CLASSICI
Alfredo Ronci
Un “che di regime” piuttosto distante: “Oceano” di Vittorio Giovanni Rossi.
Piuttosto complesso parlare oggi di Vittorio Giovanni Rossi. Per i semplici lettori di narrativa italiana è praticamente uno sconosciuto. Per quelli che vanno più a fondo nelle cose, è un personaggio che ha scritto di avventure, soprattutto marine, ma che nella sua attività si è distinto anche per aver firmato, nel 1925, il Manifesto degli intellettuali fascisti.
Tutto qua? Per alcuni decisamente sì, per altri (e mi ci metto anch’io, dopo che per anni mi sono chiesto se è davvero esistito un scrittore di razza ai tempi del fascismo, escludendo quelli che poi gli si sono rivoltati contro, e il risultato è stato un chiaro sì, e non mi agito nemmeno a fare il nome di Marcello Gallian, tanto per dare un’indicazione) invece è stato l’ennesimo tentativo di discernere non tanto quel che è stato buono da quello che è stato cattivo, ma quel che è stato ragionevole da quello che, una patina d’insofferenza letteraria, ha stabilito fosse insensato.
Vediamo intanto chi è stato Vittorio Giovanni Rossi.
Fu comandante e docente della scuola nautica da lui fondata per la Guardia di Finanza italiana in Istria per otto anni e in più frequentò in modo assiduo il mare facendo anche il marinaio e il timoniere, il palombaro e il pescatore, il carovaniere e non contento di ciò anche il minatore. E’ stato anche il primo giornalista italiano non comunista ad entrare nella Russia sovietica dopo la seconda guerra mondiale. Di questo viaggio ci rimane il libro Soviet del 1952.
E in più aveva uno strano vizio: gli piaceva scrivere. Dirò di più: gli piaceva scrivere assai. E la sua carriera letteraria è piena di libri che, secondo alcuni è solo un rimestare piatto di ricordi e di viaggi (non siamo nemmeno dalle parti di un Verne o di un Salgari), secondo altri, un piacevole rivangare di sensazioni e di emozioni legati più al momento in cui accadevano che ad una rivendicazione di una linea politica ben precisa.
Oceano inizia così: Piroscafo GALATEA, norvegese, stazza tonn. 2196, capitano Hagen E. Th., equipaggio 30, da Bergen per l’Avana e Callao con 1780 tonn. Di merci varie e 1 passeggero…. 14 dic. 1935. E’ solo un’idea di quello che si può incontrare dopo. Ed effettivamente il dopo è di sicuro diverso da quello che un’introduzione del genere fa presagire.
Guardate per esempio come con poche parole, ma fondamentali e capaci di un stile asciutto ed impagabile, descrive il tormento di un uomo affetto da febbre gialla: Un filo di sangue gli esce dal naso come un verme, gli taglia in due il mento, gli goccia sul petto ignudo; i denti stridono, la bocca si torce, s’apre, schiuma, erutta sangue: uno sbruffo di sangue nero, denso, quasi una poltiglia di fegato. Il corpo piomba a terra di schianto, con un tonfo, come un sacco di ghiaia.
Eppure, riconoscendo certe finezze intellettuali, c’è chi lo riconsegna ad un sentire ben preciso, ad un immaginario di regime: Non è la cifra stilistica comunque a decretare il consenso intorno agli ambienti di Tropici (1934), ai deserti di Sabbia (1940) o alle baleniere di Oceano (!938), quanto la capacità di narrare fatti e di interrogarsi sull’esperienza degli uomini e della natura, senza abbandonare mai la concretezza spazio-temporale dei suoi mondi, sani, maschili, senza inquietudini di alcun genere, in questo senso, e solo in questo senso, assai vicini a un immaginario di regime. (Storia generale della letteratura italiana – vol.16).
Intendiamoci, Oceano esce nel 1938, anno terribile per gli italiani (più che per il regime), ma nessuno avrebbe potuto immaginare che un problema, anche se di portata così inusuale, avrebbe potuto quanto meno colpire l’immaginario di naviganti norvegesi.
Eppure qualcosa di politico si muove e, in qualche modo, può dare un significato all’intera opera del Rossi. Si legge a pag. 55: -Ma voi siete comunisti – domandai pieno di meraviglia al vecchio che aveva scritto i cartellini. Il vecchio storse la bocca, gli frizzarono gli occhi dietro gli occhiali a stanghette di ruggine; rispose: - Fy! Noi siamo cristiani.
Allora è vero che qualcuno c’è, che ha preso Cristo sul serio.
Dunque, al di là di certe polemiche spicce, Rossi è un autore che va letto e va riconsiderato. Anche quando, e stiamo parlando in questo libro di marinai, discutendo di donne, l’unico accenno in più di duecento pagine è: - Se è per questo, - dice languidamente Dale – mi eccita molto di più Marlene Dietrich.
L’edizione da noi considerata è:
Vittorio Giovanni Rossi
Oceano
Bompiani
Tutto qua? Per alcuni decisamente sì, per altri (e mi ci metto anch’io, dopo che per anni mi sono chiesto se è davvero esistito un scrittore di razza ai tempi del fascismo, escludendo quelli che poi gli si sono rivoltati contro, e il risultato è stato un chiaro sì, e non mi agito nemmeno a fare il nome di Marcello Gallian, tanto per dare un’indicazione) invece è stato l’ennesimo tentativo di discernere non tanto quel che è stato buono da quello che è stato cattivo, ma quel che è stato ragionevole da quello che, una patina d’insofferenza letteraria, ha stabilito fosse insensato.
Vediamo intanto chi è stato Vittorio Giovanni Rossi.
Fu comandante e docente della scuola nautica da lui fondata per la Guardia di Finanza italiana in Istria per otto anni e in più frequentò in modo assiduo il mare facendo anche il marinaio e il timoniere, il palombaro e il pescatore, il carovaniere e non contento di ciò anche il minatore. E’ stato anche il primo giornalista italiano non comunista ad entrare nella Russia sovietica dopo la seconda guerra mondiale. Di questo viaggio ci rimane il libro Soviet del 1952.
E in più aveva uno strano vizio: gli piaceva scrivere. Dirò di più: gli piaceva scrivere assai. E la sua carriera letteraria è piena di libri che, secondo alcuni è solo un rimestare piatto di ricordi e di viaggi (non siamo nemmeno dalle parti di un Verne o di un Salgari), secondo altri, un piacevole rivangare di sensazioni e di emozioni legati più al momento in cui accadevano che ad una rivendicazione di una linea politica ben precisa.
Oceano inizia così: Piroscafo GALATEA, norvegese, stazza tonn. 2196, capitano Hagen E. Th., equipaggio 30, da Bergen per l’Avana e Callao con 1780 tonn. Di merci varie e 1 passeggero…. 14 dic. 1935. E’ solo un’idea di quello che si può incontrare dopo. Ed effettivamente il dopo è di sicuro diverso da quello che un’introduzione del genere fa presagire.
Guardate per esempio come con poche parole, ma fondamentali e capaci di un stile asciutto ed impagabile, descrive il tormento di un uomo affetto da febbre gialla: Un filo di sangue gli esce dal naso come un verme, gli taglia in due il mento, gli goccia sul petto ignudo; i denti stridono, la bocca si torce, s’apre, schiuma, erutta sangue: uno sbruffo di sangue nero, denso, quasi una poltiglia di fegato. Il corpo piomba a terra di schianto, con un tonfo, come un sacco di ghiaia.
Eppure, riconoscendo certe finezze intellettuali, c’è chi lo riconsegna ad un sentire ben preciso, ad un immaginario di regime: Non è la cifra stilistica comunque a decretare il consenso intorno agli ambienti di Tropici (1934), ai deserti di Sabbia (1940) o alle baleniere di Oceano (!938), quanto la capacità di narrare fatti e di interrogarsi sull’esperienza degli uomini e della natura, senza abbandonare mai la concretezza spazio-temporale dei suoi mondi, sani, maschili, senza inquietudini di alcun genere, in questo senso, e solo in questo senso, assai vicini a un immaginario di regime. (Storia generale della letteratura italiana – vol.16).
Intendiamoci, Oceano esce nel 1938, anno terribile per gli italiani (più che per il regime), ma nessuno avrebbe potuto immaginare che un problema, anche se di portata così inusuale, avrebbe potuto quanto meno colpire l’immaginario di naviganti norvegesi.
Eppure qualcosa di politico si muove e, in qualche modo, può dare un significato all’intera opera del Rossi. Si legge a pag. 55: -Ma voi siete comunisti – domandai pieno di meraviglia al vecchio che aveva scritto i cartellini. Il vecchio storse la bocca, gli frizzarono gli occhi dietro gli occhiali a stanghette di ruggine; rispose: - Fy! Noi siamo cristiani.
Allora è vero che qualcuno c’è, che ha preso Cristo sul serio.
Dunque, al di là di certe polemiche spicce, Rossi è un autore che va letto e va riconsiderato. Anche quando, e stiamo parlando in questo libro di marinai, discutendo di donne, l’unico accenno in più di duecento pagine è: - Se è per questo, - dice languidamente Dale – mi eccita molto di più Marlene Dietrich.
L’edizione da noi considerata è:
Vittorio Giovanni Rossi
Oceano
Bompiani
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