RECENSIONI
Nadeem Aslam
La veglia inutile
Feltrinelli, Pag. 320 Euro 18,00
Menti che sono case popolate da fantasmi.
Il libro di Haslam è una grande casa diroccata in cui c'è l'intrecciarsi continuo, contiguo di menti che hanno dentro e dietro di sé fantasmi, orrori, paure, amore, dolcezza, domande che vorrebbero avere risposte ma che spesso sono così angosciate da dimenticarsi il loro compito, restando senza una voce con cui parlare.
La veglia inutile che fa anche da titolo al romanzo è uno stato della coscienza, dell'anima, dello sguardo. Tra pagine vischiose, soffocate dalla sabbia e dal vento fumoso delle esplosioni, dei fuochi accesi, c'è una comune appartenenza ad un mondo invisibile e silenzioso fatto di piccoli gesti. Il mondo che lasciamo trasparire nell'oggi, quando voltiamo l'orecchio a chi eravamo. I cinque protagonisti sono dei recipienti che dopo essere stati riempiti dal carico liquido dell'esistenza si sono ritrovati a versarlo nel deserto delle proprie vicende, delle angosce che non si strappano via dal cuore senza che un pezzo ne venga portato via ogni volta.
Lara arriva dalla Russia, cerca il fratello di cui non si sa più nulla. Un veterano della guerra in quel paese lontano dal freddo del suo paese, dal silenzio della neve. La giovane sorella inizia un viaggio alla ricerca di una parte di sé scomparsa in un punto di una cartina geografica, in una frase di un notiziario che non conosce la verità. Arriva in Afghanistan con il respiro che si è condiviso e che si vuole ritrovare.
In un paese che non ha pace, riposo, silenzio incrocia la vita di Marcus. Un uomo perso nel dolore di una donna strappata via alla realtà, all'amore, di una figlia scomparsa nel cuore della notte quando soltanto i sogni dovrebbero accarezzare la nostra pelle e non il freddo di una canna di fucile. Quest'uomo sembra sapere qualcosa su Piotr. Ma cosa? E davvero vuole parlarne?
Accanto a lui David, una spia statunitense che si trova nel paese dai tempi dell'invasione sovietica. Uomo o agente? Lui cosa sa del giovane russo? Nel gioco del mosaico che si costruisce entrano anche James e Casa, il primo un soldato delle forze speciali U.S.A. e il secondo un talebano che lotta contro l'invasione dell'occidente che vuole abbattere il suo Oriente.
Tutti sanno, ma nessuno vorrebbe. La domanda vera che si pongono e che gli viene posta dalle stesse anime è "E se la verità fosse troppo orribile?"
Lara è straniera. Di sé stessa, del paese che la guarda mentre si muove sul suo suolo, dei ricordi degli uomini che la circondano e il suo grido si unisce a quello soffocato, onnipresente dell'Afghanistan troppo piegato dal continuo calpestio degli stivali dell'Est e dell'Ovest, dall'innalzare alternato di bandiere che non portano il suo colore.
Un paese che cerca la fine del conflitto e la possibilità di poter dimenticare che "Solo i morti hanno visto la fine della guerra".
di Alex Pietrogiacomi
Il libro di Haslam è una grande casa diroccata in cui c'è l'intrecciarsi continuo, contiguo di menti che hanno dentro e dietro di sé fantasmi, orrori, paure, amore, dolcezza, domande che vorrebbero avere risposte ma che spesso sono così angosciate da dimenticarsi il loro compito, restando senza una voce con cui parlare.
La veglia inutile che fa anche da titolo al romanzo è uno stato della coscienza, dell'anima, dello sguardo. Tra pagine vischiose, soffocate dalla sabbia e dal vento fumoso delle esplosioni, dei fuochi accesi, c'è una comune appartenenza ad un mondo invisibile e silenzioso fatto di piccoli gesti. Il mondo che lasciamo trasparire nell'oggi, quando voltiamo l'orecchio a chi eravamo. I cinque protagonisti sono dei recipienti che dopo essere stati riempiti dal carico liquido dell'esistenza si sono ritrovati a versarlo nel deserto delle proprie vicende, delle angosce che non si strappano via dal cuore senza che un pezzo ne venga portato via ogni volta.
Lara arriva dalla Russia, cerca il fratello di cui non si sa più nulla. Un veterano della guerra in quel paese lontano dal freddo del suo paese, dal silenzio della neve. La giovane sorella inizia un viaggio alla ricerca di una parte di sé scomparsa in un punto di una cartina geografica, in una frase di un notiziario che non conosce la verità. Arriva in Afghanistan con il respiro che si è condiviso e che si vuole ritrovare.
In un paese che non ha pace, riposo, silenzio incrocia la vita di Marcus. Un uomo perso nel dolore di una donna strappata via alla realtà, all'amore, di una figlia scomparsa nel cuore della notte quando soltanto i sogni dovrebbero accarezzare la nostra pelle e non il freddo di una canna di fucile. Quest'uomo sembra sapere qualcosa su Piotr. Ma cosa? E davvero vuole parlarne?
Accanto a lui David, una spia statunitense che si trova nel paese dai tempi dell'invasione sovietica. Uomo o agente? Lui cosa sa del giovane russo? Nel gioco del mosaico che si costruisce entrano anche James e Casa, il primo un soldato delle forze speciali U.S.A. e il secondo un talebano che lotta contro l'invasione dell'occidente che vuole abbattere il suo Oriente.
Tutti sanno, ma nessuno vorrebbe. La domanda vera che si pongono e che gli viene posta dalle stesse anime è "E se la verità fosse troppo orribile?"
Lara è straniera. Di sé stessa, del paese che la guarda mentre si muove sul suo suolo, dei ricordi degli uomini che la circondano e il suo grido si unisce a quello soffocato, onnipresente dell'Afghanistan troppo piegato dal continuo calpestio degli stivali dell'Est e dell'Ovest, dall'innalzare alternato di bandiere che non portano il suo colore.
Un paese che cerca la fine del conflitto e la possibilità di poter dimenticare che "Solo i morti hanno visto la fine della guerra".
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