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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

a cura di Giorgio Majer Gatti

Propulsioni d’improbabilità

Zona 42, Pag. 368 Euro 14,90
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Che il racconto di fantascienza sia un genere a sé è sempre stata una mia profonda convinzione. Perché la specificità della fantascienza non si definisce nel raccontare una storia, ma nel proporre un’idea. Idea che prendendo spunto da un presupposto scientifico ne tragga conseguenze insolite e originali. Che poi l’idea offra uno specchio deformante per rappresentare la realtà da un punto di vista più libero è, più o meno consapevolmente, il bersaglio finale. Da queste premesse scaturisce che la forma breve del racconto, (a differenza del romanzo che deve soddisfare certi requisiti di credibilità per poter costruire una storia) consente la massima libertà possibile nel lanciare dardi che sfondino il muro dell’inconsueto e del paradossale. Non potrebbe diventare romanzo, ad esempio, una storia come quella di Il paese uguale di Kraushaar, se non cedendo a compromessi di omologazione che annacquerebbero il paradosso claustrofobico degli eventi che si ripetono in un circolo senza fine. Citare questo racconto offre lo spunto per un’altra considerazione: un racconto di questo tipo appartiene più alla sfera del fantastico e del surreale che a quella della fantascienza. Qui ci sarebbe molto da discutere ma, rimanendo allo spirito della raccolta in questione, dobbiamo prendere atto di quanto dichiarato dal curatore Giorgio Majer Gatti.
   Abbiamo chiesto agli autori di non rispettare pedissequamente i dogmi della (propria) fantascienza, e di non limitarsi ad offrirci sempre variazioni sul tema.
   E ancora:
 Il punto di incontro per tutti gli autori (…) era fissato sul versante fantastico della fantascienza, quello che avevamo deciso di esplorare.
   Queste dunque le premesse dichiarate. Ne risulta una raccolta molto ricca e varia, con argute citazioni che sembrano definire le distanze rispetto a quello che si conosce ma non si intende imitare (sembra che la consegna più recepita dagli autori sia quella di una “italianità” dei prodotti, non definibile ma in fin dei conti riconoscibile). Così Gli uomini sui cavalcavia di Vietti, che non può non far pensare agli uomini-falena di The Mothman Prophecies (libro e film) comincia con: C’è sempre una farfalla.
   Liberi di esprimersi a partire dall’ampia consegna ricevuta, gli autori sembrano convergere in buona parte sulla scelta di tenere un occhio ben ancorato alla vita quotidiana del nostro tempo, focalizzandosi sull’approfondimento delle relazioni umane, e in particolar modo di quelle familiari. Un esempio per tutti è Quasi primavera di Emanuela Valentini, dove in una città distopica, ma drammaticamente simile al nostro quotidiano, si esplora il potere deflagrante della violenza silenziosa esperita all’interno della famiglia. Di nuovo la famiglia, ma con valenza contraria, nel racconto ZS4 di Massaron, in cui la tenerezza dell’amore fraterno resta l’ultimo fragile baluardo in un ambiente disumano. Disumana è anche la condizione di richiedente asilo a livello planetario ne Il questionario di Feruglio Dal Dan, dove una burocrazia ottusa e cinica mette a repentaglio la sopravvivenza di padre e figlia. Ancora i rapporti familiari sono di scena nel racconto di Zardi In quel punto preciso, con la possibilità di mettere alla prova i punti di vista mediante un’insolita forma di comunicazione col passato. Tenerissimo è Alephzed di Kremo, dove con una straordinaria penetrazione psicologica si ripercorrono i processi mentali di un ragazzino con problemi psichici, fino a eguagliare la delicatezza struggente del capolavoro di Daniel Keyes Fiori per Algernon. Con La marcia delle chimere Tonani offre un’atmosfera crepuscolare e un’amarissima ironia, laddove il significato trionfale implicito nella parola “marcia” lascia il posto al senso di disfatta e di ritirata, insieme alla nostalgia per un’umanizzazione impossibile. L’ironia, e di un genere piuttosto graffiante, permea Il cancellatore di Morozzi a partire dall’apparizione di un goffo supereroe, Pensione indiana di Bonera in cui si tratta in maniera caustica l’attualissimo tema del pensionamento, e Santa cenere di Tetti dove un evento inaspettato scatena nella gente ogni sorta di complottismo e di superstizione. Inquietanti anticipazioni si affacciano da I pesci non hanno la febbre di Reali, in cui l’ingenuità infantile  si scontra con la tragedia di un mondo contaminato, Emoticonio di Forlani che porta a conseguenze estreme la manipolazione chimica delle emozioni, e Infodump di Viscusi che appare come un omaggio surreale al Fahrenheit 451 di Bradbury. La variabile del dolore di Morellini solleva quesiti legati alla conservazione della memoria, mentre De Matteo con Maja esplora il rapporto fra creatività e intelligenza artificiale. Fossati con Prototipo sperimentale numero 3 delinea uno scenario fatto di intelligenze artificiali e di cloni, in cui un’inaspettata empatia fra uomo e macchina buca la gabbia del rigore tecnologico.
   Diciotto racconti di ottimo livello, ognuno con un suo personalissimo stile, ognuno con qualcosa da dire. In chiusura il raffinato, ermetico canto di Meacci, God’sLoveFightin’InDreams Blues, audace esperimento di poemetto cosmico che risuona con l’eco delle distanze siderali.

                          … Sono gli spasmi              della nave – il dentro
 e il fuori si confondono; ogni centro           s’impernia sui fantasmi
 di ciò che credevamo di trovare.                Questo incerto implodere
 degli orizzonti degli eventi a chiùdere         il finale possìbile
 di ogni finale: fa invertire i chiasmi             tra l’esterno e il centro…





di Giovanna Repetto


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