Cinema e Musica

Livello alto, riuscita diversa, originale: 'Nessuno mi può giudicare' di Massimiliano Bruno
Era da tanto tempo che non si vedeva una commedia italiana di questo livello. Livello alto, riuscita diversa, originale. Ci voleva Massimiliano Bruno, magistrale attore di teatro, già sceneggiatore per i film di successo di Fausto Brizzi, alla sua prima prova come regista. La storia è semplice. Alice (Paola Cortellesi) è una ricca signora borghese romana, snob, sposata a un industriale dei sanitari e pure mezza razzista. Vivono a Roma Nord in un villone con tanto di servitù. Un bel giorno lui muore e lei si ritrova piena di debiti col figlio piccolo e costretta sul lastrico. Così sarà obbligata a cambiare quartiere.

Noia ed emozioni nel disco di Brad Mehldau e Anne Sofie Von Otter: 'Love songs'
Il miglior pianista 'figo del bigonzo' del pianeta l'ha fatta un po' grossa. Brad Mehldau, ormai prestato da anni al jazz, lui che ha una formazione del tutto classica, ha chiamato la mezzo soprano svedese Anne Sofie Von Otter (recidiva: nel 2001 si fece produrre da Elvis Costello per un album, For the stars, di indubbia grazia e suggestione) e le ha fatto incidere un doppio album. Ma se il secondo cd, con tutti i suoi difettucci, per lo meno ti rischiara la giornata, il primo attira nuvole e temporale.

Ma non rompete. Questi son dischi! Mina: 'Je suis - Yo soy - I am'
Spesso mi si dice che ascolto robaccia. Me ne vanto: ma il problema è vedere se il nazional popolare di cui mi nutro ha valenza o se è solo deriva del più trito piagnisteo italico.
L'ulteriore gradino di discernimento riguarda la tradizione: e qui, se permettete, millanto conoscenze di una certa consistenza, Vuoi l'età, vuoi una certa propensione per la curiosità e gli aspetti anche ludici della questione di cui si tratta. Insomma, provate a mettere in discussione quello che sto per scrivere e vi spacco le gengive.

Ma con i Calexico Amos Lee c'ha guadagnato? Boh. Comunque sia... 'Mission Bell',.
Un disco atteso, almeno da me, in modo spasmodico. Amos Lee e le sue melodie fresche e accattivanti. Nulla di rivoluzionario in quello che fa , ma una buona canzone accompagnata da una voce intensa produce sempre un bell'effetto. Perché poi diciamocelo, Lee non è un grande poeta, è un semplice menestrello che però possiede l'arte della fascinazione.
Per mesi si è vociferato della collaborazione con i Calexico, poi l'ufficializzazione è arrivata

Gratta gratta e ti esce il disagio: 'C'è un me dentro di me' di Giovanni Truppi.
Questo è un disco che va 'grattato', nel senso che bisogna scavare nell'ascolto per trovare alfine la perla: perché c'è. La superficie appare gioiosa e scanzonata, ma l'interno è meno spensierato di quanto si potrebbe pensare. In più un approccio vocale che in terra italica è inusuale ed impensabile.
Giovanni Truppi è un giovane cantautore napoletano che ha alle spalle, nonostante l'età, un curriculum di tutto rispetto. Che riversa poi con elegante nonchalance nelle sue canzoni.

Sono loro il vero pop anni'80 e sono tornati per riprenderselo con la sola 'D', quella di Duran Duran
Partiamo dal fatto che non se ne può più di questo ritorno agli anni'80. In musica soprattutto. Tutti che tentano, imitano, abbozzano, propongono. Così, il gruppo simbolo di un certo pop, di un certo romanticismo dandy che tanto fece infuriare all'epoca i critici barbuti (e barbosi) e ultra ortodossi del rock, tornano di nuovo a dar fastidio ai puristi snob della musica "artistica". A tre anni dal loro ultimo lavoro prodotto da Justin Timberlake, Simon le Bon, John Taylor e Nick Rhodes cercano di ripigliarsi gli anni'80. E ci riescono benissimo. All you neeed is now è una vera bomba di ritmo.

La felicità non è tutto, pare suggerirci Lucinda Williams: 'Blessed'.
Ad essere sinceri l'aspettavamo da un po' questo disco, e alla fine è arrivato. E lei ci sembra di nuovo in carreggiata, dopo qualche leggero sbandamento nelle ultime prove.
Ha confessato che sta bene, che è felice e che ha una vita che la soddisfa, ma nonostante ciò non rinuncia a parlarci di un mondo in difficoltà e delle malinconie dell'esistenza.
La musica è sempre quella, diretta e coinvolgente, divisa quasi equanimemente tra ballate e cavalcate rock (Blessed da questo punto di vista è più 'posato': c'è una maggiore prevalenza di 'lenti')

Raphael Gualazzi: ma sarà il Costello de noantri?
La Caselli è sempre ad un passo dall'essere dirigente e manager coi fiocchi: anche Gualazzi è sua creatura ed il fatto che il giovine gigante (siamo sul metro e novanta e oltre) abbia sbancato a Sanremo la dice lunga sulle capacità dell'ex casco d'oro.
Ma si diceva noi: sempre ad un passo da...
Il gruppo di punta della Cgd (Bocelli è un caso a parte), I Negroamaro, secondo me stazionano in una sorta di limbo dove da una parte c'è l'eccellenza e dall'altra c'è il cattivo gusto... ma stazionano.

I rumori del mondo nella calma di Cristina Donà: 'Torno a casa a piedi'.
Anche lei ha avuto un figlio, ma non ci ha scassato le palle come la Nannini: non si è fatta fotografare col pancione, non ha negato la paternità, e non ha fatto un disco sulla bellezza della nascita perché si sa, anzi tutto il mondo sa, che prima di lei miliardi di donne hanno fatto la stessa cosa con discrezione e senza sbandierarlo ai quattro venti.
Certo, anche la Donà s'è sentita coinvolta dall'evento, ma l'accenno è pacato e più lucido: 'Bimbo dal sonno leggero' più che sulla meraviglia del creato e del creare, è una saggia considerazione sulla durezza della vita.

Attenti all'underground romano. È pieno di talenti introversi, come i Dolcevena.
Non li sentirete in radio purtroppo. Il loro disco, il terzo album in studio, Etymology, è auto-prodotto. Magari lo trovate su internet (http://www.myspace.com/dolcevena), lo comprate su I Tunes. Vale la pena. Il loro è un rock grezzo, viscerale, psichedelico e la voce di Simone rende i pezzi tremendamente romantici, a volte strazianti. È quel tratto che, nell'underground romano, li caratterizza fortemente. I brani di questo nuovo album dei Dolcevena sono, in linea con il precedente The looking glass self,
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