RECENSIONI
Suso de Toro
Uomo senza nome
Gran via, Pag. 303 Euro 18,00
Ci serviamo del foglio informativo per decifrare la sostanza, poi aggiungiamo di nostro.
Contenuto: in un ospedale di Santiago di Compostella, un vecchio in fin di vita racconta le sue esperienze nella Berlino degli anni trenta; nella repressione contro i repubblicani in Galizia nel 1936; nella campagna a fianco dei nazisti a Leningrado e lo fa vantandosi dei suoi peccati senza cercare consolazione o perdono.
Parole chiave: storia del XX sec., Galizia, seconda guerra mondiale, Germania nazista, crudeltà individuale e violenza politica.
Pubblico: lettori adulti, appassionati di romanzi storici con una tensione che ricorda quello di Primo Levi e (aggiungo io) antifascisti.
Diamo ora la parola al protagonista, che così si qualifica nel migliore dei modi:
Tutti lì che continuate a parlare senza sosta, su questo e quello, questa novità, quell'artista, quel filosofo... Andate affanculo tutti. Se volete leggere, allora leggete, però leggete Nietzsche, cazzo. Leggetelo tutti, coglioni. E poi parliamo. (Pag. 152).
Per conoscere la sofferenza e l'agonia, bisogna realizzarle, nella pratica, o soffri tu o soffre un altro. E così io faccio soffrire, torturo, per vedere com'è, qual è il limite della condizione umana. Consideralo una pratica clinica della mia professione di medico. (pag. 165)
Oggi essere nell'avanguardia della storia, essere rivoluzionario, passa per i pestaggi di ebrei e rossi (Pag. 169).
Ragazzo! Ehi, tu, sì, tu! Porta immediatamente un cognac a questo sacerdote! Certo che sono entrato nella casa di Pietro, e sono stato benedetto da papa Pio. Siamo stati tutti benedetti, tremila legionari e noi della Falange, schierati nel cortile di San Damaso. Il papa è passato in mezzo a noi dandoci la sua benedizione. (Pag. 239-39).
La verità è solo nella guerra (Pag. 247).
Il libro, nonostante qualche aggravio di troppo e le ossessionanti ripetizione del 'boia (che a lungo andare hanno un leggero effetto ammorbante) è un limpido ritratto di un'epoca, dello spirito di un tempo. Ma come giustamente dice un altro protagonista... Non credo che questa storia dello spirito del tempo autorizzi a commettere atrocità come quelle che si commisero. Lo spirito dell'epoca può dare una spiegazione ma non giustifica gli assassini. (Pag. 147).
Tradotto molto brillantemente dal galego da Fabio Angelli, conferma ancora una volta come gli autori spagnoli, molto più di quelli italiani, ma in genere di quelli europei, abbiano a cuore la rivisitazione del passato senza intendimenti censori, autoassolutori se non addirittura reazionari o pacificatori. A che serve la pacificazione se poi il nocciolo del contendere è la menzogna?
di Alfredo Ronci
Contenuto: in un ospedale di Santiago di Compostella, un vecchio in fin di vita racconta le sue esperienze nella Berlino degli anni trenta; nella repressione contro i repubblicani in Galizia nel 1936; nella campagna a fianco dei nazisti a Leningrado e lo fa vantandosi dei suoi peccati senza cercare consolazione o perdono.
Parole chiave: storia del XX sec., Galizia, seconda guerra mondiale, Germania nazista, crudeltà individuale e violenza politica.
Pubblico: lettori adulti, appassionati di romanzi storici con una tensione che ricorda quello di Primo Levi e (aggiungo io) antifascisti.
Diamo ora la parola al protagonista, che così si qualifica nel migliore dei modi:
Tutti lì che continuate a parlare senza sosta, su questo e quello, questa novità, quell'artista, quel filosofo... Andate affanculo tutti. Se volete leggere, allora leggete, però leggete Nietzsche, cazzo. Leggetelo tutti, coglioni. E poi parliamo. (Pag. 152).
Per conoscere la sofferenza e l'agonia, bisogna realizzarle, nella pratica, o soffri tu o soffre un altro. E così io faccio soffrire, torturo, per vedere com'è, qual è il limite della condizione umana. Consideralo una pratica clinica della mia professione di medico. (pag. 165)
Oggi essere nell'avanguardia della storia, essere rivoluzionario, passa per i pestaggi di ebrei e rossi (Pag. 169).
Ragazzo! Ehi, tu, sì, tu! Porta immediatamente un cognac a questo sacerdote! Certo che sono entrato nella casa di Pietro, e sono stato benedetto da papa Pio. Siamo stati tutti benedetti, tremila legionari e noi della Falange, schierati nel cortile di San Damaso. Il papa è passato in mezzo a noi dandoci la sua benedizione. (Pag. 239-39).
La verità è solo nella guerra (Pag. 247).
Il libro, nonostante qualche aggravio di troppo e le ossessionanti ripetizione del 'boia (che a lungo andare hanno un leggero effetto ammorbante) è un limpido ritratto di un'epoca, dello spirito di un tempo. Ma come giustamente dice un altro protagonista... Non credo che questa storia dello spirito del tempo autorizzi a commettere atrocità come quelle che si commisero. Lo spirito dell'epoca può dare una spiegazione ma non giustifica gli assassini. (Pag. 147).
Tradotto molto brillantemente dal galego da Fabio Angelli, conferma ancora una volta come gli autori spagnoli, molto più di quelli italiani, ma in genere di quelli europei, abbiano a cuore la rivisitazione del passato senza intendimenti censori, autoassolutori se non addirittura reazionari o pacificatori. A che serve la pacificazione se poi il nocciolo del contendere è la menzogna?
di Alfredo Ronci
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