RECENSIONI
Jenny Offill
Sembrava una felicità.
NNE, Traduzione di Francesca Novajra, Pag. 157 Euro 15,00
La moglie pensa che il suo vecchio mondo era migliore. Lei dice che lui ha sbandato. L’analista dice che si è infatuato. Lei non vuole raccontare quello che dice il marito.
Tanto lui, qualche giorno dopo, ritratta tutto.
Non è mica facile starle dietro. Jenny Offill si presenta così, con una scrittura abile ma fantasiosa, ostile alla banalità, ma non per questo ricercata. La sua è una letteratura che si apre al mondo, ma nello stesso tempo si chiude all’improvviso tagliando i ponti con la realtà.
Intanto vediamo cosa racconta.
E’ presto detto: c’è un pre e un post matrimonio. Il pre fatto di sospiri e languide carezze, il post fatto di incertezze e di rabbia.
E’ presto detto: nella vita della ragazza eroina di Offill c’è un pre e un post. Il pre di una esistenza che si vorrebbe letteraria, sì proprio così, fatta di successi e di gloria e il post fatto di un’unione voluta (c’è pure una figlia) ma non per questo accettata fino alla fine.
Inutile girarci intorno: il libro è un continuo riflettere su cosa si vorrebbe fare, su cosa conviene insistere e su cosa invece non si dovrebbe affrontare.
Con uno stile letterario che seppur vivo e sincero non può non essere femminile: la Offill intercala sapientemente citazioni di Ovidio, Socrate, Coleridge, Barthele (Uno studente ha chiesto a Donald Barthelme come diventare uno scrittore migliore. Barthelme gli ha consigliato di leggersi tutta la storia della filosofia dai presocratici ai pensatori moderni. Lo studente si è chiesto come avrebbe potuto farlo. “probabilmente stai sprecando il tuo tempo in cose come mangiare o dormire” osservò Barthelme. “Piantala e mettiti a leggere tutta la filosofia e la letteratura”. E anche l’arte, aggiunse. E la politica.) e lo fa sempre con un’astuzia e un’ironia che a volte il lettore si trova un pochino spaesato e sconvolto.
Quello che a volte sembra un mémoire, e a volte un flusso di coscienza inarrestabile alla fine diventa anche un diario personale, persino stucchevole.
Non me ne voglia la Offill, ma di tutto il suo sapiente intercalare ci rimangono degli sprazzi forse intelligenti ma poi, con tutto il rispetto per la letteratura, anche delle pillole stucchevoli di manierismo tout court.
Della serie: o da una parte o dall’altra. Io sto dall’altra.
di Eleonora del Poggio
Tanto lui, qualche giorno dopo, ritratta tutto.
Non è mica facile starle dietro. Jenny Offill si presenta così, con una scrittura abile ma fantasiosa, ostile alla banalità, ma non per questo ricercata. La sua è una letteratura che si apre al mondo, ma nello stesso tempo si chiude all’improvviso tagliando i ponti con la realtà.
Intanto vediamo cosa racconta.
E’ presto detto: c’è un pre e un post matrimonio. Il pre fatto di sospiri e languide carezze, il post fatto di incertezze e di rabbia.
E’ presto detto: nella vita della ragazza eroina di Offill c’è un pre e un post. Il pre di una esistenza che si vorrebbe letteraria, sì proprio così, fatta di successi e di gloria e il post fatto di un’unione voluta (c’è pure una figlia) ma non per questo accettata fino alla fine.
Inutile girarci intorno: il libro è un continuo riflettere su cosa si vorrebbe fare, su cosa conviene insistere e su cosa invece non si dovrebbe affrontare.
Con uno stile letterario che seppur vivo e sincero non può non essere femminile: la Offill intercala sapientemente citazioni di Ovidio, Socrate, Coleridge, Barthele (Uno studente ha chiesto a Donald Barthelme come diventare uno scrittore migliore. Barthelme gli ha consigliato di leggersi tutta la storia della filosofia dai presocratici ai pensatori moderni. Lo studente si è chiesto come avrebbe potuto farlo. “probabilmente stai sprecando il tuo tempo in cose come mangiare o dormire” osservò Barthelme. “Piantala e mettiti a leggere tutta la filosofia e la letteratura”. E anche l’arte, aggiunse. E la politica.) e lo fa sempre con un’astuzia e un’ironia che a volte il lettore si trova un pochino spaesato e sconvolto.
Quello che a volte sembra un mémoire, e a volte un flusso di coscienza inarrestabile alla fine diventa anche un diario personale, persino stucchevole.
Non me ne voglia la Offill, ma di tutto il suo sapiente intercalare ci rimangono degli sprazzi forse intelligenti ma poi, con tutto il rispetto per la letteratura, anche delle pillole stucchevoli di manierismo tout court.
Della serie: o da una parte o dall’altra. Io sto dall’altra.
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