarebbe del tutto accettabile in un diario vero, che senso ha? E che senso hanno i piccoli strafalcioni e nonsense che qua e là costellano le pagine? Basti un esempio per tutti: l'amore per i figli era l'unico sacrificio che meritava di essere compiuto. A essere buoni si potrebbe pensare che si tratti di un artificio studiato per calare il lettore nella mentalità della ragazzina. A essere cattivi si pensa piuttosto che l'Autrice non possieda altri strumenti che questi. Un altro immotivato salto di livello, stridente come il gesso sulla lavagna, è l'esternazione della nonna (personaggio per altro interessante, come vedremo) da pag.191 a pag.197, quando la vecchia spiattella in un linguaggio fin troppo "letterario" rispetto allo standard abituale una serie di retroscena che fino a quel momento erano stati suggeriti o lasciati intendere con accenni discreti. E' come se a un certo punto l'Autore della commedia entrasse in scena per spiegare questo e quello in modo del tutto prosaico. A questo punto mi si chiederà perché io non abbia interrotto la lettura e gettato il libro dalla finestra. Evidentemente qualcosa mi ha indotta ad andare avanti. Per esempio la figura della nonna, a cui la bambina viene affidata quando i genitori emigrano in Germania. Un personaggio che vien fuori in rilievo, a tutto tondo, con un chiaroscuro dai contrasti forti. Una donna semplice ma imprevedibile, ignorante ma portatrice di una saggezza antica che comunque lei non dà per scontata e che non le impedisce di ragionare con la propria testa per affrontare situazioni insolite. Orgogliosa, ruvida come una corteccia, è però capace di un amore totale. Di quelle persone che aborriscono ogni forma di smanceria ma sono capaci di immolarsi quando serve, per puro senso pratico. Sì, devo ammettere che con tutti i suoi difetti questo romanzo riesce almeno a dare vita a personaggi di un certo spessore. E in conclusione, benché l'Autrice cerchi di buttare qua e là un po' di retorica (i poveri, i semplici, i coraggiosi emigranti...) non riesce a soffocare del tutto qualche accento genuino.

di Giovanna Repetto


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