Racconti

Fuori scena
Veramente ho sempre avuto un'affinità per la tragedia, per le situazioni complesse e drammatiche, quelle nelle quali tendi ad essere molto più che uno spettatore partecipe, e diventi piuttosto un protagonista dei tormenti umani dei parenti, degli amici, persino dei vicini di casa.
Proprio per questo il dramma mi appartiene. Anche da piccolo mi muovevo a mio agio tra le lamentele della nonna che non era mai soddisfatta della propria evacuazione quotidiana,

Nel parco
Cielo terso, aria di quiete, i fiori sul balcone: gialli, viola, colorati come un carnevale. Gli uccelli che trillano volteggiando sopra i tetti, il sole che torna a splendere, Maggio. Il mese perfetto, a metà strada tra il troppo dell'estate e il nulla dell'inverno; il mese della rinascita, delle serate all'aperto, dei vestiti leggeri, della voglia di risvegliarsi dopo il lungo letargo. Maggio è un invito, una promessa, un nuovo inizio sempre migliore, sempre carico di speranza; è il mio mese preferito.

Il missionario della scrittura
Un po' di tempo fa, in una cittadina del sud della Francia viveva uno scrittore sfortunato che si chiamava Frank Iodice. Era alto due metri e quaranta, aveva i capelli viola, che era il colore che si portava di più in quell'epoca, e aveva un paio di gambe tutte muscoli e nervi che facevano impazzire le commesse della sua città. Frank aveva coltivato fin da bambino un sogno un po' matto, quello di scrivere la storia della sua vita e farla leggere ai cittadini dell'intera Francia.

Gieffe
Un mondo a strisce di cobalto, io ho visto.
Luci accese negli specchi, io ho visto.
Ora poso i piedi sulla moquettes celeste di questa casa così fisicamente irraggiungibile, così sezionata, un modello 3D spezzato in caleidoscopici cortometraggi lunghissimi...
Sono qui. E sento il vostro silenzio.
Il silenzio incredulo e morboso di milioni di persone.

La postazione
Sono fermo nella stessa posizione da ore. Non so più quante. Il dolore al ginocchio destro è passato e le mani non tremano più. Continuo a non muovermi. Rimango immobile nella mia postazione. Invisibile. Impalpabile.
La porzione di mondo che sto osservando mi scivola veloce davanti agli occhi, dettaglio dopo dettaglio, monotona e piatta. Ho imparato a memoria ogni sfumatura della strada, le facce dei commessi, il colore delle auto parcheggiate lungo i marciapiedi, i caratteri delle insegne illuminate, il numero delle finestre dei palazzi,

Underdogs n.26
Se non vivete in una comune come me, se non vi rallegrate di vedere gli altri, se siete acidi e credete di essere intelligenti, se non fate merenda a una certa ora con gli amici, se non ballate, se pensate di essere forti perchè esistono i violenti, se le bestie vi fanno schifo, se calpestate questo giardino per dispetto, siete finiti! C'è tanto spazio: circolate, muovetevi! Chissà che non riusciate, infine, a capire che migrare, spostarsi, camminare, viaggiare, sono diritti naturali!

Il mostro prima del campanello
Sono arrivato a casa di lei intorno alle cinque del pomeriggio. Ma prima che suonassi il campanello, una strana creatura verde ha richiamato la mia attenzione.
Un verso, come un grugnito di maiale.
Eppure la creatura era piccola, sembrava un geco dai contorni del muso umani e faceva questo versaccio disgustoso. Mi ha guardato con occhio truce dall'alto del tetto, poco sopra la porta d'ingresso
della villetta.

Testuggine
Lui l'avrebbe chiamata così. Altro che i bei nomi di principi e ammiragli, l'isola che non c'era e poi ci fu e che oggi ancora non c'è e forse domani tornerà.
Lì, a nemmeno duecento braccia di mare una mattina t'appare e ti dici: cos'è? Galleggia? Affonda?
Segni della croce, fiumi di rosari, interrogazioni di vetuste quanto inutili mappe marine. Testa ciondoloni, sconforto, un po' di euforia in qualche altro. Tutti gobbi a compulsare i professoroni venuti da fuori, per trarsi d'impaccio, darci una ragione.

Natale a Città del Capo
S'era incazzato come una bestia.
Franco era sempre incazzato. A volte più del solito e quella volta s'era incazzato come una bestia. Aveva preso quel figlio di troia e l'aveva scaraventato contro la finestra che dava sul cortile. Un casino. Il vetro era esploso e le schegge avevano fatto un macello sul corpo del figlio che, coperto di sangue, s'era messo a strillare come un ossesso. S'era salvato perché la finestra stava a piano terra e perché Emma era uscita dalla camera da letto e,

Il bambino sputa latte.
Nell'aprile del 1938 nacque un bambino che non riuscirono mai a battezzare perché ogni volta che sua madre lo portava in chiesa per la cerimonia, lui iniziava a sputare latte e il parroco del paese non tollerava che gli si sporcasse il pavimento della sacrestia.
Nel frattempo la città nella quale nacque il bambino sputalatte stava passando alla storia perché durante la guerra fu rasa al suolo. I morti furono centinaia di migliaia. La chiesa fu distrutta, anche sua madre fu ammazzata.
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