RECENSIONI
Antonio Scurati
L'ora del destino
Bompiani, Pag. 668 Euro 24.00
Lo sappiamo, non arriviamo puntuali all’appuntamento, ma un motivo c’è per cui trattiamo l’attuale ultimo lavoro di Scusati dedicato a Mussolini in tempi ritardati: abbiamo con lui in sospeso una tematica che, in queste poche righe dedicate al libro, proviamo a riassumere.
Scurati ci è simpatico nonostante nasconda la sua onesta attitudine a comparire nella scena televisiva con una mesta inclinazione al rifiuto. Per carità, tutto lecito, ma quello che a noi interessa è un’altra cosa: cosa ne ha fatto del principio della letteratura dell’inesperienza, con questo mi riferisco ad un volumetto di poche pagine, scritto ormai parecchi anni fa in cui lo scrittore, con audacia tutto sommato apprezzabile, arrivava a dire che scrivere romanzi al tempo della televisione serviva poco o nulla perché la vera esperienza letteraria veniva dai tempi della guerra e quindi da una profonda conoscenza dei limiti della natura umana. Il resto, appunto, solo letteratura dell’inesperienza.
Ora lui che ti fa? (La mia sembrerebbe una critica, e lo è, ma solo ad un lato di questa esperienza) Evitando corsi e ricorsi di una letteratura contemporanea falsa e poco incline alla profondità (anche se poi molti scrittori in questa profondità ci sguazzano) t’inventa (uso questo termine, ma non lo ripetiamo davanti allo Scurati che potrebbe offendersi) un personaggio che racchiude in sé la crisi di tutto un secolo, Mussolini appunto, e ci fa dire (dagli urlatori della tv che inneggiano al capolavoro mediatico e filmico di un’operazione anche d’immagine) che la novità dell’opera dipende non dalla Storia raccontata, ma da quello che lo stesso Mussolini ha prodotto. Quindi non una biografia di un personaggio funereo, ma un’autobiografia che autobiografia non è.
Il peso letterario di quest’opera è notevole, questo ultimo libro è di oltre seicento pagine e si aggancia ai tre libri precedenti (chissà cosa produrrà lo Scurati nel quinto e definitivo omaggio a Mussolini che vedrà l’uscita, ma pensate un po’, il 25 aprile, che quest’anno è particolarmente indicativo). Mi chiedo comunque cosa ci si possa inventare per scrivere un’opera così colossale.
Perché, al di là di tutto, d’inventato c’è quasi tutto. O tutto.
di Alfredo Ronci
Scurati ci è simpatico nonostante nasconda la sua onesta attitudine a comparire nella scena televisiva con una mesta inclinazione al rifiuto. Per carità, tutto lecito, ma quello che a noi interessa è un’altra cosa: cosa ne ha fatto del principio della letteratura dell’inesperienza, con questo mi riferisco ad un volumetto di poche pagine, scritto ormai parecchi anni fa in cui lo scrittore, con audacia tutto sommato apprezzabile, arrivava a dire che scrivere romanzi al tempo della televisione serviva poco o nulla perché la vera esperienza letteraria veniva dai tempi della guerra e quindi da una profonda conoscenza dei limiti della natura umana. Il resto, appunto, solo letteratura dell’inesperienza.
Ora lui che ti fa? (La mia sembrerebbe una critica, e lo è, ma solo ad un lato di questa esperienza) Evitando corsi e ricorsi di una letteratura contemporanea falsa e poco incline alla profondità (anche se poi molti scrittori in questa profondità ci sguazzano) t’inventa (uso questo termine, ma non lo ripetiamo davanti allo Scurati che potrebbe offendersi) un personaggio che racchiude in sé la crisi di tutto un secolo, Mussolini appunto, e ci fa dire (dagli urlatori della tv che inneggiano al capolavoro mediatico e filmico di un’operazione anche d’immagine) che la novità dell’opera dipende non dalla Storia raccontata, ma da quello che lo stesso Mussolini ha prodotto. Quindi non una biografia di un personaggio funereo, ma un’autobiografia che autobiografia non è.
Il peso letterario di quest’opera è notevole, questo ultimo libro è di oltre seicento pagine e si aggancia ai tre libri precedenti (chissà cosa produrrà lo Scurati nel quinto e definitivo omaggio a Mussolini che vedrà l’uscita, ma pensate un po’, il 25 aprile, che quest’anno è particolarmente indicativo). Mi chiedo comunque cosa ci si possa inventare per scrivere un’opera così colossale.
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Cito a cecio il cantautore genovese perché offre, in sintesi, un panorama di quello che potrebbe essere la cultura di domani e che fa quasi pari con l'agile volumetto (i volumetti si sa sono sempre agili) di Antonio Scurati sullo scrivere romanzi ai tempi della televisione (è il sottotitolo) (...)
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