RECENSIONI
Stefano Moretti
Scappare fortissimo
Einaudi, Pag. 441 Euro 24,00
Dice l'autore parafrasando Tolstoji: Tutti i normali sono noiosi allo stesso modo, ogni frocio è noioso a modo suo. Non sono d'accordo, la froceria, di per sé, è noiosa.
Ma la quistione semmai è un'altra e specifica: perché gli scrittori froci sono altrettanto se non più noiosi? E non mi riferisco a quella pletora di inutili scribacchini (Cotroneo, Bo, Pastore, Severini, Reim e ci metto pure l'ultimo Cunningham...), ma a quei pochi e lucidi esempi che nonostante le lagne mantengono una dirittura intellettuale non indifferente (Siti soprattutto, Angelo Morino, ma pure il malmestoso Busi anche se per lui il discorso si differenzia).
La risposta non è facile anche se è davanti agli occhi di tutti: la coazione a ripetere e l'ossessione genitale come visione unica della vita (per Siti è l'ossessione dei muscoli, ma si sa, ogni chiodo fisso di per sé è perdizione e annullamento).
Moretti, alla sua prima opera narrativa (pare sia poeta, ma io aborro i poeti), intigne in quella melassa che proprio perché appiccicosa è difficile da scrollare. Scappare fortissimo è un lungo (441 pagine mica è uno scherzo... e tra l'altro pure costoso!), noiosissimo excursus nella vita gaya e mondana del nostro paese e del mondo. E dove lo sport preferito del protagonista, tal Giovanni Prati, è rimorchiare giovini (non più di 25/28 anni) nonostante dichiari una sorta di resa per via della imminente vecchiaia (Ma anche allora avrei potuto spiegargli, ad esempio, che non facevo che sognare ragazzi e tuttavia mi dava fastidio immaginare quel rudere del mio corpo nudo addosso ai loro corpi bellissimi).
Macché: nonostante certe premesse il 'nostro' ha difficilmente delle debacles (plurale?), scopa che è un piacere, rimorchia la meglio piazza, persino cazzutissima (sospetto uccelli non inferiori ai 20 centimetri) e non sa, come si suol dire in questi casi, a chi dare i resti.
Passa, per me, in secondo piano l'attività lavorativa del Prati, una sorta di management aeronautico che lo costringe a viaggiare per il mondo (ma lui è come i marinai, ha ragazzi bellissimi in ogni porto, marchettari e non) e a scontrarsi con le rimostranze di una sua gatta che ogni volta s'offende quando lui fa le valigie.
E' un peccato che Scappare fortissimo sia di tale materia ad un passo dal fecale (si sa, le ossessioni sono come gli ospiti, dopo tre giorni puzzano), perché la struttura dell'impianto è solida e di salute buona e non mancano pure appunti gagliardi. Per esempio a pag. 260: A Varsavia ho avuto tanti ragazzi. Come in tutti i paesi dove ci sono troppi preti, i giovani sono molto disponibili. Abituati. Diciamo aperti. O a pag. 157: Prima di tutto mi viene da dire che alle donne dovrebbe essere proibito scrivere di froci (e se suggerissi tout-court?).
Ma la movida gay, protagonista di questo barboso romanzo, è straripante ed inutile, come inutili le ombre dei personaggi che si muovono all'interno di essa: fatti (è proprio il caso di dire) di coca, popper e altre schifezze e persi in una transumanza di corpi che stanno alla pastorizia come Berlusconi alla mignotteria. Dunque tutto appropriato.
Si sa, il sottoscritto scopa poco: vuoi vedere che è tutta invidia?
di Alfredo Ronci
Ma la quistione semmai è un'altra e specifica: perché gli scrittori froci sono altrettanto se non più noiosi? E non mi riferisco a quella pletora di inutili scribacchini (Cotroneo, Bo, Pastore, Severini, Reim e ci metto pure l'ultimo Cunningham...), ma a quei pochi e lucidi esempi che nonostante le lagne mantengono una dirittura intellettuale non indifferente (Siti soprattutto, Angelo Morino, ma pure il malmestoso Busi anche se per lui il discorso si differenzia).
La risposta non è facile anche se è davanti agli occhi di tutti: la coazione a ripetere e l'ossessione genitale come visione unica della vita (per Siti è l'ossessione dei muscoli, ma si sa, ogni chiodo fisso di per sé è perdizione e annullamento).
Moretti, alla sua prima opera narrativa (pare sia poeta, ma io aborro i poeti), intigne in quella melassa che proprio perché appiccicosa è difficile da scrollare. Scappare fortissimo è un lungo (441 pagine mica è uno scherzo... e tra l'altro pure costoso!), noiosissimo excursus nella vita gaya e mondana del nostro paese e del mondo. E dove lo sport preferito del protagonista, tal Giovanni Prati, è rimorchiare giovini (non più di 25/28 anni) nonostante dichiari una sorta di resa per via della imminente vecchiaia (Ma anche allora avrei potuto spiegargli, ad esempio, che non facevo che sognare ragazzi e tuttavia mi dava fastidio immaginare quel rudere del mio corpo nudo addosso ai loro corpi bellissimi).
Macché: nonostante certe premesse il 'nostro' ha difficilmente delle debacles (plurale?), scopa che è un piacere, rimorchia la meglio piazza, persino cazzutissima (sospetto uccelli non inferiori ai 20 centimetri) e non sa, come si suol dire in questi casi, a chi dare i resti.
Passa, per me, in secondo piano l'attività lavorativa del Prati, una sorta di management aeronautico che lo costringe a viaggiare per il mondo (ma lui è come i marinai, ha ragazzi bellissimi in ogni porto, marchettari e non) e a scontrarsi con le rimostranze di una sua gatta che ogni volta s'offende quando lui fa le valigie.
E' un peccato che Scappare fortissimo sia di tale materia ad un passo dal fecale (si sa, le ossessioni sono come gli ospiti, dopo tre giorni puzzano), perché la struttura dell'impianto è solida e di salute buona e non mancano pure appunti gagliardi. Per esempio a pag. 260: A Varsavia ho avuto tanti ragazzi. Come in tutti i paesi dove ci sono troppi preti, i giovani sono molto disponibili. Abituati. Diciamo aperti. O a pag. 157: Prima di tutto mi viene da dire che alle donne dovrebbe essere proibito scrivere di froci (e se suggerissi tout-court?).
Ma la movida gay, protagonista di questo barboso romanzo, è straripante ed inutile, come inutili le ombre dei personaggi che si muovono all'interno di essa: fatti (è proprio il caso di dire) di coca, popper e altre schifezze e persi in una transumanza di corpi che stanno alla pastorizia come Berlusconi alla mignotteria. Dunque tutto appropriato.
Si sa, il sottoscritto scopa poco: vuoi vedere che è tutta invidia?
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