Tasti di scelta rapida del sito: Menu principale | Corpo della pagina

Il Paradiso degli Orchi
Home » I Classici » Un verista con singulti d’appendice. “Spasimo” di Federico De Roberto.

Pagina dei contenuti


CLASSICI

Alfredo Ronci

Un verista con singulti d’appendice. “Spasimo” di Federico De Roberto.

immagine
Scriveva De Roberto ad un amico nel 1896: Questo Spasimo vorrà dunque essere un romanzo interessante nel senso che le lettrici danno a questa parola. Ci sarà dentro quella sospensione di curiosità che ricercano i lettori d’appendice e sarà anzi un romanzo d’appendice, con questo: che vorrà anche essere un’opera d’arte. La conciliazione di queste due cose mi tenta.
Dunque Federico De Roberto, esimio scrittore verista, pur di mettersi in tasca qualche soldo in più (I Viceré, il suo capolavoro, non era stato certo fonte di estremo guadagno) escogita questo piano editoriale pur ammettendo a sé stesso che quel che ne uscirà fuori sarà un romanzo d’appendice, ma che potrà avere il tocco di opera d’arte.
Ma in che cosa consisteva Spasimo? Il romanzo, che verrà pubblicato tra il novembre 1896 e il gennaio 1897, mette in risalto un’indagine psicologica che si articola in una struttura artificiosa ma di forte tensione narrativa. In una villa del lago di Ginevra, viene scoperto il cadavere della contessa Fiorenza d’Arda. Il giudice Ferpierre, non credendo all’ipotesi del suicidio, comincia a ricostruire la vita della donna, e soprattutto i legami che lei aveva innanzitutto col principe Zakunine, nichilista russo in esilio, e poi con lo scrittore Roberto Verod. Attraverso intrecci sentimentali e politici, il giudice verrà alla conclusione che in realtà la contessa d’Arda non è morta suicida, ma assassinata.
Non dico altro, sempre perché ci si aspetta che qualche buon lettore si prenda la briga di leggere il testo, ma forse è chiaro che Spasimo ha la struttura e la formazione di una vera e propria indagine. Chiaro che nella lettera di De Roberto al suo amico non venga fatto cenno a questo ma, secondo una tradizione letteraria ben consolidata (primi tra tutti i francesi e soprattutto Eugene Sue), si rifà ad una costruzione d’appendice che comunque stimoli la fantasia dei lettori.
Fin qui tutto bene, ma bisogna fare anche una precisazione. Nell’anno precedente a Spasimo, De Roberto aveva pubblicato uno scritto, L’amore. Fisiologia-Psicologia- Morale, in cui si proponeva di studiare il fenomeno dell’amore con spirito e strumenti d’analisi positiva. Nelle ultime pagine lo scrittore proponeva addirittura una formula generale sull’amore.
Tesi centrale del saggio è l’assoluta inconciliabilità fra i due sessi. Il maschio e la donna ubbidiscono infatti a leggi erotiche diverse. La donna è “fredda e passiva” e il maschio “più ardente e attivo”.
Ora come conciliare questa impostazione intellettuale del De Roberto con un romanzo, appunto Spasimo, basato sì su condizioni differenti tra i due sessi, ma dove l’assoluto protagonista della storia è l’amore?
Si dice ad un certo punto nel romanzo, in un passo lasciato dalla contessa d’Arda prima di morire: Non la gioia ha tanta virtù di far dimenticare il dolore quanto un nuovo dolore. Poche righe appunto che però testimoniano un attaccamento della donna, e quindi di colui che sorregge la storia, ad una pericolosa via verso la distruzione.
Non è solo questo: vi è anche la figura dello scrittore Roberto Verod, perno centrale di tutta la vicenda. Lui è tormentato da dubbi e inquietudini  arriva a incolpare sé stesso della morte della donna. S’interroga sul significato dell’ “eterno inganno”, sul drammatico contrasto tra realtà e ideale, riflettendo sulla sconfitta morale ed esistenziale dell’uomo.
Intendiamoci, al di là di certe tentazioni modaiole del De Roberto (ma concediamogli lo spirito letterario che vorrebbe che l’appendice diventi opera d’arte), al di là di un ambiente fisico che lo scrittore sa rendere bene (Ginevra e le sue diramazioni), al di là di certe lusinghe italiche che vorrebbero il De Roberto aver scritto un giallo a tutti gli effetti (ma il Ferpierre non ha certo le cellule grigie di un Poirot o di un Ellery Quenn e siamo anche lontanissimi dallo spirito intuitivo di Sherlock Holmes) ma che giallo nella realtà, così come lo si è sempre considerato, non è, Spasimo rimane un tentativo riuscito d’imbastire una storia che come avrebbe detto lo stesso De Roberto i lettori ricercano. E questo forse era l’unico scopo.

L’edizione da noi considerata è:

Federico De Roberto
Spasimo
Bibi Book s.r.l.s.







CERCA

NEWS

RECENSIONI

ATTUALITA'

CINEMA E MUSICA

RACCONTI

SEGUICI SU

facebookyoutube