ATTUALITA'
Alfredo Ronci
I paraculi delle Paraolimpiadi

Preferirei stendere un velo pietoso sulla cerimonia di chiusura delle Olimpiadi: a cominciare dall'esibizione pietosa e arrogantemente commerciale (ha avuto il coraggio di presentare il nuovo singolo!) dello sculettante ed imbolsito George Michael o dal carosello infinito (escluderei da questo triste peregrinare il grande Ray Davies dei Kinks) di cadaveri eccellenti .
Ma non è di questo che voglio parlare: mi preme più sottolineare lo straordinario spettacolo offerto dalle Paraolimpiadi. O meglio ancora, lo straordinario spettacolo che in qualche modo hanno tentato in tutti i modi di non farcelo godere,.
Se un riconoscimento va dato questo deve essere tributato al pubblico londinese: lo stadio olimpico di Londra, nei giorni di atletica, era sempre completo dei suoi ottantamila posti, e non sottostimiamo affatto l'educazione ed il senso sportivo degli spettatori che nel silenzio più assoluto (nelle partenze), come nell'ossequio ai vincitori (tutti in piedi al momento dell'inno) hanno dato prova di un partecipatissimo senso di civiltà.
Atleti poi indimenticabili che hanno dimostrato come gli handicap di cui sono portatori sono tali solo agli occhi di chi li guarda. Come non entusiasmarsi di fronte alla non vedente Annalisa Minetti (la cito non perché italiana, ma perché davvero protagonista di una sensazionale performance) che vince una medaglia di bronzo sui millecinquecento dietro a due ipovedenti con un tempo che vale una gara nazionale di atlete 'normali'?
Ma non è nemmeno di questo che voglio parlare: mentre il pubblico londinese faceva meravigliosamente la sua parte, i tecnici di trasmissione (chissà perché? Forse per mancanza di personale addetto? In fondo mica erano Olimpiadi!) offrivano una rappresentazione mediatica e televisiva indegna di una gara sportiva: arrivi saltati, gare in pedana ritrasmesse con ore di ritardo, mancanza assoluta di rispetto per gli atleti, prevalenza di primi piani assolutamente inutili.
Ci si è troppe volte commossi per le imprese di questi grandi campioni, ma avremmo voluto di più: avremmo davvero preferito immergerci in un'atmosfera di sorprendente passione e di non comune volontà d'animo.
Invece siamo stati costretti a rincorrere le emozioni, nonostante fossero sempre e comunque a portata di mano.
Stendiamo ancora un altro velo pietoso: mentre le nostre televisioni, durante le Olimpiadi, quotidianamente sfornavano i risultati per aggiornare il nostro medagliere, quando si è trattato delle Paraolimpiadi hanno fatto, come si suol dire, pippa: solo Rainews24 ha tenuto inizialmente la contabilità delle nostre medaglie e quindi dei nostri straordinari atleti. Poi dopo pochi giorni il silenzio totale.
Londra ci ha fatto capire come le Paraolimpiadi siano state uno spettacolo indimenticabile, ma intorno a questa organizzazione qualcuno ha voluto ricordarci che comunque i portatori di handicap sono tali agli occhi di chi li commisera. E mi sale una rabbia infinita.
Ma non è di questo che voglio parlare: mi preme più sottolineare lo straordinario spettacolo offerto dalle Paraolimpiadi. O meglio ancora, lo straordinario spettacolo che in qualche modo hanno tentato in tutti i modi di non farcelo godere,.
Se un riconoscimento va dato questo deve essere tributato al pubblico londinese: lo stadio olimpico di Londra, nei giorni di atletica, era sempre completo dei suoi ottantamila posti, e non sottostimiamo affatto l'educazione ed il senso sportivo degli spettatori che nel silenzio più assoluto (nelle partenze), come nell'ossequio ai vincitori (tutti in piedi al momento dell'inno) hanno dato prova di un partecipatissimo senso di civiltà.
Atleti poi indimenticabili che hanno dimostrato come gli handicap di cui sono portatori sono tali solo agli occhi di chi li guarda. Come non entusiasmarsi di fronte alla non vedente Annalisa Minetti (la cito non perché italiana, ma perché davvero protagonista di una sensazionale performance) che vince una medaglia di bronzo sui millecinquecento dietro a due ipovedenti con un tempo che vale una gara nazionale di atlete 'normali'?
Ma non è nemmeno di questo che voglio parlare: mentre il pubblico londinese faceva meravigliosamente la sua parte, i tecnici di trasmissione (chissà perché? Forse per mancanza di personale addetto? In fondo mica erano Olimpiadi!) offrivano una rappresentazione mediatica e televisiva indegna di una gara sportiva: arrivi saltati, gare in pedana ritrasmesse con ore di ritardo, mancanza assoluta di rispetto per gli atleti, prevalenza di primi piani assolutamente inutili.
Ci si è troppe volte commossi per le imprese di questi grandi campioni, ma avremmo voluto di più: avremmo davvero preferito immergerci in un'atmosfera di sorprendente passione e di non comune volontà d'animo.
Invece siamo stati costretti a rincorrere le emozioni, nonostante fossero sempre e comunque a portata di mano.
Stendiamo ancora un altro velo pietoso: mentre le nostre televisioni, durante le Olimpiadi, quotidianamente sfornavano i risultati per aggiornare il nostro medagliere, quando si è trattato delle Paraolimpiadi hanno fatto, come si suol dire, pippa: solo Rainews24 ha tenuto inizialmente la contabilità delle nostre medaglie e quindi dei nostri straordinari atleti. Poi dopo pochi giorni il silenzio totale.
Londra ci ha fatto capire come le Paraolimpiadi siano state uno spettacolo indimenticabile, ma intorno a questa organizzazione qualcuno ha voluto ricordarci che comunque i portatori di handicap sono tali agli occhi di chi li commisera. E mi sale una rabbia infinita.
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