Cinema e Musica

Timothy, un talento nei talenti dell'underground romano. "Some page quarters" suona american indie d'autore.
E' bello poter parlare in maniera positiva della musica italiana. Soprattutto quando è romana e viene eseguita in lingua inglese, soprattutto quando si lega alla grande tradizione del rock d'autore, a metà fra le classical ballads dei cantautori americani e l'indie degli anni novanta. Timothy, al secolo Tiziano Russo, bassista di quella grandiosa band romana che sono i Dolcevena, sforma il suo primo lavoro individuale, interamente auto-prodotto, auto-distribuito e auto-realizzato, con una raffinatissima veste grafica in cartonato bianco.

Vocalese all'italiana: 'Edizione straordinaria' delle Voci di Corridoio.
Gli italiani non hanno una grande tradizione in fatto di vocalese (gli americani in questo sono maestri), e quando qualche sciagurato prova a metter su un progetto è subito emarginato dal mercato anche se poi il risultato è del tutto pregevole. Prendiamo ad esempio i Cluster, che i più assidui frequentatori della tv ricorderanno in alcune apparizione a X-Factor: hanno qualità prodigiose, tanto da essere stati recentemente inseriti in una lista internazionale tra i migliori 'vocalisti' in circolazione e che meriterebbero una considerazione più pubblica. Ma il paese ed il gusto musicale indigeno non raccoglie. Sordo si direbbe.

Un bignami del tempo che fu: 'Pilgrim's progress' dei Kula Shaker
Strano e curioso il mondo: ci si strappa i capelli (per chi li ha ancora) sul perché il mercato imponga le sue scelte ovunque e comunque e poi non sappiamo cogliere i frutti di qualche scelta coraggiosa che conferma l'eccezionalità della regola.
Metti i Kula Shaker: K, il loro esordio alla fine dei novanta (1996 per la precisione)aveva fatto il boom e se il gruppo avesse insistito con la formula brit-pop nessuno avrebbe avuto da ridire e il pubblico avrebbe plaudito.

Gli Interpol sono un po' diversi, ma non per questo inferiori
In realtà volevano suonare come in Turn on the bright light, il loro primo album, ma non è che ci siano riusciti appieno, per fortuna aggiungo. Gli Interpol di Paul Banks, gruppo che Robert Smith ha definito il migliore del decennio (e condivido), sono tornati con il loro quarto album, chiamato semplicemente Interpol. A me l'album piace, e molto. E dirò pure una cosa, sono diversi, sì, sufficientemente diversi dai primi ma, forse, migliori, perché non suonano più come uno scimmiottamento, seppure grandioso, dei Joy Division

Elogio della purezza: a settant'anni Judy Collins incide 'Paradise'.
Scrive bene Riccardo Bertoncelli: Chi gode di un disco del genere sappia che è destinato all'isolamento sociale e agli scherni degli amici - un modo eccellente, direi, di essere diversi.
Sì, perché ascoltare Judy Collins, ormai settantenne, alle prese con un repertorio che non si distacca minimamente da quello che lei ha sempre cantato è un bel tuffo nostalgico nel folk westcoastiano del bel tempo che fu.
Lei, per i più distratti, per i figliocci dell'indie rock, per gli ignoranti che ignorano è la famosa 'Judy blues eyes'

Famolo santo: 'Thank you for your love' il nuovo Ep di Antony and the Johnsons.
Antony ormai ci ha abituato: prima dell'uscita del nuovo lavoro pubblica un EP di assaggio, come se volesse dissetare gli innumerevoli fans sparsi in tutto il mondo (in Italia i suoi concerti sono sempre sold out). L'angelo asessuato del pop contemporaneo dunque ci riprova. Il suo nuovo disco uscirà i primissimi di ottobre: ecco dunque una parziale anteprima.
Dico parziale perché pare che dei cinque brani qui presenti solo 'Thank you for your love' ne farà parte: il resto, e vedremo nei dettagli, sono cover ed noisettes sfiziose da sgranocchiare quando si è preda dei morsi della mestizia.

Il compositore che piacerebbe a Bertolucci: 'A Mäe' di Rodrigo Leao & Cinema Ensemble.
Più passano gli anni e più si capisce che il leader incontrastato dei Madredeus era proprio Rodrigo Leao. Con la sua uscita il gruppo ha perso un po' di smalto (c'è qualcuno che li ricorda dopo Ainda?) ma gli ascoltatori hanno guadagnato un compositore coi fiocchi, uno straordinario assemblatore di musiche da film.
Già Cinema, del 2006, aveva detto abbastanza con la perfetta mescidazione di generi, dal pop al classico alla colonna sonora:

L'inossidabile elettro danza dei Fratelli Chimici. 'Further' dei Chemical Brothers.
Primo venne il singolo. Swoon. Un tormentone inascoltabile e monocorde, riempito a tratti dal solito dirompente crescendo techno, e un video beota col quale si sono riannunciati al mondo. Eccoci, siamo tornati, siamo i Fratelli Chimici (in arte Chemical Brothers) e veniamo per farvi s-ballare, al solito. Solo che stavolta pure se la radio l'hanno lanciata come si deve, il successo non è stato così clamoroso. E allora, per curiosità, ho comunque voluto dar loro fiducia. E ho fatto bene. Perché anche stavolta il duo Rowland/Simons ci ha preso. Swoon è solo un noiosissimo incidente di percorso.

Luci e soprattutto ombre nella disperazione di Brendan Perry: dopo nove anni arriva 'Ark'.
Eh sì, abbiamo dovuto aspettare ben nove anni per avere il seguito di Eye of the hunter, lo splendido lavoro solista dell'ex cantante dei Dead can dance. Lavoro che a qualcuno aveva fatto gridare al miracolo per quella sorta di 'intuizione' buckleyana che si credeva definitivamente perduta (l'anno prima, esattamente nel 2000, Brendan Perry aveva già mostrato la sua venerazione per lo sfortunato artista, partecipando al disco Tribute to Tim Buckley e convincendo col rifacimento di un classico: Dream letter).

L'Elvis più bello di sempre è tornato. 'Live at the Fillmore' di Chris Isaak.
C'eravamo appena compiaciuti con un album, Mr Lucky, che aveva colmato una lacuna durata ben sette anni (le ultime cose erano state un live in Australia, un best ed un disco natalizio) che Chris Isaak, icona sexy di almeno due generazioni, ci regala un altro live. E che live!
E' davvero un piacere sentirlo, con quell'inflessione presleyana che non ha mai fatto gridare alla scandalo, tanto meno al plagio, semmai ha deliziato folle intere con una misura ed una qualità che lo hanno reso unico nel panorama pop internazionale.
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