Cinema e Musica

La topona sa cantare ma manca di coraggio: '4' di Beyoncé
Ne ha fatta di strada la bonazza: se si parla di culo (non fortuna) ha poche avversarie, se si parla di talento canoro qualcuna le è sopra (l'Oscar Jennifer Hudson è di un'altra categoria, l'anima le esce pure dagli occhi quando stende le note), ma è pur sempre un bel sentire.
L'impasto sonoro delle Destiny's child non la valorizzava, ora che s'impegna singolarmente le cose vanno decisamente meglio. Anche lei ha un'anima soul, sarebbe ingiusto e scorretto negargliela, ma purtroppo il business discografico e scelte non sempre oculate la costringono ad un repertorio non sempre azzeccato.

Ancora un trionfo dall'Islanda, il sontuoso voodoo-rock dei Dead Skeletons.
Che la morte, in tutto il suo orrore esistenziale, sia un momento magico, credo non ci siano dubbi. Che il rock l'abbia celebrata da sempre alimentando tante polemiche inutili, mi pare altrettanto scontato. Quando però spunta fuori un gruppo come i Dead Skeletons, dall'Islanda, e tira fuori un capolavoro genuino e spiazzante come questo Dead Magick, bè, c'è da leccarsi i baffi. E da danzare insieme al loro sound ipnotico. Un mantra.

Gli orchi vanno in vacanza
Il titolo dice abbastanza. Ci meritiamo una pausa. Breve. Perché il 18 agosto saremo di nuovo qui, a offrirvi novità e a dettarvi suggerimenti nonostante il mercato in quei giorni sarà ancora fermo. Ne approfitteremo per presentarvi qualcosa che durante l'anno ci è sfuggito. In attesa di altri eventi (ma quali??).
Buon sole e buon mare, perché come dice Elio de Le storie Tese ...in montagna ci si rompe il cazzo.

Il quarantesimo del Signor G.
Facciamo adesso un salto verso il mare. Il 2011 è il quarantesimo anniversario del debutto milanese de "Il Signor G". A Viareggio è esploso sabato e domenica 23 e 24 il Festival Teatro Canzone Giorgio Gaber. Un evento organizzato in grande, in primo luogo per il posto, la Cittadella del Carnevale, uno spazio che sembra Cape Canaveral. Un semicerchio di enormi hangar dove riposano i famosi carri allegorici, e al centro un grande palcoscenico e platea di tremila posti.

Lo straniamento dolce degli Antlers, fra suoni stellari e melodie accattivanti.
L'indie-rock migliore, che che ne dicano i tanti "esperti del settore", viene dagli Stati Uniti, non dall'Inghilterra. Un'altra delle testimonianze in questo senso viene da Brooklyn. Gli Antlers originano da lì. Sono al quarto album, due dei quali se li sono autoprodotti. (Ebbene sì anche negli Stati Uniti succede che un gruppo straordinario non riesca a trovare un'etichetta). Questo Burst Apart è un album incantevole. Un ripetersi di atmosfere suadenti, di vezzi vocali, di tristezze diluite in suoni espansi.

Quante cose nel disco di Nguyen Le: Jazz-rock, free jazz, rimbalzi africani e schegge orientali!
Per chi non lo conoscesse, lui è un chitarrista vecchio stampo, franco-vietnamita, con la fissa per Hendrix (e mica è l'unico!). La sua è una musica che potrebbe essere perfetto tappeto sonoro per un'operazione nostalgica anni sessanta/settanta.
Detta così la considerazione ha le stimmate della malevolenza, e invece deve essere considerata all'opposto. Nguyen Le, privilegiando musiche di un certo tipo e di una certa stagione, è un ottimo cesellatore di atmosfere

Sorpresa! Ancora anni'80, ma stavolta con gli originali Cars di Ric Ocasek.
Secondo me sono in pochi quelli che non conoscono la canzone "Drive", una delle hit anni '80 più suonate di sempre, tutt'oggi in programmazione regolare su tantissime radio. Fu uno dei pezzi più romantici e di genere di tutto il decennio. Era farina del sacco di Ric Ocasek e compagni (Greg Hawkes, Eliot Easton, David Robinson), in arte Cars, la rock (pop) band americana di Boston che nel 1984 raggiunse una fama planetaria con l'album Heartbeat City.

Sono davvero i nipotini degli anni sessanta: Mini Mansions.
La questione non è di oggi. E nemmeno di ieri. Ma sarebbe? In pratica che tutto quello che c'era da dire in musica è stato già ampiamente espresso (e non solo in musica). Viviamo di conseguenza nella speranza di una fioca luce, di un raggio improvviso, di uno squarcio di sereno, di un'inaspettata esplosione di colori. E qualche artista fuori dagli ingranaggi del potere asfissiante.
Solite pippe, che spesso passano ai lettori per nostalgie da vetero-hippie (!), se non tristezze da uomo malinconico.

Joseph Arthur. 'The graduation ceremony': che noia mortale!
- Dottore ho assolutamente bisogno di lei!
- Cosa c'è che non va?
- Tutto. Sto male di nuovo.
- Ma sta seguendo la terapia?
- Alla perfezione.
- E dunque?
- Fondamentalmente mi sento instabile.
- Quante gocce prende di Lorazepan?

Il pop rock melodico dei Death Cab for Cutie, tra disimpegno e voglia di cambiare.
Onda Rock, col suo solito piglio snob, ci dice che il gruppo ormai ha perso tutto quello che aveva acquisito nei sei album precedenti. Ci dice che non va bene che hanno fatto un pezzo per la colonna sonora di Twilight, ci dice che va malissimo il fatto che li abbia prodotti Alan Moulder (Arctic Monkeys e White Lies). Sarà. A me questo settimo album in studio dei Death Cab for Cutie, Codes and keys piace, eccome. Siamo in terreni già sentiti, certo. 'Codes and keys' (Travis?) e 'Some boys' non spiccano per originalità, eppure si fanno canticchiare, coinvolgono.
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