Attualità

Patrie lettere: meglio i cazzari o i tromboni? (nessuna ironia)
Una scarpinata rapsodica fra le approssimative, interessate questioni non sai quanto di marketing o di poetica messe in vetrina nelle recenti querelles letterarie nostrane può offrire qualche utile motivo di riflessione. Nell'implacabile discesa verso il fondo di senso, verso l'azzeramento delle attese riguardanti la letteratura, una specola di osservazione interessante è offerta dal maneggio approssimativo di parole e concetti più complessi di quanto non vogliano le contingenti urgenze personali. La faccenda dell'ironia è una di queste.

Lutto nazionale
La redazione tutta de Il Paradiso degli Orchi si associa al dolore delle popolazioni colpite dal terremoto.

Ancora Pasolini
E' notizia di pochi giorni fa: è andato quasi distrutto il bar Necci a Roma, l'antica osteria del Pigneto dal 1924, che Pasolini organizzò come quartier generale per le riprese del suo primo film Accattone, girato tra l'aprile e il luglio del 1961. Si dice che nell'incendio sia rimasta appesa al muro, praticamente integra anche nella cornice, una vecchia riproduzione del regista. Segno del destino? Ma quale?
E' fuor di dubbio che il 'fantasma' di Pasolini aleggia ancora nell'aere: probabilmente non sfiorerà le stanze del Palazzo

Lo Strega ai tempi di Wikipedia. E cazzotti alle gengive.
Leggo sul blog di Beppe Grillo il 17 marzo 2009: La crisi è piena di buone notizie. Una tra le migliori è la fine dei giornali. Il 30/40% della pubblicità li ha abbandonati da inizio anno. I lettori sono sempre più rari. I dati ufficiosi stimano tra il 10 e il 20% in meno le copie vendute nell'ultimo anno per molte testate. Rimane la carità del Governo e molti editori sono con il cappello in mano nelle sale d'aspetto a Palazzo Chigi. Per vivere grazie alle nostre tasse.

L'oltraggio e la difesa. Un libro che fa incazzare.
Domando comprensione e domando perdono: ma pretendo rispetto. Perché sto per parlare di un libro che oltraggia Trieste, l'Italia e gli italiani, e leggerlo è stato degradante e irritante oltre ogni dire. La mia famiglia è giuliana e ho sangue istriano e triestino. I libri di Pahor riaprono antiche ferite e spesso riescono a squarciarle. Sanguinano come un tempo, più di un tempo: perché non abbiamo avuto giustizia, noi giuliani. E questi romanzi politici slavi degli anni Sessanta, retrogradi, sporchi e velenosi, macchiano la nostra storia e la nostra identità.

Le marchette e il futuro che non c'è. Levi, Matheson e la nuova, inutile, letteratura giovanile.
Scrive Pier Paolo Di Mino sulla riproposizione a fumetti del capolavoro di Bulgakov Il Maestro e Margherita (la recensione intera la potete leggere, ovvio, sulle colonne del Paradiso) E forse il segreto dell'obsolescenza della nostra letteratura, e in particolare dell'obsolescenza assoluta di quella italiana, è proprio in questa modestia da ragionieri del medio termine (da serve a fare i conti), con l'attenzione alla notizia, al reale, con le fiere annuali della rinascita del realismo e il suo superamento nell'intimismo (genere, e questo è l'aspetto che francamente mi ha sempre più divertito, frequentato da scrittori sufficientemente giovani per scrivere male di una vita in cui ancora non è successo nulla)

Giacomo Debenedetti e la persecuzione dei male amati. Gli ebrei e gli altri emarginati.
Emilio Gentile, sulle pagine dell'inserto domenicale de Il sole 24 ore del 1 marzo 2009, a proposito dell'uscita del volume di Francesco Cassata La difesa della Razza. Politica, ideologia e immagine del razzismo fascista (Einaudi 2008) torna sulla disputa, piuttosto annosa tra gli storiografi ormai, delle matrici autoctone dell'antisemitismo fascista. E in poche righe e con analisi succinta, parte dalla teoria defeliciana, contenuta nella Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, in cui si affermava

Morgan: in parte M in parte X
Per me essere Bluvertigo significa essere anarchici, caotici, capaci di 'delirio controllato'. Non a caso mi piacciono i situazionisti e la loro capacità di rendere efficace un'azione smontando le regole, sovvertendole con situazioni totalmente decontestualizzate (Morgan, pag. 53)
Libro-intervista curato da Mauro Garofalo, letterato romano classe 1974, In parte Morgan è nato da incontri imprevedibili (conversazioni notturne; rincorse nei camerini) tra lo scrittore e il musicista padre dei Bluvertigo, Marco Castoldi detto Morgan.

Come Montale 'offuscò' Penna. Riflessioni sulla scure censoria del poeta di 'Ossi di seppia'.
Chissà, forse per farlo accettare meglio in questi tempi di oscurantismo e di terrorismo psico-sessuale, Sandro Penna avrebbe bisogno di un peana di Roberto Benigni, magari davanti alla platea 'sterminata' del palco dell'Ariston di Sanremo.
Ai suoi tempi, pur avendo spesso l'appoggio dell'intellettualismo più blasonato (Saba, che in una lettera del novembre del '32 gli scriveva... le tue poesie sono così caste, così piene di pudore (è uno dei motivi per i quali mi sono tanto piaciute) che non credo possa derivarti nulla di male, Pasolini con cui condivise nel '57 il premio Viareggio,

L'America povera e disperata di Donald Ray Pollock
Questo libro è la storia della vita di un paese dell'Ohio, e dell'America che allora lo popolava, della cultura dei suoi cittadini e delle loro dinamiche di comunicazione e interazione: si tratta di una piccola borghesia che spesso sconfina nel proletariato. La loro è un'esistenza miserabile, fatta di alcolismo, violenza facile, incesti, alimentazione esecrabile, nulla cultura e nessuna coscienza, dialoghi spiccioli e al limite funzionali. È la fotografia di un popolo che stava marcendo nel silenzio, e nella stupidità più assoluta.
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