RECENSIONI
Carlene Thompson
Nero come il ricordo
Marcos y Marcos, Pag.335 Euro 13.50
Nel libro di Felice Accade Antologia critica del sistema delle stelle (Odradek) c'è un passo che mi interessa riportare: Anni dopo, Adolf Hitler racconta delle sue esperienze di soldato durante la prima guerra mondiale. Fra queste esperienze c'è quella sera in cui sta consumando la cena in trincea, con parecchi suoi commilitoni. All'improvviso gli parve di udire una voce che gli diceva "Alzati e allontanati da qui". La voce gli parve così chiara e insistente che lui, da buon militare, obbedì immediatamente. Prese la sua gavetta e se ne andò a mangiare solo soletto una ventina di metri più in là. Non fece in tempo a finirla che un lampo e un'assordante deflagrazione esplosero proprio nel punto che aveva appena lasciato. Una granata aveva dilaniato i suoi commilitoni, dei quali neppure uno si salvò.
Al di la del fatto, se l'episodio fosse vero, che il destino è come la sfortuna, cioè ci vede poco e mira pure male, ho voluto riportare il brano perché mi preme sottolineare come a volte le voci che si sentono costituiscano un puntello solidissimo per costruire strutture narrative funzionali. Non solo voci che si sentono, ma voci, modificate nella loro timbrica abituale, che assumono valore distorto e ambiguo (come dimenticare la voce artefatta di Anthony Perkins nel finale di Psycho quando restituisce alla madre morta vita e parola?).
Nero come il dolore di Carlene Thompson, al di là di una forma "gialla" tutto sommato "standard", è costruito proprio per rinsaldare i meccanismi di cui sopra: e la voce straniante che sembra provenire non solo dal passato, ma addirittura dall'ultraterreno, segna la storia dal principio fino all'epilogo inaspettato.
Di chi è questa voce straniante che come deus ex machina marchia la vicenda? Di una bambina che venti anni prima era stata rapita e barbaramente uccisa. Le indagini poi non avevano dato alcun frutto e l'assassino era scomparso nel nulla.
Meglio ancora: la mamma di questa bambina si trova di fronte ad una sorta di richiamo,come dicevamo prima, ultraterreno, che la pone di fronte alla possibilità di un'enigma incomprensibile proprio perché reso tale da riscontri oggettivi.
Al di là del titolo italiano (simile all'originale Black for remembrance) che in qualche modo vuole documentare un vincolo quasi indissolubile tra materia poliziesca e color nero (un po' come l'abitudine tutta italiana di inserire lo stesso aggettivo praticamente a quasi tutti i romanzi di Cornell Woolrich) la Thompson realizza un noir (appunto!) leggibile e scorrevole che cattura il lettore grazie ad una sorta di meccanicità coatta.
Intendiamoci: c'è del suo, e molto, al di là dell'artigianato e del mestiere, ma la scrittrice della West Virginia è fin troppo ligia al rispetto di certe regole e di certa prassi.
Sconsigliamo, nella "problematicità" delle voci il pensarle come risposta al silenzio della coscienza. Quando Eduardo scrisse la commedia Le voci di dentro, nella quale Alberto e Carlo Saporito denunciano l'assassinio dell'amico Aniello scomparso da qualche giorno, e accusano i loro vicini di casa, i Cimmaruta, a quello si pensava: ad una rappresentazione che esprimesse il malessere di un'umanità sorda ai richiami "dal di dentro".
Nel giallo della Thompson le intenzioni sono altre, ma non per questo meno nobili. Nero come il ricordo è una lettura intrigante.
di Eleonora del Poggio
Al di la del fatto, se l'episodio fosse vero, che il destino è come la sfortuna, cioè ci vede poco e mira pure male, ho voluto riportare il brano perché mi preme sottolineare come a volte le voci che si sentono costituiscano un puntello solidissimo per costruire strutture narrative funzionali. Non solo voci che si sentono, ma voci, modificate nella loro timbrica abituale, che assumono valore distorto e ambiguo (come dimenticare la voce artefatta di Anthony Perkins nel finale di Psycho quando restituisce alla madre morta vita e parola?).
Nero come il dolore di Carlene Thompson, al di là di una forma "gialla" tutto sommato "standard", è costruito proprio per rinsaldare i meccanismi di cui sopra: e la voce straniante che sembra provenire non solo dal passato, ma addirittura dall'ultraterreno, segna la storia dal principio fino all'epilogo inaspettato.
Di chi è questa voce straniante che come deus ex machina marchia la vicenda? Di una bambina che venti anni prima era stata rapita e barbaramente uccisa. Le indagini poi non avevano dato alcun frutto e l'assassino era scomparso nel nulla.
Meglio ancora: la mamma di questa bambina si trova di fronte ad una sorta di richiamo,come dicevamo prima, ultraterreno, che la pone di fronte alla possibilità di un'enigma incomprensibile proprio perché reso tale da riscontri oggettivi.
Al di là del titolo italiano (simile all'originale Black for remembrance) che in qualche modo vuole documentare un vincolo quasi indissolubile tra materia poliziesca e color nero (un po' come l'abitudine tutta italiana di inserire lo stesso aggettivo praticamente a quasi tutti i romanzi di Cornell Woolrich) la Thompson realizza un noir (appunto!) leggibile e scorrevole che cattura il lettore grazie ad una sorta di meccanicità coatta.
Intendiamoci: c'è del suo, e molto, al di là dell'artigianato e del mestiere, ma la scrittrice della West Virginia è fin troppo ligia al rispetto di certe regole e di certa prassi.
Sconsigliamo, nella "problematicità" delle voci il pensarle come risposta al silenzio della coscienza. Quando Eduardo scrisse la commedia Le voci di dentro, nella quale Alberto e Carlo Saporito denunciano l'assassinio dell'amico Aniello scomparso da qualche giorno, e accusano i loro vicini di casa, i Cimmaruta, a quello si pensava: ad una rappresentazione che esprimesse il malessere di un'umanità sorda ai richiami "dal di dentro".
Nel giallo della Thompson le intenzioni sono altre, ma non per questo meno nobili. Nero come il ricordo è una lettura intrigante.
di Eleonora del Poggio
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