I Classici

Dalle parole ai fatti: “Il marchese di Roccaverdina” di Luigi Capuana.
Gilberto Finzi, nell’introduzione al presente volume, dice: Il marchese di Roccaverdina è il titolo di un romanzo tardivo: se non capolavoro, certamente opera maggiore di uno scrittore più spesso citato che letto

Forse chiede molto di più: “Decadenza” di Luigi Gualdo.
Decadenza uscì nel 1892 per Treves, ma già in precedenza lo scrittore milanese si era fatto conoscere con altri romanzi, alcuni scritti direttamente in francese, e poi tradotti,

Della rimembranza: “La ferita dell’aprile” di Vincenzo Consolo.
Curioso il caso del libro d’esordio di Vincenzo Consolo. Uscì nel 1963 per Einaudi, ma per una serie di avvenimenti rimase, come si suol dire, carta straccia. Cioè, vendette poco o nulla.

Un ‘funzionario” o uno scrittore? Ballata e morte di un Captano del Popolo di Luigi Compagnone.
Ogni volta che si vuole fare uno studio, o semplicemente parlare di Luigi Compagnone, si è costretti a portarsi dietro gli altri nomi della letteratura napoletana: Domenico Rea, Carlo Bernari, Giuseppe Marotta, Aldo De Jaco, Michele Prisco e qualche altro ancora.

Tu, sanguinoso scrittore: “Verderame” di Michele Mari.
E’ indubbio che ci siano meccanismi ben precisi che ci indirizzano su autori invece che su altri. In questa nostra rubrica di classici, in verità, le scelte che cadono su uno scrittore invece che un altro derivano però solo dalla qualità delle loro opere

Comico, malinco(m)ico o insensato? “Gli asparagi e l’immortalità dell’anima” di Achille Campanile.
L'arte di Campanile deve nascondere un mistero: non si spiegherebbe se no un successo editoriale che dura praticamente da ottant'anni.

Un vecchio ‘ribelle’ che si ribella: “Barcelona” di Germano Lombardi.
Considerando l’anno di uscita e il fatto che fosse l’esordio narrativo di Gaetano Lombardi, possiamo dire, senza cadere nell’imprecisione, che Barcelona fu un perfetto esempio di romanzo sperimentale

Alcuni principi della neoavanguardia: “Partita” di Antonio Porta.
Spesso mi sono chiesto, a proposito della nascita della neoavanguardia e di tutto il movimento del Gruppo 63, come mai, tra gli autori e predicatori di questo vero e proprio trasferimento, ci fossero molti poeti.

Un intellettuale assai complesso: “Paolo il caldo” di Vitaliano Brancati.
Certo la vita di Brancati non fu facile. La sua adesione al fascismo fu uno dei massimi errori della sua esistenza.

Un prezioso narratore: “I ragazzi di Milano” di Mario Schettini.
Sì, Mario Schettini è davvero uno scrittore rappresentativo di una cultura e di un sentire che sono moderni (ovviamente riferito ai suoi tempi).
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