RECENSIONI
Jean Echenoz
Il mio editore
Adelphi, Pag.52 Euro 5,50Parole sacre, queste; ma di qualche tempo fa. E peccato che oggi il sacro non conti niente.
La Chiesa stessa preferisce parlare di preservativi piuttosto che di Dio; e la vana fuga degli dei ci ha resi tutti fatalmente nevrotici. Peccato perché, ora come ora, vale esattamente il contrario di quello che ha detto Calasso, e qualsiasi editore, infatti, in questi tempi di capitalismo avanzato (muffito; marcito), vorrebbe infine potersi beare di una coscienza tranquilla che lo equipari a qualsiasi altro capitano d'impresa: l'editore del tempo nostro i libri li produce, fabbrica, insacca, improsciutta.
E allora non è facile capire se questo libretto è utile o struggente.
Nel dubbio sarebbe comunque il caso di farlo testo obbligatorio nei vari corsi di editoria, dico stages, dico post-lauream, e consimili brillanti eufemismi a indicare questo particolare settore della disoccupazione. Magari qualcuno ne potrebbe uscire edotto, o commosso all'ideale, che l'editore non si intende né esclusivamente, né principalmente di leggi di mercato (meno che mai di quelle in mala salsa italica, con i molti corollari dell'obbligo al favore, del diritto del più amico, e del figlio di qualcuno, e dello sgarbo da non fare). Imparerebbe, al dunque, cos'è un editore. Ossia: un editore è l'uomo di cui si parla in queste pagine, cioè Jèrome Lindon, presidente delle Èditions de Minuit, la casa editrice che stampava, a Parigi, durante l'occupazione nazista, libri di qualità (qualità: sotto ogni regime grave sintomo di resistenza e non pacifica opposizione); cioè l'editore che ha scoperto Becket e, poi, sull'onda dell'entusiasmo, Robbe-Grillet, Butor, il nobel Claude Simon, Robert Pinget e via dicendo, (compreso Echenoz, ça va sans dire); cioè l'editore che ha combattuto la sua strenua battaglia contra la liberalizzazione dei prezzi; cioè l'editore che faceva questo lavoro di tanta e vasta delicatezza che sarebbe fare letteratura, e venderla.
Ma questo libricino, utile o struggente che sia, oltre che obbligatorio per gli aspiranti editori, dovrebbe esserlo pure per tutti i giovani che sognano di scrivere novanta righe per uscire, grandefratellescamente e con buono spirito da assassino seriale, dall'anonimato: vedi alla voce scuola di scrittura creativa. E sì, perché al fine di fare una qualche letteratura e venderla, c'è bisogno non solo di un editore che pubblichi, ma anche di uno scrittore che scriva. Per esempio come Echenoz; che è uno che sa scrivere, e, infatti, anche nella semplice e corriva occasione di un compianto funebre, ti fa un po' di letteratura. Ed è tutto da studiare. Il necrologio ti diventa lamentazione; la lamentazione testamento, un lascito (a futuro editore; a prossimo scrittore) in qualità umane: ed ecco il ritratto di Lindon verace e sentito, in cui si restituisce tutta la piena umanità del personaggio (commovente è la profondità retorica con cui Echenoz gli attribuisce, negandoli, di quei vizi e difetti sostanzianti che mai devono mancare in una figura bel delineata); ma il ritratto diventa anche la testimonianza di un'epoca, di una passione letteraria e politica; e questo ritratto si risolve, alla fine, in un racconto divertente e melanconico in cui uno scrittore che non sa che scrivere libri può avere come conseguenza, come incidente, fama e danaro (altro che uscire dall'anonimato!); in cui uno scapestrato deambulatore urbano; in cui un detective selvaggio incontra, infine, il suo editore.
di Pier Paolo Di Mino
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Ravel
Gli Adelphi, Pag. 116 Euro 10,00Con Echenoz ero rimasto indietro, ai tempi di Noi tre, che mi 'doveva' piacere perché avendo il libro una discendenza fantastica e dirigendo il sottoscritto una rivista con una decisa impronta nel genere, era, come si dice, il classico cacio sui maccheroni.
Vai a sapere perché poi ho abbandonato lo scrittore francese e gli ho chiuso la porta in faccia. Per molti anni. La riapertura della quale è avvenuta con la riproposizione di Ravel, che Adelphi lanciò nel 2007 ed ora di nuovo in libreria con le edizioni tascabili.
Correre
Gli adelphi, Pag.148 Euro 10,00Ecco dunque come appare allo scrittore francese Echezoz l’atleta Emil Zatopec, una specie di forsennato sportivo alle prese con la difficoltà della vittoria e poi della vita. In effetti la corsa di quello che per molti anni fu considerato una vera e propria bomba dell’atletica mondiale
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