CLASSICI
Pina D'Aria
'Estinzione' di Thomas Bernhard, ovvero: l'insopprimibile complesso del provinciale.

Il provinciale giunge, in città, convinto di ottenere ciò che gli è mancato nel paese natio e soprattutto nella famiglia, cioè, un subitaneo riconoscimento del suo sapere, di una cultura e di una sopraffina autoeducazione del vivere, nonché, addirittura, della sua già grande arte. Se per i familiari è uno strano soggetto persino superbo, o scontroso, in città, in quei locali in cui si dà da fare a bere e a parlare, appare essere il classico, perfetto, noiosissimo fuorisede, un logorroico forestiero nato tra il bue e l'asinello, in cerca d'autore.
Per il provinciale, con tutto quel che crede di sapere, col tocco parolaio di chi la fa lunga perché racconta di aver girato il mondo, ma è solo, turisticamente, capitato in qualche buon albergo di una capitale europea, per lui, dicevo, è disdicevole che nessuno plauda con immediatezza al suo cospetto e che nessuno lo inviti in quelle dimore coi salotti di incalliti personaggi del Nulla, soci della Cultura. Il complesso del provinciale, sotto la penna ossessiva, rimuginante, di Bernhard diventa un romanzo, con picchi espressivi che rimembrano altri flussi di coscienza e dialoghi interiori, ma con un'originalità sottilmente polemica verso gli sperimentalismi senza coesione e coerenza. Qui, con Estinzione, il Nostro rumina ed esagera sulla questione della nascita, dell'appartenenza, del destino, che non si possono mutare finchè vigono le forme interne di limitazioni e condizionamenti ricevuti da piccoli. A tal proposito, viene in mente una protagonista di Bergman che, durante il delirio, dunque non in realtà, picchia i genitori perché avevano modi e voci ansiose che l'avevano obbligata a non essere né vagina, né cervello, né entrambe le cose, ma un essere informe con una laurea. Inoltre, Bernhard non è certo Joyce, ma proprio non vuole esserlo e non lo ritiene un maestro; gli piace Pavese e gli dò ragione. T.B. è un minore direbbe qualcuno che se ne intende di luoghi comuni della letteratura, ma è un grande nel saper prendere in giro il provinciale e sé stesso e nel pronunciarsi contro la sofferenza, che l'incatena a un'origine di cui attende l'estinzione e solo l'estinzione. Wolfsegg da cui proviene il protagonista, amante dell'insegnamento e di Roma, curioso e viaggiatore, non semplice intrattenitore da bar, Wolfsegg è il posto rivoltante, il luogo della congiura parentale, la culla austriaca di un cristianesimo papalino e ripugnante, che fa di mammà l'amante di un arcivescovo... Poi, genitori e fratello schiattano in un incidente, tuttavia, col funerale, non accade l'estinzione; restano due sorelle di cui una maritata con un fabbricante di tappi e l'altra zitella. Intanto, l'incubo di un senso di colpa sopravvive, accompagnato dal desiderio di fuga e di estinzione. Ora, tutto torna a remare contro con la faccenda dell'eredità, la quale riporta l'uomo a rivedere la sua posizione materiale nella società, l'orribile società della maggioranza e delle perverse esteriorità. T. B. descrive magnificamente il concetto di maggioranza che sostituisce la società e la scelta formale di ingigantire il lavorio psichico, infittendo il dialogo, quasi per chiarirsi le cose ad alta voce come fa con l'allievo italiano Gambetti, è una formula semantica dell'insistenza, che diventa palestra dello stile e del dire e del trarre con sapienza, ritmo e conclusioni senza annoiare il lettore. T.B. fornendo una chiave di comprensione che rasenta l'impertinenza, e che è la base medesima della sua scrittura, usa la contraddizione come segno, come gesto riconoscibile di congetture e soluzioni. Vivaddio, se no, chi le leggerebbe, oggi, 496 pagine, intricate, di un discorso frenetico che altrimenti sarebbe inutile e vittimistico? Consiglio di leggere il testo di T. B.: costa meno di una seduta dallo psicanalista, fa sorridere; sebbene drastico e ripetitivo, allieta per via di certe escursioni da commedia e per la mole di filosofia usata a mo' di rigenerante e incessante manifestazione da adolescente e qui, si vede il maestro di non so cosa! Costa meno di un paio di bevute, o di due entrate al cinematografo e chissà se è in circolazione; richiedetelo in nome di questa reclame che possa propagare l'idea che i figli non vanno ostacolati, altrimenti vengono su col complesso del provinciale che brama l'estinzione se non può affermarsi e comportarsi come desidera e, diciamocelo, non tutti diventano Picasso, o semplicemente Thomas Bernhard.
L'edizione da noi considerata è:
Thomas Bernhard
Estinzione
Adelphi - 1996
Per il provinciale, con tutto quel che crede di sapere, col tocco parolaio di chi la fa lunga perché racconta di aver girato il mondo, ma è solo, turisticamente, capitato in qualche buon albergo di una capitale europea, per lui, dicevo, è disdicevole che nessuno plauda con immediatezza al suo cospetto e che nessuno lo inviti in quelle dimore coi salotti di incalliti personaggi del Nulla, soci della Cultura. Il complesso del provinciale, sotto la penna ossessiva, rimuginante, di Bernhard diventa un romanzo, con picchi espressivi che rimembrano altri flussi di coscienza e dialoghi interiori, ma con un'originalità sottilmente polemica verso gli sperimentalismi senza coesione e coerenza. Qui, con Estinzione, il Nostro rumina ed esagera sulla questione della nascita, dell'appartenenza, del destino, che non si possono mutare finchè vigono le forme interne di limitazioni e condizionamenti ricevuti da piccoli. A tal proposito, viene in mente una protagonista di Bergman che, durante il delirio, dunque non in realtà, picchia i genitori perché avevano modi e voci ansiose che l'avevano obbligata a non essere né vagina, né cervello, né entrambe le cose, ma un essere informe con una laurea. Inoltre, Bernhard non è certo Joyce, ma proprio non vuole esserlo e non lo ritiene un maestro; gli piace Pavese e gli dò ragione. T.B. è un minore direbbe qualcuno che se ne intende di luoghi comuni della letteratura, ma è un grande nel saper prendere in giro il provinciale e sé stesso e nel pronunciarsi contro la sofferenza, che l'incatena a un'origine di cui attende l'estinzione e solo l'estinzione. Wolfsegg da cui proviene il protagonista, amante dell'insegnamento e di Roma, curioso e viaggiatore, non semplice intrattenitore da bar, Wolfsegg è il posto rivoltante, il luogo della congiura parentale, la culla austriaca di un cristianesimo papalino e ripugnante, che fa di mammà l'amante di un arcivescovo... Poi, genitori e fratello schiattano in un incidente, tuttavia, col funerale, non accade l'estinzione; restano due sorelle di cui una maritata con un fabbricante di tappi e l'altra zitella. Intanto, l'incubo di un senso di colpa sopravvive, accompagnato dal desiderio di fuga e di estinzione. Ora, tutto torna a remare contro con la faccenda dell'eredità, la quale riporta l'uomo a rivedere la sua posizione materiale nella società, l'orribile società della maggioranza e delle perverse esteriorità. T. B. descrive magnificamente il concetto di maggioranza che sostituisce la società e la scelta formale di ingigantire il lavorio psichico, infittendo il dialogo, quasi per chiarirsi le cose ad alta voce come fa con l'allievo italiano Gambetti, è una formula semantica dell'insistenza, che diventa palestra dello stile e del dire e del trarre con sapienza, ritmo e conclusioni senza annoiare il lettore. T.B. fornendo una chiave di comprensione che rasenta l'impertinenza, e che è la base medesima della sua scrittura, usa la contraddizione come segno, come gesto riconoscibile di congetture e soluzioni. Vivaddio, se no, chi le leggerebbe, oggi, 496 pagine, intricate, di un discorso frenetico che altrimenti sarebbe inutile e vittimistico? Consiglio di leggere il testo di T. B.: costa meno di una seduta dallo psicanalista, fa sorridere; sebbene drastico e ripetitivo, allieta per via di certe escursioni da commedia e per la mole di filosofia usata a mo' di rigenerante e incessante manifestazione da adolescente e qui, si vede il maestro di non so cosa! Costa meno di un paio di bevute, o di due entrate al cinematografo e chissà se è in circolazione; richiedetelo in nome di questa reclame che possa propagare l'idea che i figli non vanno ostacolati, altrimenti vengono su col complesso del provinciale che brama l'estinzione se non può affermarsi e comportarsi come desidera e, diciamocelo, non tutti diventano Picasso, o semplicemente Thomas Bernhard.
L'edizione da noi considerata è:
Thomas Bernhard
Estinzione
Adelphi - 1996
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