RECENSIONI
Massimiliano Città
Agatino il guaritore
Il ramo e la foglia edizioni, Pag.202 Euro 16.00
Sono decenni che abbiamo notizie di Massimiliano Città, non dico dagli esordi della nostra rivista, ma quasi, e la cosa, per certi versi, ci rende felici. E’ un uomo (ormai) che in qualche modo ha sempre fatto parte delle nostre decisioni. Per carità, non stiamo dicendo che è un nostro collaboratore, voglio soltanto dire che ci ha seguiti e noi gliene rendiamo merito. Se non sbaglio, compare anche nella nostra sezione racconti. Tutto qua.
Agatino il guaritore è il suo nuovo romanzo (ammettiamolo, è la prima opera lunga che leggiamo) e al suo arrivo ho deciso che forse valeva la pena lasciarsi prendere dagli avvenimenti del libro.
Certo, ma a questo punto vorrei anche precisare che la storia, per quanto avvincente e, dio santo, scritta anche bene, mi lascia qualche dubbio. Meglio ancora: è proprio il protagonista, Agatino, a lasciare dei dubbi.
Non voglio mettere in mezzo la questione del perché si scrive, o del perché certe cose, diciamo certi fatti, debbano essere conosciuti da altri. No. Voglio dire altro: siamo sicuri che questo Agatino sia coerente o non piuttosto una figura letteraria nata così e così morta?
Agatino è… amico dei bisognosi, usuraio, manipolatore, guaritore, santone di Boschetto e, aggiungiamo noi anche assassino. Ma al dunque rivela una sua rigida concretezza? Sì certo perché in occasione della visita di una famiglia che porta seco un bambino cieco, e dopo che questo stesso bambino acquista la vista, vogliamo dire che lo stesso Agatino non crede alle sue capacità e le nega anche quando un importante uomo di Chiesa lo raggiunge per verificare lo stato dell’incredibile miracolo?
Siamo di fronte ad un altro miracolo? Che è quello che Agatino si rende davvero conto dei suoi misfatti e li rende davanti alla Chiesa, Chiesa che non capisce la fattura dell’inganno?
Onestamente non mi è chiaro il messaggio (sempre che lo si voglia necessariamente individuare). Come non mi è chiaro come l’Agatino, mezzo analfabeta per darsi un tono… assunse un tono alla Carmelo Bene, modello estetico di riferimento per certe pacchiane rappresentazioni che gli avevano garantito un discreto successo.
Chi? Carmelo Bene?
di Alfredo Ronci
Agatino il guaritore è il suo nuovo romanzo (ammettiamolo, è la prima opera lunga che leggiamo) e al suo arrivo ho deciso che forse valeva la pena lasciarsi prendere dagli avvenimenti del libro.
Certo, ma a questo punto vorrei anche precisare che la storia, per quanto avvincente e, dio santo, scritta anche bene, mi lascia qualche dubbio. Meglio ancora: è proprio il protagonista, Agatino, a lasciare dei dubbi.
Non voglio mettere in mezzo la questione del perché si scrive, o del perché certe cose, diciamo certi fatti, debbano essere conosciuti da altri. No. Voglio dire altro: siamo sicuri che questo Agatino sia coerente o non piuttosto una figura letteraria nata così e così morta?
Agatino è… amico dei bisognosi, usuraio, manipolatore, guaritore, santone di Boschetto e, aggiungiamo noi anche assassino. Ma al dunque rivela una sua rigida concretezza? Sì certo perché in occasione della visita di una famiglia che porta seco un bambino cieco, e dopo che questo stesso bambino acquista la vista, vogliamo dire che lo stesso Agatino non crede alle sue capacità e le nega anche quando un importante uomo di Chiesa lo raggiunge per verificare lo stato dell’incredibile miracolo?
Siamo di fronte ad un altro miracolo? Che è quello che Agatino si rende davvero conto dei suoi misfatti e li rende davanti alla Chiesa, Chiesa che non capisce la fattura dell’inganno?
Onestamente non mi è chiaro il messaggio (sempre che lo si voglia necessariamente individuare). Come non mi è chiaro come l’Agatino, mezzo analfabeta per darsi un tono… assunse un tono alla Carmelo Bene, modello estetico di riferimento per certe pacchiane rappresentazioni che gli avevano garantito un discreto successo.
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