RECENSIONI
Aldo Busi
Vacche amiche (un’autobiografia non autorizzata).
Marsilio, Pag. 177 Euro 15,00
Di nuovo Busi.
Dico di nuovo perché negli ultimi anni la sua spasmodica attività di scrittore contemporaneo ci ha fatto ricordare quello che andava dicendo agli inizi di carriera: che avrebbe realizzato solo quattro romanzi e che l’ultimo sarebbe stato (ma anche gli altri tre, no?) un capolavoro.
Ora la sua bibliografia è riportata non alla pagina tre del libro, ma all’interno dello stesso, perché quello che ha realizzato in tutto questo tempo supera di gran lunga qualsiasi altro parto di scrittore indigeno e anche di qualsiasi scrittore tout court (e di cui Busi parla solo quando mette da parte le sue ossessioni).
Insomma, dopo El especialista de Barcelona (tra l’altro tra i 5 migliori romanzi secondo il Paradiso degli Orchi), dopo E Baci e Sentire le donne, il nostro ha osato scrivere un altro libro che, dannatamente onesto, si definisce un’autobiografia non autorizzata.
Cerchiamo di chiarire.
Autorizzato o no, questo libro non è un’autobiografia, ma un lamento continuo di uno scrittore che tutti noi riteniamo valido (in alcuni casi persino non sostituibile), ma che troppo spesso preso dalle sue ossessioni, fa di tutta un’erba un fascio e le piccole (o grandi) cose si perdono in un mare di caleidoscopiche banalità.
Parte bene, come quando parla di come essere scrittore… e con l’istinto soltanto non avrei mai scritto nessun romanzo nemmeno quando qualcuno ancora li comprava e li leggeva, così non voglio spendere una parola in più per ripetere che l’opera di letteratura non è mai un saggio o una narrazione storica, di fonte documentale o fittizia che sia, ma un romanzo, un romanzo contemporaneo, che può, tanto per mettere soltanto alcuni dei paletti etici ed estetici, essere scritto non solo da uno scrittore ma da un uomo che al contempo sia un uomo libero, libero da barriere di rispetto e da autocensure che non siano quelle inerenti l’estetica del linguaggio e dell’economia dell’opera in sé e per sé.
Poi, tranne qualche altra breve illuminazione, il solito sacramentare che puntualmente si verifica in ogni sua opera (Proust, che si salva, ma mandiamo al diavolo il suo traduttore, Raboni, De Sade che sembra parlare solo dei suoi problemi con la toilette, le due o tre mignotte, che lui non definisce così… ma peggio ancora, che pensano di tirarlo a sé, ma lungi dal riuscirci, il cattolicesimo e tutto quello che si porta dietro… e molto altro ancora).
Io dico sì, si può, anzi si deve trovare un editore che pubblichi Busi (teniamolo lontano dai premi narrativi), ma che lo stesso, pervaso da un senso quasi mistico della narrativa, gli imponga di pubblicare l’ultimo capolavoro.
Delle sue ossessioni non ce ne importa mica.
di Alfredo Ronci
Dico di nuovo perché negli ultimi anni la sua spasmodica attività di scrittore contemporaneo ci ha fatto ricordare quello che andava dicendo agli inizi di carriera: che avrebbe realizzato solo quattro romanzi e che l’ultimo sarebbe stato (ma anche gli altri tre, no?) un capolavoro.
Ora la sua bibliografia è riportata non alla pagina tre del libro, ma all’interno dello stesso, perché quello che ha realizzato in tutto questo tempo supera di gran lunga qualsiasi altro parto di scrittore indigeno e anche di qualsiasi scrittore tout court (e di cui Busi parla solo quando mette da parte le sue ossessioni).
Insomma, dopo El especialista de Barcelona (tra l’altro tra i 5 migliori romanzi secondo il Paradiso degli Orchi), dopo E Baci e Sentire le donne, il nostro ha osato scrivere un altro libro che, dannatamente onesto, si definisce un’autobiografia non autorizzata.
Cerchiamo di chiarire.
Autorizzato o no, questo libro non è un’autobiografia, ma un lamento continuo di uno scrittore che tutti noi riteniamo valido (in alcuni casi persino non sostituibile), ma che troppo spesso preso dalle sue ossessioni, fa di tutta un’erba un fascio e le piccole (o grandi) cose si perdono in un mare di caleidoscopiche banalità.
Parte bene, come quando parla di come essere scrittore… e con l’istinto soltanto non avrei mai scritto nessun romanzo nemmeno quando qualcuno ancora li comprava e li leggeva, così non voglio spendere una parola in più per ripetere che l’opera di letteratura non è mai un saggio o una narrazione storica, di fonte documentale o fittizia che sia, ma un romanzo, un romanzo contemporaneo, che può, tanto per mettere soltanto alcuni dei paletti etici ed estetici, essere scritto non solo da uno scrittore ma da un uomo che al contempo sia un uomo libero, libero da barriere di rispetto e da autocensure che non siano quelle inerenti l’estetica del linguaggio e dell’economia dell’opera in sé e per sé.
Poi, tranne qualche altra breve illuminazione, il solito sacramentare che puntualmente si verifica in ogni sua opera (Proust, che si salva, ma mandiamo al diavolo il suo traduttore, Raboni, De Sade che sembra parlare solo dei suoi problemi con la toilette, le due o tre mignotte, che lui non definisce così… ma peggio ancora, che pensano di tirarlo a sé, ma lungi dal riuscirci, il cattolicesimo e tutto quello che si porta dietro… e molto altro ancora).
Io dico sì, si può, anzi si deve trovare un editore che pubblichi Busi (teniamolo lontano dai premi narrativi), ma che lo stesso, pervaso da un senso quasi mistico della narrativa, gli imponga di pubblicare l’ultimo capolavoro.
Delle sue ossessioni non ce ne importa mica.
di Alfredo Ronci
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Aldo Busi
L’altra mammella delle vacche amiche
Marsilio, Pag. 463 Euro 18,00La libertà non è un diritto, è un sapere costante nel tempo, una capacità di resistenza alla tentazione di asservirsi, una curiosità per le lande più inesplorate del cervello umano a contatto con il mondo ma innanzitutto a contatto con se stesso, a cui ritorna e a cui deve dare conto di quanto ha fatto fuori il suo portatore.
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