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Il Paradiso degli Orchi
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RECENSIONI

Massimo Carlotto

La terra della mia anima

Edizioni E/O, Pag.153 Euro 15,00
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Sere fa ho assistito in tv all'intervista che Fabio Fazio ha fatto a Pietro Ingrao. L'ex presidente della camera, alla fine di essa, in un impeto quasi giovanilistico e salutando un amco in sala, si è lasciato andare al pugno chiuso. I latini avrebbero detto superflua non nocent (del significato di superflua, come ci insegnavano a scuola di non tradurre mai le parole latine col significato di quelle italiane, varrebbe indicare le cose in più). Noi potremmo dire: ma viva la faccia.

Si era disquisito in precedenza di essere comunisti, ora, nel 2006, e del suo significato.

Questo "appoggio" mi è servito per introdurre il romanzo in questione ed un passaggio, a pag. 87, illuminante e laicissimo dove il protagonista, affetto da un tumore, di fronte all'idea della morte, fa i conti con le proprie convinzioni: Voglio morire comunista. E ribelle. Voglio tentare di andarmene pervaso da un senso di appartenenza. Forse è una furbizia per sentirmi meno solo, ma il desiderio è sincero e preferiscoi ll cuore in tumulto e la testa piena di sogni alla rassegnazione e all'urgenza del pentimento.

Frase commovente, come lo è Beniamino Rossini, già attore nelle avventure dell'Alligatore, ed ora biografato (anche se il testo assume la valenza e l'effettiva sostanza di un'autobiografia) da Massimo Carlotto in uno dei suoi libri più sentiti e riusciti.

Beniamino Rossini è uomo d'altri tempi (sorrido al pensiero che anche musicalmente non è da meno: la gioventù lo etichetterebbe matusa per via di quella passione, rimasta integra negli anni, per le canzoni di Ricky Gianco, qui riportate a sprazzi), che riesce ad aggiornare le sue tecniche di (mala)vita solo per dimostrare di esserci, in questo mondo. Personaggio se vogliamo, e non è un paradosso, di assoluta rettitudine morale, ligio alle regole del mercato del contrabbando di cui è figura di spicco.

Questo è, di fatto, l'ultimo libro di Carlotto: un ritratto composito e toccante di una vita (s)vissuta , ma di fatto agiografico, perché la santità, crediamo, la si conquista con l'integrità. Che, per una sorta di traslazione, a tratti, abbiamo creduto quasi una sorta di autoconfessione dell'autore.

Chiariamoci: le vicende non appartengono a Carlotto, se non nelle ultime pagine dove si scopre che il Massimo scontroso della prigione, che diventa amico del Rossini, è "il nostro". Gli appartengono semmai i percorsi dell'animo o, riprendendo il titolo, la terra dell'anima, in una specie di fratellanza quasi cosmica: quel senso di appartenenza che il protagonista crede essere essenziale per sopravvivere anche alla morte.

Attendano i fans del giallista (anzi, con un neologismo che ci è caro, del noirista) e dell'Alligatore: qui siamo sì in ambito delinquenzale, ma non siamo dalle parti della finzione narrativa. Scorre, per dettagli e circostanze, l'intera storia nostra degli ultimi sessant'anni, ma l'ago della bussola rimane quest'uomo concreto e granitico, il Rossini appunto.

O forse crediamo che l'evoluzione del genere, in questo caso il poliziesco,debba incrociare le strade dell'(auto)biografia, in una mescolanza incandescente, di finzione e non, di verità romanzata, da rendere la sostanza come l'unica sponda per far approdare la letteratura a quel senso di esperienza che molti vorrebbero insostituibile.

Ma forse Carlotto ha voluto solo rendere omaggio ad un amico, fino all'epilogo struggentemente dolente:

- Un giorno di questi entrerò in coma e non mi risveglierò più.

- Ma non soffrirai

- Di questi tempi è già qualcosa
.



di Alfredo Ronci


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Ogni volta che mi trovo di fronte un prodotto a firma Carlotto (e mica scrive solo romanzi!) mi chiedo dove trovi lo scrittore padovano il tempo per fare tutte le cose.
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