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Il Paradiso degli Orchi
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RACCONTI

Giorgia Meriggi

Su misura

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Sul grande tavolo tondo di radica, insieme ai resti della cena, foto di modelle che sfilano, un voodoo di spilli e campioni di tessuto.



Secondo te, qual è il più adatto per l'abito di Zac Posen?



E le mostra tre campioni di chiffon nelle tinte cipria, champagne e ghiaccio sporco.



Questo.



Agata indica il quadratino di stoffa color cipria metallizzata



Si, anche secondo me, annuisce la donna e trafigge l'indossatrice fasciata nell'abito da sera con il fondo che sembra un grammofono.



E per quello di Lanvin? Sono indecisa fra questi due.



Quale sarà la risposta giusta? Acquamarina o ceruleo?



Mi piace quello più chiaro.



Allora vada per il ceruleo. Brava, e appunta uno spillo sul seno di una Paolina Bonaparte drappeggiata dentro a un vestito Impero,



Misuriamo i capelli? Osa proporre Agata, compiaciuta e rossa di orgoglio.



Va bene, tanto stasera tocca alla nonna sparecchiare, vero Ortensia?



Si, stasera faccio io.



Madre e figlia si alzano da tavola, mentre la donna più anziana rimane seduta a sbucciare un mandarino. La schiena dritta, la testa di ricci tanto perfetti da sembrare incisi, il profilo severo, hanno qualcosa di marmoreo.

La donna più giovane prende il metro da sarta e ne appoggia un'estremità in cima al cranio della figlia, poi lo estende su tutta la lunghezza della chioma liscia color ruggine.



Cinquanta centimetri esatti,



e su un quaderno dalla copertina venata di oro e blu scrive: Agata, 20 ottobre, 60 cm



adesso tu,



La bambina ha i capelli, la frangia e gli occhi verdi quasi identici a quelli della madre.



Sessantacinque!



Mamma e figlia raggiungono il cane della nonna sul vecchio divano marrone, coprendosi con un ampio scialle di cachemire panna lavorato a traforo. Fa freddo, nella vecchia casa di via Apollodoro, La nonna arriva nella sua vestaglia damascata, un modello di Paul Poiret del 1923, e si siede accanto al cane,



Ho fatto la camomilla.



È chic anche nell'appoggiare sul tavolino basso di cristallo il vassoio d'argento con il servizio di porcellana a forma di rosa tea.

Ognuna di loro prende una tazza.



È bollente...



Mettila giù, Agata, e aspetta che si raffreddi, se no la rovesci sui campionari.



Ma mi scalda le mani, non la faccio cadere, nonna.



Al telegiornale stanno mostrando il filmato di un linciaggio, L'unica che presta attenzione alle immagini è Agata, mentre madre e nonna sfogliano rispettivamente un pesante campionario di tessuti e un'edizione con testo a fronte del Corano.



Era molto cattivo? Chiede Agata.



Eh? Cosa?



No, niente.



Un'ora dopo, nella sua stanza, al piano superiore, Agata si addormenta seppellita dentro un letto a baldacchino, contando i giorni che la separano dai suoi undici anni. Si sveglia alle sette con la scoperta appiccicosa di una voglia scarlatta sul cavallo del pigiama.



Sono le tre e mezza del pomeriggio. Intorpidita da una mattinata passata a fare i compiti, in compagnia della boule dell'acqua calda e dei suoni raschiati degli esercizi della nonna, Agata chiede il permesso di accompagnare sua madre in negozio, la boutique-atelier per bambole con le pareti dipinte color cenere di rose e il pavimento a grossi scacchi bianchi e neri. Eccezionalmente, Mabel acconsente, a patto di non essere disturbata mentre lavora. La nonna ha lezione di arabo e più tardi, di naked yoga e Margherita, l'amica del cuore, deve andare a nuoto. Di stare da sola a casa, oggi, non se ne parla proprio.

Agata si siede sulla poltrona Luigi XV di raso rosa pallido ricamata con un motivo floreale, e si prepara a infilare le sue collane. Ha portato con sé le perle, i noccioli di ciliegia, i semi di nespola, le conchiglie, gli ossicini di pollo e i denti da latte già bucati. Ha provato a bucare denti di gatto, ma sono troppo piccoli. Che delusione, sarebbero state bene, le minuscole zanne, nel collier a doppio giro che non vede l'ora di finire. Si è fatta regalare un trapano da modellismo, con cui fora tutto ciò che secondo lei può diventare un gioiello. Conta i dentini per il girocollo, ma sono ancora troppo pochi. Dovrà tornare a persuadere i bambini delle classi inferiori a scrivere al Topolino dei Denti per farseli restituire. Un dentino in cambio di un ovetto di cioccolato... due ovetti... il negoziato per lo scambio, a volte, è impegnativo, ma ne vale la pena.

Sua madre sta iniziando a cucire la collezione primavera-estate 2012, Estrae la pezza di chiffon color cipria dal grande scaffale in fondo al negozio e comincia a tagliare la stoffa, seguendo i cartamodelli in miniatura.



Quest'anno va il metallo pastello.



Le dita sottili, con unghie ovali smaltate di corallo; si infilano negli occhielli delle forbici e ricavano strane geometrie dal tessuto.

Sull'intera parete, suddivisa in quadrati di legno scuro, sono ordinati i rocchetti di filo colorati, le scatole di plexiglas piene di nastri di raso, di grosgrain, di passamanerie, di merletti e tessuti: sete, sete crude, voile, broccati, lamé, lane cotte, feltri, tartan. Sulla sinistra, un piccolo armadio da neonato Luigi XV bianco e oro, decorato a violette, è un'esposizione di cappellini delle dimensioni di un marron glacés: baschi di velluto verde bottiglia ornati da minuscole piume, cloche di lana cotta color cioccolato con fiocchi di raso nocciola, cuffie di panno magenta guarnite di perline, modelli a tesa più ampia di feltro nero con piccoli gigli corvini. Ci sono anche cinture lunghe come cinturini d'orologio e borsette grandi come zollette di zucchero. Dentro a un armadio gemello, appesi a mini appendiabiti di filo metallico, sono in mostra tubini di lana color anice o albicocca, pantaloni ampi a vita alta, cappotti di lana cotta tirolese, pellicce lunghe e corte, giubbetti di pelle viola, rosso e giallo limone, impermeabili di vernice color rosa confetto. Ogni capo è firmato, ogni capo ha il suo cartellino con il prezzo.

Un terzo armadio, simile agli altri due, ma nero a motivi oro, miosotis e violette, contiene le gonne, strette, sfasate o plissettate, ma rigorosamente a vita alta, i kilt, le camicette di seta con grandi fiocchi che si annodano sotto il collo e, più in alto, i vestiti da sera in crepe de chine, taffettà o velluto. In mezzo al locale, sopra un tavolo col piano di onice e le gambe dorate, manichini da disegno indossano modelli da sposa copiati da Valentino, Dior, Yves Saint-Laurent, Vivienne Westwood per taglie xxxxxxxxxxxxxxxs,

Agata continua a infilzare i suoi ossicini e le sue conchiglie. Nel ventre un dolore nuovo la istruisce su organi che non si era mai accorta di contenere, La madre abbandona la macchina da cucire solo per mostrare i modelli alle piccole Alici nel Paese delle Meraviglie che varcano il confine di questa Lilliput della moda. Le guarda scegliere indecise fra l'abito lungo rosso e quello lavanda. Anche loro la guardano. Sembra anche lei una copia su scala ridotta, una versione anticipata della donna che si veste solo di nero, in inverno come in estate. La donna triste e taciturna con la testa imprigionata dentro a questo mondo in miniatura.

A tavola, di sera, fra la zuppiera con la minestra di farro, tofu e zucca e l'insalata di cavoli rossi e germogli di fagioli azuki, ancora pagine patinate piene di modelle trafitte, come insetti da collezionare.



Come li faccio gli scamiciati di Chanel? Verde alga o prugna?



Rossi come il colore del sangue delle mestruazioni, mamma. Invece dice:



prugna.



No, credo che li farò color alga...



allora perché me lo chiedi?



La voce è un tono sopra il normale. Le dita con le unghie dipinte di corallo lasciano cadere il cucchiaio nella fondina.



Cosa ti prende?



Niente, scusa, ho mal di pancia.



Allora finisci di mangiare e vai a letto.



La nonna che si intromette, ma non la difende mai. Pensa solo al suo arabo e al suo cane idiota. Agata finisce di cenare e va a letto, ma il sonno non riesce ad arrivare, neanche se conta fino a coprire la distanza che la separa dai suoi diciotto anni.

Il giorno dopo, a scuola, anche Margherita ha le palpebre gonfie.



No, non è per il cloro. Stanotte Camillo e Carlotta si sono mangiati i figli. Mi sono svegliata dallo strepito, ho acceso la luce e ho guardato nella gabbia: li ho visti che inseguivano i piccoli e li divoravano, non sono riuscita a salvarne neanche uno.



Dopo la scuola, Agata va dalla sua amica. Mangiano insieme alla mamma di Margherita, che non si veste mai di nero e ha preparato le cotolette di vitello con le patate arrosto. C'è anche la torta di mele, fatta con lo zucchero bianco, il burro e le uova. Poi guardano un po' la televisione in salotto, mentre la madre di Margherita sistema la cucina, Quando il telefilm finisce, vanno in camera a fare i compiti.

Nella gabbia, sotto alla finestra, due criceti grassi e biondi rovistano nella segatura.



Ho letto che fanno così perché non hanno abbastanza spazio.



A me non sembra, E poi li liberavo ogni giorno e li lasciavo andare in giro per la stanza.



Allora sono due maniaci assassini



Li odio, non li voglio più vedere.



Fra poco devo andare. Non mi sento tanto bene, ho ancora mal di pancia.



La mamma mi ha detto che quando avrò le mestruazioni mi regalerà la pelliccia per la bambola, quella di leopardo.



E se ti vengono d'estate?

Allora verrò da tua madre a scegliere qualcos'altro. "Signora, per favore, vorrei qualcosa...color metallo pastello!"



"Oh, guardi, quest'anno è tutto un metallo pastello!"



Ridono tutte e due.



Quando entra in classe, la mattina dopo, Margherita ha il broncio.



I criceti sono scappati, non riusciamo più a trovarli.



Si saranno nascosti oppure saranno usciti dalla finestra.



La mamma dice che è colpa mia, che non ho chiuso bene la gabbia.



Forse ti hanno sentito quando dicevi che non li volevi più...



infatti non sono molto dispiaciuta.



Sono le quattro di pomeriggio. La nonna si è infilata il cappotto e i guanti e si china sul vecchio cocker per agganciare il guinzaglio al collare.



Mamma tua ti comprerà

l'abitino turchinello

tutto pieno di volant



il cane agita festoso il moncherino di coda, gli occhi da foca implorante, mentre lei ciangotta il suo ritornello.



Agata, io porto fuori il Thomas, poi vado a yoga.



Sono usciti, lei e il Thomas, la porta si richiude.

Svelta corre al piano di sopra, in camera, dove ha nascosto i criceti chiusi in una scatola da scarpe. Prende la scatola e si chiude in bagno. Toglie il coperchio e ne agguanta uno per la collottola. È morbido e caldo. Camillo tenta di morderla, si divincola, squittisce di protesta. Lei gli afferra la testolina con le dita e gli stringe forte il collo finché non la smette di sussultare. Rimette il corpicino nella scatola e si dedica a Carlotta. Poi impugna il taglierino e, in ginocchio, di fronte al bidet, stende sulla schiena Camillo e inizia a incidergli la pancia, stando attenta a non premere troppo a fondo. Non devo sbagliare, pensa, mi devo concentrare. Con le dita stacca la pelle dal corpo, viene via abbastanza bene. Recide le zampine, e in qualche modo riesce a scuoiare la bestiola. Con la mano già più esperta, passa alla femmina. Restano due cose informi, mollicce e sanguinolente, Li seppellirà più tardi in giardino, sotto la magnolia. Ma ora, sciacqua con cura il bidet, raschia bene l'interno delle pelli e le lava con acqua e ammoniaca, facendo attenzione a non bagnare il pelo. Poi le asciuga con il phon e con chiodini sottili le fissa ben stese ad assicelle di legno. Quando ha finito, le nasconde in soffitta.

Ogni giorno Agata va a controllare se le pelli si sono essiccate abbastanza. Dopo una settimana, decide che sono pronte. Il pomeriggio successivo, si mette all'opera. La pelliccia che aveva immaginato vaporosa e lucida si è accartocciata, il pelo è stopposo, puzza. Con le forbici taglia comunque le piccole pelli, si rende conto che al massimo, ne ricaverà un giacchino: un giustacuore di criceto per la bambola di Margherita. Per fare una pelliccia ce ne volevano almeno sei, o forse anche di più. Dispone le parti che ha ritagliato e le cuce insieme, con ago e filo. Per ultime fa le maniche. Non vengono proprio simmetriche. Il risultato è al di sotto delle aspettative, ma non si scoraggia, farà meglio la prossima volta. E poi, Margherita sarà contenta lo stesso. È il pensiero che conta.





Giorgia Meriggi



E' nata a MIlano. Laureata in filosofia con una tesi su D.A.F de Sade, vive sulle colline dell'Oltrepò Pavese con suo figlio e tre gatti. Per Stampa Alternativa è in corso di pubblicazione, insieme a Paolo Pedote, The Sex & the Yahoo Answers.











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