DE FALSU CREDITU
Jerry Tomlian
L'esercito d'un milione di scimmie
Studio Mathesis, Pag.315 Euro 23,58
L'Autore di questo libro, una specie de Il mondo di Sofia realizzato pensando alla moderna matematica e teoria dell'intelligenza artificiale, è "John Mary Chains professor" di cibernetica all'università Yale. Un paio di anni fa esordì come narratore col gradevole Hal Gore 'nd me (Pica & Feith, NewYork-Boston-Syracuse, 2005. Trad. it. La mente nuova del presidente, Longamano, Milano-Lecco, 2007), storia della sostituzione del cervello di un candidato alla presidenza degli Stati Uniti con un cervello elettronico, che però risulta essere psicopatico e maniaco sessuale, e naturalmente fa vincere al suo partito le elezioni.Questo nuovo romanzo-saggio non ha nulla a che vedere con il precedente. Quanto il primo era satirico, grottesco, witty, questo è serio e talvolta serioso, assai concerned e tratto tratto self-indulgent. Il percorso narrativo principia da una situazione ben nota agli statistici statunitensi, anche se "stilisticamente stitica" (così la definisce Giovanni Unbound Stefanardi su La palpa, inserto culturale de Il Murale): se si mettessero un milione di scimmie chiuse in un palazzo, ognuna con una macchina da scrivere, e si désse loro un tempo infinito, essere scriverebbero tutti i grandi capolavori dell'umanità, da Omero a Joyce, solamente per la legge delle probabilità. Partendo da questa allegoria del cervello (le scimmie sarebbero i neuroni, che producono intelligenza anche se singolarmente dementi, senza bisogno di un "ghost in the machine"), un team composto da Madison, un bambino prodigio, dal vecchio professor Charles Bubbage, da Nim Chimpsky, una scimmia bonobo evoluta, e dal suo gemello cretino Monkey Chips Banana cerca di assolvere l'incarico, ottenuto dal misterioso August N. D. Maxine, di costruire un "cervello diffuso", una comunità di esseri umani, connessi tecnologicamente in una "neuronet", le cui capacità d'elaborazione siano infinitamente superiori a quelle del cervello umano. Lo scopo dichiarato è nobile: questo "ipervello", ("Brainmost", nell'originale) dovrà risolvere tutti i problemi dell'umanità, dalla cura per il cancro ai viaggi spaziali, dal buco nell'ozono alla desertificazione. Ma, com'è ovvio, i tre eroi scopriranno che dietro tale fine se ne cela uno diverso e ben più tenebroso. Che è bello tacere: sappia solo il Lettore che a metà del libro entra in scena l'Accademia delle Scienze Russa, e... Lenin.
Bisogna dire che, ai giorni nostri, un libro come questo si situa una spanna sopra la valanga di libri, libroni, libretti e libracci che vengono tradotti, spesso senza criterio, e senza nemmeno che in patria abbiano avuto una qualche risonanza. Elogiamo inoltre l'assenza di tra(u)me gialle o noir, benché il lontano modello di Tomlian sia la spy-story alla Fleming, che francamente hanno stufato - particolarmente in Italia, dove se lo scrittore non rifa Lucarelli, Dazieri, Carlotto, Fruttero, l'omino-coi-buffi Faletti (Faletti!!!) o magari Felisatti e Pittorru (ricordate Qui squadra mobile, con Luigi Vannucchi e Orazio Orlando?), nessun editore se lo fila.
Degna di nota è anche, e non potrebbe essere altrimenti dato che l'Autore è "del ramo", l'accuratezza del contesto: i problemi tecnici di maggiore momento, e ne riescono parecchi, sono trattati in scioltezza, e dialoghi e situazioni che riguardano università e mondo scientifico. Forse per farsi perdonare dalla troppa elasticità sessuale del libro precedente, qui non c'è quasi traccia di erotismo, se non messo in barzelletta. I nostri càpitano sul set di un telefilm tipo Pianeta delle scimmie, e naturalmente lo scimmione cretino Monkey Chips "ce prova" con quella che crede essere un'avvenente scimpanzè: mal gliene incoglie, perché la comparsa si strucca, e non solo non è scimmia, ma neanche femmina. E' un giovinotto gay che porge le labbra tumide al peccato, mormorando come in una commedia anni '30: "baciami, scioccone!". L'unico altro momento sensuale di rilievo è nella storia di Deep Blue, il computer campione del mondo di scacchi: ormai sorpassato, passa i suoi giorni malinconico a giocare un miliardo di partite per volta con sé stesso, e a corteggiare, respinto, la vana Indramat, calcolatoressa sperimentale realizzata a Hyderabad, a sua volta in love con l'insopportabile Nomad, elaboratore generale (è la sua qualifica e il suo grado, essendo un computer militare) della Difesa aerea americana. Con gioia maligna, Blue sogna sogni elettrici ed erotici che coinvolgono "lui" e "lei", e svillaneggiano "'o mala-mente" (trattandosi di "cervelli"...) Nomad: di gran virtuosismo la trasposizione dell'immaginario sessuale umano in quello positronico, in particolare la scena dove Blue fa sodomizzare Nomad dall'equivalente elettrico di quattro negroni assatanassati.
Infine, una nota sulla traduzione, curata da Marco Lanzòl. Ben fatta e scorrevole, a differenza dei suoi articoli congestionati e dei suoi sconclusionati romanzi: c'è un solo errore, marchiano (marciàno!) però. Sappia il Lanzòl che "Clever Hans effect" (p. 246) non è "effetto Clever-Hans", come fossero i cognomi di due studiosi; bensì vale "effetto Hans il sapiente", essendo costui un cavallo che pareva sapesse fare le addizioni, e che per questo venne esposto in un circo e studiato dalla psicologia sperimentale dell'inizio del '900. Comunque, anche per la non facile resa dei termini tecnici e delle portmanteau-words di cui il testo abbonda, sette più.
Bisogna dire che, ai giorni nostri, un libro come questo si situa una spanna sopra la valanga di libri, libroni, libretti e libracci che vengono tradotti, spesso senza criterio, e senza nemmeno che in patria abbiano avuto una qualche risonanza. Elogiamo inoltre l'assenza di tra(u)me gialle o noir, benché il lontano modello di Tomlian sia la spy-story alla Fleming, che francamente hanno stufato - particolarmente in Italia, dove se lo scrittore non rifa Lucarelli, Dazieri, Carlotto, Fruttero, l'omino-coi-buffi Faletti (Faletti!!!) o magari Felisatti e Pittorru (ricordate Qui squadra mobile, con Luigi Vannucchi e Orazio Orlando?), nessun editore se lo fila.
Degna di nota è anche, e non potrebbe essere altrimenti dato che l'Autore è "del ramo", l'accuratezza del contesto: i problemi tecnici di maggiore momento, e ne riescono parecchi, sono trattati in scioltezza, e dialoghi e situazioni che riguardano università e mondo scientifico. Forse per farsi perdonare dalla troppa elasticità sessuale del libro precedente, qui non c'è quasi traccia di erotismo, se non messo in barzelletta. I nostri càpitano sul set di un telefilm tipo Pianeta delle scimmie, e naturalmente lo scimmione cretino Monkey Chips "ce prova" con quella che crede essere un'avvenente scimpanzè: mal gliene incoglie, perché la comparsa si strucca, e non solo non è scimmia, ma neanche femmina. E' un giovinotto gay che porge le labbra tumide al peccato, mormorando come in una commedia anni '30: "baciami, scioccone!". L'unico altro momento sensuale di rilievo è nella storia di Deep Blue, il computer campione del mondo di scacchi: ormai sorpassato, passa i suoi giorni malinconico a giocare un miliardo di partite per volta con sé stesso, e a corteggiare, respinto, la vana Indramat, calcolatoressa sperimentale realizzata a Hyderabad, a sua volta in love con l'insopportabile Nomad, elaboratore generale (è la sua qualifica e il suo grado, essendo un computer militare) della Difesa aerea americana. Con gioia maligna, Blue sogna sogni elettrici ed erotici che coinvolgono "lui" e "lei", e svillaneggiano "'o mala-mente" (trattandosi di "cervelli"...) Nomad: di gran virtuosismo la trasposizione dell'immaginario sessuale umano in quello positronico, in particolare la scena dove Blue fa sodomizzare Nomad dall'equivalente elettrico di quattro negroni assatanassati.
Infine, una nota sulla traduzione, curata da Marco Lanzòl. Ben fatta e scorrevole, a differenza dei suoi articoli congestionati e dei suoi sconclusionati romanzi: c'è un solo errore, marchiano (marciàno!) però. Sappia il Lanzòl che "Clever Hans effect" (p. 246) non è "effetto Clever-Hans", come fossero i cognomi di due studiosi; bensì vale "effetto Hans il sapiente", essendo costui un cavallo che pareva sapesse fare le addizioni, e che per questo venne esposto in un circo e studiato dalla psicologia sperimentale dell'inizio del '900. Comunque, anche per la non facile resa dei termini tecnici e delle portmanteau-words di cui il testo abbonda, sette più.
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