RECENSIONI
Giuliana Giani
Piccole vite
Mobydick, Pag. 72 Euro 10,00
Minimalista ma non banale, il libro intreccia storie diverse intorno alla figura di una donna, Eva, colta nella sua quotidianità di madre e nonna.
Al terzo giorno di permanenza dei Nipoti a casa sua, quando Eva, esasperata, avrebbe voglia di mollare loro un paio di sberle manonsipuò, la Figlia chiama da Sharm.
(...) Le sfugge la conclusione della telefonata. Forse la Figlia ha chiesto dei bambini, e lei ha risposto tuttobene come in trance. Non fa in tempo a rimettere il telefonino nella tasca del grembiule che Primonipote si fionda su di lei e glielo strappa. Ma prima che riesca a riprendersi l'aggeggio Secondonipote si tuffa sul fratello strillando.
Eva è vedova, e non appena si libera degli scalmanati parenti gode della sua libertà instaurando rapporti d'amicizia con altre persone, incontrate casualmente al mercato o in vacanza. C'è Stella, amante dei cani, che vive ritirata ricordando successo e amore che non ha più. Vecchiabimba, sfatta e rifatta, che concilia allegramente la vita coniugale con uno stuolo di amanti. Una coppia gay, detti Carlolui e Carlolei, che devono barcamenarsi fra bugie alle famiglie e desiderio di figliolanza. E gli ospiti della pensione al mare dove, nonostante il frusciare di dolci sguardi fra bamboccioni e zitelle, chi poi se la spassa davvero è un vecchietto con la sua badante. E altri ancora, perché la carrellata non finisce qui. Volendo fare un paragone pittorico, questi ritratti non sono quadri a olio, con colori pastosi e profondità prospettica. Somigliano piuttosto a delicati acquarelli, sfumati in tinte leggere, tracciati con rapidi tocchi. Da qui derivano i conseguenti pregi e difetti. Una gradevolezza leggera e sbarazzina che, se da un lato stuzzica piacevolmente il lettore, d'altro canto lo lascia poi a nuotare in superficie, senza consentirgli di entrare più di tanto nelle storie. Forse è proprio per questo che il finale non convince, là dove Eva fa nuove scelte e si muove incontro a un destino che giunge troppo inatteso e troppo in fretta. La sensazione è che a un certo punto ci sia come una smagliatura, il guasto di qualche pagina mancante. Apprezzabile invece la capacità di schizzare sinteticamente gustosi ritratti e scenette umoristiche.
- Su, giovani, tutti a ballare – strilla Mammina, spingendo avanti con un braccio d'acciaio il suo rampollo, mentre trascina con l'altro una esterrefatta Cercamarito, nei cui occhi scialbi si accendono però subito scintille. E a quel punto succede quello che nessuno avrebbe potuto, non dico prevedere, ma neppure immaginare. Inebriata da due dita di alcol acidulo, e dall'incoraggiamento ricevuto dalla genitrice del suo diletto, la Peducci figlia si precipita sul riluttante cavaliere, lo avvinghia in un abbraccio disperato e gli stampa un bacio umidiccio sulle labbra.
- Auguri anche a lei signorina – biascica il baciato la cui faccia si è fatta rossa come i bargigli di un tacchino.
Senza il finale della storia di Eva, che mi sembra una forzatura, il libro sarebbe stato migliore, divertente e acuto nella sua semplicità.
di Giovanna Repetto
Al terzo giorno di permanenza dei Nipoti a casa sua, quando Eva, esasperata, avrebbe voglia di mollare loro un paio di sberle manonsipuò, la Figlia chiama da Sharm.
(...) Le sfugge la conclusione della telefonata. Forse la Figlia ha chiesto dei bambini, e lei ha risposto tuttobene come in trance. Non fa in tempo a rimettere il telefonino nella tasca del grembiule che Primonipote si fionda su di lei e glielo strappa. Ma prima che riesca a riprendersi l'aggeggio Secondonipote si tuffa sul fratello strillando.
Eva è vedova, e non appena si libera degli scalmanati parenti gode della sua libertà instaurando rapporti d'amicizia con altre persone, incontrate casualmente al mercato o in vacanza. C'è Stella, amante dei cani, che vive ritirata ricordando successo e amore che non ha più. Vecchiabimba, sfatta e rifatta, che concilia allegramente la vita coniugale con uno stuolo di amanti. Una coppia gay, detti Carlolui e Carlolei, che devono barcamenarsi fra bugie alle famiglie e desiderio di figliolanza. E gli ospiti della pensione al mare dove, nonostante il frusciare di dolci sguardi fra bamboccioni e zitelle, chi poi se la spassa davvero è un vecchietto con la sua badante. E altri ancora, perché la carrellata non finisce qui. Volendo fare un paragone pittorico, questi ritratti non sono quadri a olio, con colori pastosi e profondità prospettica. Somigliano piuttosto a delicati acquarelli, sfumati in tinte leggere, tracciati con rapidi tocchi. Da qui derivano i conseguenti pregi e difetti. Una gradevolezza leggera e sbarazzina che, se da un lato stuzzica piacevolmente il lettore, d'altro canto lo lascia poi a nuotare in superficie, senza consentirgli di entrare più di tanto nelle storie. Forse è proprio per questo che il finale non convince, là dove Eva fa nuove scelte e si muove incontro a un destino che giunge troppo inatteso e troppo in fretta. La sensazione è che a un certo punto ci sia come una smagliatura, il guasto di qualche pagina mancante. Apprezzabile invece la capacità di schizzare sinteticamente gustosi ritratti e scenette umoristiche.
- Su, giovani, tutti a ballare – strilla Mammina, spingendo avanti con un braccio d'acciaio il suo rampollo, mentre trascina con l'altro una esterrefatta Cercamarito, nei cui occhi scialbi si accendono però subito scintille. E a quel punto succede quello che nessuno avrebbe potuto, non dico prevedere, ma neppure immaginare. Inebriata da due dita di alcol acidulo, e dall'incoraggiamento ricevuto dalla genitrice del suo diletto, la Peducci figlia si precipita sul riluttante cavaliere, lo avvinghia in un abbraccio disperato e gli stampa un bacio umidiccio sulle labbra.
- Auguri anche a lei signorina – biascica il baciato la cui faccia si è fatta rossa come i bargigli di un tacchino.
Senza il finale della storia di Eva, che mi sembra una forzatura, il libro sarebbe stato migliore, divertente e acuto nella sua semplicità.
di Giovanna Repetto
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