Racconti

Il principe e la signora (omaggio a Totò)
L'uomo voltò la faccia verso destra. Sapeva che lei era lì, non riusciva a vederla, ma lo sapeva. Avrebbe saputo ricostruire il volto con precisione d'artista: gli occhi verdi penetranti leggermente allungati, il naso deciso, i capelli neri, le forme dolci e morbide. Un viso lontano dai visi di bambola allora di moda, ma un viso che gli si era stampigliato a fuoco nel cuore e nel cervello e che mai, mai avrebbe potuto scordare.

Ambient otaku
Ho rimediato uno spazietto vitale risicato per sistemarci la mia roba - un monolocale. I miei possessi: un futon ammuffito, una tavola su d'un cavalletto, tre libri - scordati quali. Di notte, il termosifone fa un rumore di timpano, come le tubature sistemate sotto gli androni, la cui resistenza alla dilatazione dà un rumore stereo. Di giorno, dormo, il che m'impedisce una corretta gestione della mia vita, o di rimediare un lavoro. Mi sveglio al limite del tardo pomeriggio, guardo quelli che passano, osservo i barboni barbapapà che gironzolano, arrivo al caffè più vicino per disporre d'un PC connesso(...)

Dalla Siria con amore
Mentre scavalcava le macerie di una casa, Ahmed si era ferito al piede. Un taglio profondo un centimetro si era aperto tra l'alluce e l'indice sinistro, e del sangue chiaro e molto liquido fuoriusciva in un rigagnolo sottile. Aveva il colore del cielo di Daraa, al tramonto, dopo un giorno di massacro. Le finestre dei palazzi ancora in piedi non avevano più i vetri, e sembravano tante piccole cassette di sicurezza aperte, depredate dei loro tesori, della quotidianità di una famiglia. Ahmed si girò a destra, fissò da sopra la spalla un punto lontano tra le case, ma non vide nessuno.

Underdogs 29
'Vulcanology' era un brano degli anni '60 dal sapore vagamente esotico con schitarrate surf; ora potrebbe fare da colonna sonora al terremoto emiliano, come un filo che collega le caldere delle Salse di Nirago nel modenese, alle faglie che si sono aperte lungo le falde dei torrenti sotterrati tra Bologna e il ferrarese. La natura si è ribellata, ha ripreso il suo corso deviato dal modo di costruire e di governare degli umani, di quegli individui che non hanno rispetto degli altri e a volte, la fanno da padroni e fanno le fabbriche nei capannoni che crollano e uccidono i soliti lavoratori ricattati.

Il tempo passa, le cose cambiano
Come accade spesso in amore, quando in una coppia la passione si fa da parte per lasciare il posto all'affetto dopo tanti anni di convivenza, anche tra Lisa e Paolo con l'andare del tempo erano cambiate molte cose e dopo i primi momenti folgoranti in cui l'ardore l'aveva fatta da padrone, rallegrando e conducendo lietamente i loro giorni senza freni e ipocrisie, quel fuoco esuberante e mai sazio e che mai trovava pace a poco a poco s'era spento, lasciandoli solo con la gioia di rimestare ogni tanto col bastone tra le ceneri crude. Né erano valsi a ritrovar l'appetito la volontà e l'impegno più strenuo, spesso evocati,

Mentre scrive.
Mi ero svegliato con quell'idea, però non avevo l'abbigliamento giusto.
Allora ero tornato a casa mia, mi ero fatto una doccia, mi ero messo una tuta. Mi ero pentito della doccia subito dopo essere uscito dal box. Non aveva senso, visto che da lì a poco avrei sudato. Due docce nello stesso giorno non era di mia abitudine. Ormai, però, quello che era fatto era fatto.
Scesi le scale con frenesia. Avevo voglia di correre.

8500
8500 caratteri. Spazi inclusi.
Osservo la pagina virtuale del portatile come uno scalatore scruterebbe la roccia, su, fino alla vetta, e penso non ce la farò mai...
Un amico mi aveva consigliato questo sito web, diceva pubblicano racconti brevi, avrei dovuto tentare, almeno la smettevo di arrovellarmi in attesa di una risposta sul mio romanzo.
La cosa migliore è scrivere, con regolarità e metodo. Certo, facile per lui.
Resto davanti allo schermo cercando di spremermi un'idea.

Toc Toc
Toc toc.
Chi è?
Vado: arranca arranca, vedi se puoi fare sto scalino. Spingi spingi colle braccia, sopra il capo. Cr cr, su il lucernario, fissa dai l' appoggio che tien su ...
Oh! l' Angelo Bianco.
Come va? gli dico.
Come va tu, mi dice lui, l' Angelo Bianco.
Be'... , gli dico. Be', così, gli dico.

L'astronave
Lo vidi da lontano, solo, in mezzo a quella specie di prato che ci avevano lasciato appena terminati i palazzi nuovi, in attesa di costruirne altri. Giocava con uno scatolone di cartone. A dire il vero più che giocare, continuava a entrarne e uscirne con l'aria sempre molto seria, come se stesse facendo delle prove. Lo aveva appoggiato di lato, con l'apertura che dava direttamente sul prato, per poterci entrare a quattro zampe. Pensai che stesse giocando a fare il cane dentro la cuccia e mi avvicinai con l'intenzione di dargli noia. Non c'era molto da fare, quel pomeriggio, sembrava quasi che il mondo intorno a noi fosse sparito.

Impronte di follia
Presi il treno al volo e, in una vita incessantemente in ritardo fin dalla nascita postmatura, non potevo fare altrimenti. Ero una trenista convinta, riuscivo a salire su un treno anche per un tratto di pochissimi chilometri. Non ero una pendolare né una appassionata di paesaggi e panorami, piuttosto era solo un'esigenza congenita di vedere immagini schizzare via in sequenza senza avere il tempo materiale di memorizzarle. Un modo devastante di allenare la mia mente a far tornare a galla ricordi persi, uno stillicidio a cui non potevo e non volevo sottrarmi, un sistema tutto mio di affrontare il passato per poter vivere il presente.
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