RECENSIONI
Lia Levi
Questa sera è già domani
E/O, Pag. 220 Euro 16,50
Siamo all’alba della seconda guerra mondiale. Mentre nei territori del Terzo Reich la “soluzione finale” è in pieno svolgimento, nell’Italia del Duce vengono promulgate le Leggi Razziali, un marchio d’infamia, un’imbarazzante farsa che la prosopopea del fascismo trasformò in tragedia.
Questo è lo scenario di fondo dove si svolge Questa sera è già domani, la storia dei Rimon, una famiglia ebrea piccolo borghese che vive a Genova. Protagonista della storia è Alessandro, piccolo genio non riuscito, figlio di Emilia e Marc, una coppia in perenne conflitto. Su questo microcosmo si abbattono le Leggi Razziali, che danno vita ad un razzismo strisciante. Non è una tempesta improvvisa come avvenne nei territori occupati dai nazisti, ma una serie di procedimenti che continuano a cadere a scansione lenta, “goccioloni radi ma già carichi che preludono alla tempesta”.
Scritto con un ritmo cadenzato, animato da personaggi convincenti, Questa sera è già domani evidenzia di quale dramma significarono le leggi razziali per molte famiglie che erano spesso più italiane degli italiani stessi. “Forse il governo stava solo mostrando finti denti feroci?”, scrive Lia Levi. La risposta a questa domanda retorica la troviamo però in tante pietre d’inciampo infisse a terra davanti a tanto portoni. Quei denti feroci non era finti, purtroppo.
Gli italiani non sono razzisti, continuano a dire i personaggi del romanzo, e noi sentiamo le stesse frasi rimbalzare oggi negli schermi televisivi in continuazione. Boh… sarà anche così, ma le Leggi Razziali le abbiamo scritte noi e una casa regnante da operetta le ha promulgate: e allora niente più scuole per gli ebrei, ne come professori ne come alunni, niente più negozi, licenze, neanche i bagni al mare. Insomma Alessandro — che la madre aveva inavvertitamente scambiato per un genio — vede la situazione cambiare velocemente intorno a sé e fa fatica a capire quello che sta succedendo. Soprattutto fa fatica a pensare di lasciare l’Italia, perché quella è la sua nazione, il luogo dove è nato. E su questo forse noi italiani-brava-gente dovremmo fermarci a riflettere in un momento storico come quello attuale.
di Marco Minicangeli @gattospinoso
Questo è lo scenario di fondo dove si svolge Questa sera è già domani, la storia dei Rimon, una famiglia ebrea piccolo borghese che vive a Genova. Protagonista della storia è Alessandro, piccolo genio non riuscito, figlio di Emilia e Marc, una coppia in perenne conflitto. Su questo microcosmo si abbattono le Leggi Razziali, che danno vita ad un razzismo strisciante. Non è una tempesta improvvisa come avvenne nei territori occupati dai nazisti, ma una serie di procedimenti che continuano a cadere a scansione lenta, “goccioloni radi ma già carichi che preludono alla tempesta”.
Scritto con un ritmo cadenzato, animato da personaggi convincenti, Questa sera è già domani evidenzia di quale dramma significarono le leggi razziali per molte famiglie che erano spesso più italiane degli italiani stessi. “Forse il governo stava solo mostrando finti denti feroci?”, scrive Lia Levi. La risposta a questa domanda retorica la troviamo però in tante pietre d’inciampo infisse a terra davanti a tanto portoni. Quei denti feroci non era finti, purtroppo.
Gli italiani non sono razzisti, continuano a dire i personaggi del romanzo, e noi sentiamo le stesse frasi rimbalzare oggi negli schermi televisivi in continuazione. Boh… sarà anche così, ma le Leggi Razziali le abbiamo scritte noi e una casa regnante da operetta le ha promulgate: e allora niente più scuole per gli ebrei, ne come professori ne come alunni, niente più negozi, licenze, neanche i bagni al mare. Insomma Alessandro — che la madre aveva inavvertitamente scambiato per un genio — vede la situazione cambiare velocemente intorno a sé e fa fatica a capire quello che sta succedendo. Soprattutto fa fatica a pensare di lasciare l’Italia, perché quella è la sua nazione, il luogo dove è nato. E su questo forse noi italiani-brava-gente dovremmo fermarci a riflettere in un momento storico come quello attuale.
di Marco Minicangeli @gattospinoso
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Lia Levi
Nessun giorno ritorna
Giulio Perrone Editore, Pag. 87 Euro 5,00Tre brevi racconti, crediamo noi, presi da un vecchio quaderno con la copertina nera e magari conservati in un trumeau della nonna tarlato. Una sorta di scrigno della memoria, del buon tempo che fu, che spesso buon tempo non fu, ma che assurgono a testimonianza fulgida di una ricerca del passato perduto.
Tre racconti con ambientazioni diverse. Il primo: Roma. La città è quella del 1941, ancora non morta del tutto, ma mortificata da una legislazione vigliacca che emarginò gli ebrei e alla fine li rastrellò.
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