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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Walter Siti

I figli sono finiti.

Rizzoli, Pag. 279 Euro 20,00
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Omnis homo mendax. Hai voglia a dire. I latini sapevano quel che scrivevano. Tutti gli uomini sono bugiardi. Vero. Persino gli scrittori, anzi, gli scrittori sono dei bugiardi patentati. Tranne qualche eccezione. Walter Siti è una di queste.
Ho ripreso a leggerlo dopo tanto, dopo anni. Figuriamoci che non ho letto nemmeno Resistere non serve a niente, premio Strega nel 2013 (sarà che ho una certa avversione per i premi letterari e più sono grandi e più sono insopportabili). Dicevo, ho ripreso a leggerlo ma qualcosa non mi è andato giù.
Nella quarta di copertina leggo una bella dichiarazione di Alessandro Piperno: Walter Siti è uno degli interpreti più intelligenti della contemporaneità. Nei suoi romanzi dà conto dell’inafferrabile che ci circonda e ci opprime, che ci disgusta e ci euforizza.
Vero, certamente, e fa anche di tutto per non apparire boomer. Il suo stile, la sua abilità di scrittore lo mette un gradino sopra tutti gli altri. Tanto per capirci: “Che ci hai scritto nel resume?”  “Ho preso contatto personalmente, collaborerò con lui al magabrain globale,in Texas… ma tu come stai?” “Il mio worklifebalance non era più attivo… ho fatto la personal shopper ma mi faceva orrore…”.
Ma poi c’è l’altro (sì l’altro stile) quello che lo fa apparire (ma in fondo lo è stato, visto che ha preso parte ad alcune trasmissioni televisive come organizzatore-scrittore) come una sorta di Maria De Filippi anche un pochino colta. Nel mezzo c’è la solita ossessione. Il muscolo, che questa volta si chiama Franco Canepari.
La sincerità di Siti (al contrario di molti altri) sta proprio in questo: nella esposizione, peraltro in alcuni casi tremendamente fisica, del suo vero e proprio incubo che rende il contorno appena percettibile. Mi chiedo: a qualcun possono interessare i rapporti tra un settantenne (il protagonista) e un ventenne (l’altro protagonista) quando il vero perno della storia (qualsiasi storia scritta da Siti) è altro, anche se può sembrare un affare secondario? Ma su, andiamo.
Siti scrive bene (anzi benissimo), come dice Piperno è uno degli interpreti più intelligenti della contemporaneità, non è un boomer (al contrario), ma ci lascia un romanzo che è vuoto a metà. Come dice lo stesso scrittore in fondo al romanzo… nemmeno i romanzieri chiudono mai, anzi riscrivono per tutta la vita l’infinito romanzo delle loro ossessioni.
A questo punto bisogna vedere se c’è il lettore che vuole ri-vivere gli stessi incubi.


di Alfredo Ronci


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E mo', che scrivo? Sì, perché il testo (proust-manniano (e mannaro), nel suo genere d'autobiografia ammalata, inferma di genio - e di trasformazione del buon borghese decadente in lupo grigio discordante amante di fisicatissimi) di Siti incorpora, con buona regola "moderna", la sua propria discussione, dàndosi, e ben giustamente, arie di romanzo saggio - che tuttavia non appàlla, siccome il Nostro è narratore di buon nerbo, e se pubblicasse in economica concorrerebbe con la Tamaro a gran vantaggio dell'acquirente (...)

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Credo che a Siti non piaccia granché il cazzo. E su questo si potrebbe disquisire a iosa anche sull'importanza del membro in ambito relazionale. Quel che invece non convince nella sostanza del romanzo (non sulla forma, che come al solito ingrana la quarta sin da subito e non ce n'è per gli altri) è la riducibilità ad un motivo unico, il solito, e che paradossalmente ci spinge a dire che nello scrittore romano il desiderio verso gli uomini non ha nulla a che vedere con l'omosessualità.

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Contro l'impegno

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E’ ovvio che uno scrittore, sceneggiatore, saggista, professore, programmatore televisivo e chissà quanto ancora come Walter Siti, si diletti ad esaminare, e in fondo a suggerire, su dove possa andare l’arte dello scrivere ed il suo destino.

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