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CLASSICI

Alfredo Ronci

Un simpatico e pazzerello futurista: Bruno Corra con 'Sam Dunn è morto'.

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Dice Corra in una successiva ristampa al romanzo che uscì in prima edizione nel 1915: Questo che io ristampo, dunque, vuol essere semplicemente un racconto inconsueto, il quale si propone solo (bando alle tendenze, alle scoperte e alle rivelazioni!) d'interessare un pubblico ristretto di amatori del bizzarro.

Nonostante l'invito ad ignorare la 'moda' Corra appartiene di diritto alla corrente futurista, almeno fino a tutti gli anni venti (in seguito divenne autore di successo di romanzi di grosso richiamo), distanziandosi comunque dall'ortodossia più tenace a forza della sua passione per lo psichismo, l'occultismo e l'ideazione del concetto di 'ultranaturale' per il quale, successivamente gli fu riconosciuto la capacità anticipatoria rispetto al surrealismo francese e al realismo magico bontempelliano. (La logica mi fa sicuro ma mi soffoca. Non ho conosciuto mai una manifestazione di vita che sfugga alla logica. Unica via d'uscita sarebbe aprirsi una strada verso altre vite, verso il soprannaturale. E io cerco uno spiraglio verso l'ultranaturale).

Ovvio dunque che il Sam Dunn del romanzo (meglio sarebbe definirlo racconto lungo) diventi una sorta di parossistico alter-ego dello scrittore: nel quale s'intrecciano i capisaldi della teoria anti-realista ed una forsennata predisposizione alla bizzarria.

Conosciamolo meglio: Era molto ricco ed elegantissimo: ma la società di Parigi non difettava certo di giovani ricchi ed eleganti, mentre a lui mancava completamente quell'aplomb che deve costituire lo stile caratteristico di chiunque aspiri a dominare nei salotti parigini. Poi la sua bizzarria troppo fine non veniva capita e interessava giusto quanto era sufficiente per renderlo antipatico.

La ricerca, da parte di Dunn, di una presupposta realtà-altra, lo induce ad ignorare la quotidianità ed i gesti più naturali: come il mangiare, confessando spesso di dimenticare il metodo da seguire per far passare le vivande dal piatto alla bocca. O il tentativo 'bizzarro' di cercare di camminare attraverso una porta (il personaggio letterario Dunn ricorda il cialtrone Aleister Crowley quando indossava certi abiti convinto di rendersi invisibile!). Egli dunque perdeva di vista gli avvenimenti dell'esistenza quotidiana, i problemi della comune vita sociale, i concetti e le leggi a cui deve uniformarsi la nostra attività normale.

Ma a questo atteggiamento vi è un contraltare (e che contraltare!), la spaventosa capacità psichica di influenzare il mondo: ecco dunque che la forza mentale di Dunn farà precipitare Parigi in un caos incontrollato dove tutti si prendono a pizzichi sul sedere, compresi ministri e lacché. Frenesia 'pepponica' che farà una vittima illustre: proprio l'ideatore stesso che soccomberà alle spaventose culate di una donna grassa!

La 'deriva' parossistica e apparentemente sbilanciata del romanzo non sorprenda il lettore. Vi è negli anticipi della storia e nel suo proseguo una linea coerente di comportamento. Dice ancora Dunn: ... il mondo è un pasticcio, abbastanza grande, abbastanza complicato e molto confuso, del quale non si capisce nulla e in cui si può ficcare tutto ciò che si vuole senza peggiorarlo e senza migliorarlo. Anche la morte stessa di Dunn è una sorta di avvisaglia: Noi viviamo sopra una polveriera di fantasia che non tarderà a scoppiare.

Potrebbe essere un perfetto slogan sessantottino, ma Corra (pseudonimo di Bruno Corradini Ginonni, nato nel 1892), per evidenti risultanze anagrafiche, abbracciò prima il futurismo, con i distinguo a cui abbiamo già accennato, e subito dopo il fascismo, nella sua fase iniziale 'propulsiva'. D'altronde la chiusa al romanzo, parole attribuite allo zuzzurellone Dunn, testimoniano, forse, una linea di continuità con operazioni, ideologie e motti poco consoni alla stanzialità: ...Me ne sto sulla poltrona sbalordito ed incerto di fronte alla realtà tranquillamente vivente. Ne ho un'impressione di vertigine non pericolosa in fondo. Frego un cerino ed accendo, vivaddio una buona sigaretta.

Dunque un 'me ne frego' chiaro e tondo, forse lontano dai riti fiumani o dalle prepotenze fasciste, ma una sorta di atto di accusa finale nei confronti degli uomini chiusi nella loro unica dimensione 'terrestre'.

Ci pare giusta dunque la conclusione del curatore di questa edizione, Mario Verdone, che evidenzia l'assoluta capacità anticipatrice del Corra nei confronti della surrealistica poetica del 'merveilleux' e aggiungiamo noi, di tutta la corrente umorista ed affabulatoria del nostro Novecento.





L'edizione da noi considerata è:



Bruno Corra

Sam Dunn è morto

Einaudi - 1970





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