Cinema e Musica

Il fascino dell'immediatezza: 'Ukulele songs' di Eddie Vedder.
Che palle il critico. Non gliene va bene mai una. Figuriamoci poi con un disco così poco studiato ed 'incompiuto'. Perché hai voglia a dire, Ukulele songs è un'opera incompiuta, ma non perché non sia finita, ma perché la sua apparente imperfezione nasconde invece l'amore per le cose, e in questo caso, per la musica.
E' un disco settimino no? E su i figliocci prematuri c'è sempre da discutere, nel migliore dei casi, se non addirittura 'tremare' per la possibilità che non riesca a sopravvivere.

L'elogio dell'immagine: 'Claire Denis film score 1996-2009' dei Tindersticks.
La domanda è lecita: cosa può un film senza musica? E ancora: quanti compositori hanno 'sposato' registi? La prima ci sembra ovvia, ma non esente da ulteriori interpretazioni. L'altra dipende anche e soprattutto dal grado di conoscenza delle cinematografie. Ma è indubbio che se pensiamo a Rota ci viene in mente Fellini, se pensiamo a John Williams lo colleghiamo a Spielberg, se ci soffermiamo su Anghelopoulos non possiamo non ricordare Heleni Karaindrou, e se omaggiamo Bertolucci il pensiero va a Sakamoto.

Un dylaniano poco dylaniano: 'We live on Cliffs' di Adam Haworth Stephens.
Ci mancavano pure i settant'anni di Dylan (se volete divertirvi con qualche curiosità o suggerimento sull'uomo cercate il pezzo che ha scritto Bertoncelli su del rock.it). Non per altro: se i tuoi beniamini ormai veleggiano tutti oltre i settanta appunto qualcosa vorrà pur dire. E sulla nostra strada se ne incontrano sempre più spesso.
Ma non siamo nostalgici (anche se l'attualità insiste ancora sui Doors, perché è in uscita When you're strange, il documentario sulla band californiana che esce a 40 anni dalla morte di Morrison),

Cronaca di un evento annunciato. Non son solo canzonette.
Venerdì 27 maggio ore 12, nello storico Studio A della Rai di Via Asiago a Roma, conferenza stampa di presentazione della ventiduesima edizione del Festival di Musicultura, e la sera alle 20,45 concerto degli otto finalisti.
Il Cav. Serpente, con forti sssssibili di disappunto, non ha potuto essere presente, ma vi raccon-ta lo stesso l'evento perché è da anni frequentatore ed estimatore di questa iniziativa, e forse dovrà ripiegare, per una volta, i denti avvelenati.

Moby si riconferma re dell'elettro-pop, il suo 'Destroyed' incanta come ai vecchi tempi.
Di cilecche ne aveva fatte un paio negli ultimi tempi. Infatti, sia il precedente album Wait for me che quello ancora prima, Last night, avevano lasciato un po' l'amaro in bocca. Richard Melville Hall (che bello essere discendenti, come lui, del grande scrittore americano Herman), aveva conquistato per l'ultima volta il mondo con 'Lift me up', lo strepitoso singolo tratto dall'album Hotel del 2005, con cui aveva venduto due milioni di copie ottenendo il disco di platino.

Più che dispersione, diffusione: 'Afrodiaspora' di Susana Baca.
Lei è senza dubbio la terza figura della trimurti etnica (collocazione che fa tanto comodo a chi non può fare a meno delle etichette): insieme a Omara Portuondo (la mia preferita, la più intensa, dal vivo è un'esperienza indimenticabile e le sue canzoni su Buena vista social club sono tra le cose più commoventi che si possano ascoltare) e Cesaria Evora è senza dubbio una bandiera della diffusione della musica 'altra'. E diffusione ci sembra davvero la parola più convincente per illustrare l'opera e lo scopo di Susana Baca.

Prima o poi sarebbe arrivato l'omaggio a Vic Chessnut: 'Demons' dei Cowboy Junkies.
E' passato un anno e mezzo dalla morte, anzi meglio sarebbe dire, dal suicidio di Vic Chessnut per overdose. E finalmente un gruppo ha pensato bene di rendergli omaggio con una manciate di canzoni intense e drammatiche.
I Cowboy Junkies non sono nuovi a cover, ma in questo disco, nonostante il cantato della vocalist Margo Timmins sia per certi versi diverso da quello dello sfortunato artista (pensiamo all'influenza che Chet Baker ebbe per Chessnut e come quest'ultimo riuscisse ad affrontare classici jazz con la semplicità e tensione del suo vibrato.

Tacchi alti, sampietrini e taranta!
L'altra sera, 16 maggio usciamo da casa, dando il braccio a un'amica in tacchi alti, per andare al teatro Quirino a sentire Eugenio Bennato nel suo spettacolo musicale "Briganti emigranti". Percorso a piedi, pieno centro storico, vicoli pavimentati a sampietrini. Si attraversa Via del Corso tuttora misericordiosamente coperta di normale asfalto col suo bel colore grigio scuro, per poi riprendere il tortuoso percorso sui sassi. La signora al mio braccio barcolla spesso, qualche volta si ferma con un piede nudo, perché la scarpa è rimasta azzannata dal selciato. All'arrivo i tacchi sono sbucciati come banane e l'equilibrio di entrambi è stato messo a dura prova.

L'acid tecno-rock degli Aucan, fiore all'occhiello della produzione underground italiana
Bello poter parlare bene della musica italiana. Bello poterlo fare andando a spasso per i generi musicali. Loro sono di Brescia. Al terzo album, Black Rainbow. E, francamente, rimangono un gruppo convincente. Soprattutto perché sono abili nel non avere un genere inquadrabile, etichettabile. Di base, si parte con l'elettro. Coi Synth. Poi, sopra, in mezzo, di fianco, c'è di tutto. Dal Dub, all'hip-hop, al rock. Ogni brano è una storia a sé, ma ogni brano rimanda all'altro. Come un tappeto volante sui cui si alternano passeggeri diversi.

A proposito di musica: Il computer onnipotente
Forse non tutti sanno che oggi, dopo aver completato una registrazione digitale di musica, fi-nalmente libera dalle interferenze acustiche del passato, con una dinamica totale per cui si va dal pianissimo al fortissimo senza distorsione del suono, possiamo, grazie a un programma del computer, ricreare il fruscio del vecchio vinile. Ma come! Avevamo fatto tanto per toglierlo, questo fruscio, che dopo pochi passaggi si arricchiva di scrocchi e salti di solco fino a rendere il disco inascoltabile, e adesso c'è un marchingegno che ce lo restituisce!
CERCA
NEWS
-
27.10.2025
Nutrimenti
"Questa casa di cielo" di Ivan Doig. -
27.10.2025
Voland
"Radio Sarajevo" di Tijan Sila. -
27.10.2025
Adelphi
"Il dito in bocca" di Fleur Jaeggy.
RECENSIONI
-
Murakami Haruki
La città e le sue mura incerte
-
Amy Twigg
Adorate creature
-
Giovanni Mariotti
Carpae dies
ATTUALITA'
-
Stefano Torossi
Johann Nepomuk Hummel 1778 - 1837
-
Stefano Torossi
Carlo Gesualdo da Venosa 1566 - 1613
-
Stefano Torossi
Leos Janacek 1854 - 1928
CLASSICI
CINEMA E MUSICA
-
Marco Minicangeli
Tron Ares
-
Marco Minicangeli
So cosa hai fatto.
-
marco minicangeli
La fossa delle Marianne
RACCONTI
-
Eugenio Flajani Galli
Pink Pony Club
-
Alex Pietrogiacomi
AmoRacconta
-
Daniele Garbuglia
L'uso del coltello
