Attualità
Catholic Horror Show
Prima vi sottoponiamo questo allegro inventario cattolico apostolico romano… Chiesa di S. Maria dell’Anima. Scolpiti nel marmo, intagliati nel legno, modellati in stucco o dipinti su tela: 2 teschi con tibie, 7 teschi semplici di cui due ghignanti, 2 teschi alati dall’aria man-sueta, 1 scheletro intero, 1 clessidra (tempus fugit); e per consolazione 21 putti ben grassocci.
Bernini, erotico innocente?
Primordiali pressioni emozionali che premono per essere liberate ce le abbiamo dentro tutti. Se siamo artisti ne caviamo qualcosa di interessante, altrimenti no. Guerre, trionfi, banchetti, sono sempre stati temi diffusi nell’arte romana. Il successivo padrone li ha poi incamerati, naturalmente modificandoli per il nuovo uso. Per cui la guerra è diventata la vittoria della fede, il trionfo si è trasformata nell’assunzione in cielo dei martiri, il banchetto si è sublimato in eucaristia.
La tisana
Domenica 20, un tedioso pomeriggio di pioggia; umidità al massimo, energia al minimo. Ci trasciniamo (sono pochi passi) fino a Santa Maria dell’Anima, una delle chiese meglio illumi-nate di Roma, senz’altro la più pulita e con i marmi, molti e bellissimi, scintillanti di cera. Il nostro amico Flavio Colusso, che ne è il kapellmeister, conferma l’esistenza di una squadretta di suore im-pegnate nella pulizia e lucidatura di tutto l’apparato. Molto efficienti.
Il fiato dell'organo
13 dicembre 2018, giovedì. S. Giovanni dei Fiorentini, una chiesa di proporzioni nobilissime; per noi la più elegante di Roma. Rinascimento puro, bianca e grigia, niente ori o affreschi, solo le linee armoniose degli archi.
We Gil, ma che vuol dire?
Durante il Ventennio era la sede della GIL, Gioventù Italiana del Littorio, poi, abbandonata e in seguito recuperata, è stata per un breve periodo la Ex Gil, nome burocratico che, nella sua man-canza di fantasia, non richiedeva commenti.
Associazioni a delinquere
Continuano le belle giornate: che facciamo, stiamo chiusi in casa? No di certo. E allora eccoci a vagare per i Fori dove, in varie postazioni e in un formicolio di turisti, si ramifica la nuova mostra “Roma universalis”, una riflessione sulla famiglia imperiale dei Severi e sull’arte della loro epoca.
Un bagno di lusso
Mercoledì 19 dicembre. Giornata di sole primaverile. A Caracalla per una bella iniziativa: la visi-ta alle Terme accompagnata dalle musiche di Alvin Curran, diffuse con effetto molto emozionante perché difficile individuarne la fonte, da misteriosi altoparlanti nascosti fra i ruderi. Sottofondi musicali minimalisti, tappeti sonori prolungati, versi di animali, fra cui, dichiara il compositore, anche l’ululato della lupa di Roma.
Mai 'na gioia
Al Museo di Roma, il palazzo megalomaniacalmente costruito in dimensioni esagerate a Piazza Navona da Pio VI Braschi, l’ultimo vero papa nepotista (peraltro ben ripagato da una famiglia di cialtroni che riuscirono in pochi anni a spararsi la fortuna del casato) si inaugura il 7 dicembre una mostra intitolata: “Paolo VI, il papa degli artisti”.
Pratibus et Maxxi
Pratibus. Per una volta tanto questo geniale nome finto latino non è merito nostro. Se lo sono inventato l’ATAC e la GNAM per battezzare questa magnifica iniziativa. Pratibus è Prati (nel senso del quartiere di Roma al di la del Tevere) più bus (nel senso di veicolo per il trasporto pubblico).
Hypnos
Alla fine del concerto di canto tradizionale Khayal che ci siamo visti al Teatro Studio Borgna del Parco della Musica martedì 6 per la seconda giornata del Festival Dipavali, due sono i punti del-lo spettacolo che ci sono rimasti avvitati in testa. Il primo: il pedale. Che con il ciclismo non c’entra niente, è una faccenda musicale. E’ la nota base che, soprattutto, ma non solo, nella musica indiana, rimane sempre la stessa durante tutta l’esecuzione, e intorno alla quale gira la melodia, che quindi non ha uno sviluppo narrativo con ini-zio, variazioni e fine, come in Mozart o Vasco Rossi, ma è un continuo vorticare sullo stesso perno.
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