Cinema e Musica

Una voce bella e suadente non fa Otis Redding: 'Home again' di Michael Kiwanuka.
Se ne parla in giro come fosse un fenomeno: sport questo di cercar portenti che, ormai, a livello mondiale, è diventata smania. Forse per la pochezza dei tempi e delle 'mode'.
Cerchiamo di ragionare: Michael Kiwanuka, di origine, sembra, ugandese, è un ventiquattrenne a cui fai fatica dare un'età, diciamo che è indefinibile. Ha alle spalle una già ricca esperienza, ha fatto pure da apriconcerto ad Adele, mica pizza e fichi. E se tanto mi da tanto (oddio, non è che Adele sia la quintessenza della magnificenza, ma canta come si deve e le sue canzoni sono così tremendamente accattivanti!) qualcosa ci dovremmo aspettare.

I Deus continuano a stupire. Un album all'anno, un capolavoro dopo l'altro: 'Following the sea'
Ad appena un anno di distanza da Keep you Close, esce questo sorprendente Following the Sea del quartetto belga capitanato dal vocalist Tom Barman che spiega: "Avevamo brani che non volevamo perdere, o lasciare nel cassetto per anni, così abbiamo deciso di rompere le nostre classiche regole di lavoro e di fare meno i preziosi e finire i brani velocemente e pubblicarli. Siamo nel 2012, cazzo!, l'idea di aspettare mesi per far uscire qualcosa mi sembra così antiquata!"

Che noia 'sto Daniele 'international': 'La Grande madre'.
Lo vado dicendo da anni: Pino Daniele è praticamente un musicista defunto. Ed il problema grosso è che non se n'è accorto e nessuno ancora gliel'ha detto.
Metti questo album, l'ennesimo ed inutile. Non so chi gli abbia consigliato di tentare l'approccio 'international', ma i risultati sono sconfortanti.
Il disco sembrerebbe eterogeneo: ma è assai omogeneo nella lagna.
Daniele tenta la carta del canto inglese, con risultati a dir poco raccapriccianti

Rivisitazione rock di Stockhausen. Zodiaco Elettrico: Aidoru performs Karlheinz Stockhausen's Tierkreis.
Tenere insieme musica colta e non: il progetto non è nuovo né trascendentale. Diremmo anzi oggi, fatta abbondantemente la tara al concetto di classico e a quello di una musica d'arte totalmente altra rispetto all'intrattenimento, possiamo serenamente volgere lo sguardo altrove. La premessa è necessitata dalle incaute parole di presentazione del progetto Zodiaco Elettrico Aidoru performs Karlheinz Stockhausen's Tierkreis.

Sarà pure codificato, ma questo è rock cristallino: 'Arrow' degli Heartless Bastards.
Ripeto come da titolo: sarà pure codificato, ma questo è rock cristallino. Perché poi dei suoni campionati se ne ha le palle piene. E anche di quei dischi carini da morire (vedi 21 di Adele), che ti allietano le giornate, dopo un po' puoi anche farne a meno, perché senti che qualcosa ti manca.
Ecco, quel qualcosa che manca te lo restituiscono 'i bastardi senza cuore' che di cuore invece ne hanno da vendere.
Non sono vergini, nel senso che non sono al primo disco, anzi sono al quarto, e vengono dall'Ohio, anche se pare siano di stanza in Texas.

I B side dei Pet Shop Boys sono belli come gli hit singles, nel nuovo album 'Format'
No, non siamo negli anni'80 giuro. Anche se sembra. Eppure questa chicca raffinatissima viene proprio da lì. Dopo lo splendido, almeno a mio parere, Yes, del 2009, i Pet Shop Boys sfornano un album con i migliori B Side dei singoli di grande successo che hanno caratterizzato la loro carriera dal 1996 al 2009, Format. L'album è il secondo del genere fatto uscire dal duo britannico, il primo fu Alternative, che racchiudeva i B side dei singoli usciti fra il 1984 e il 1995.

Elettronica e samba.
Emutif. Electroacoustic Music tra Italia e Francia. E' un festival in quattro episodi dal 7 al 10 maggio alla Sala Accademica del Conservatorio di S. Cecilia. Prima serata dedicata a Guido Baggiani. Atmosfera del tutto informale. Ingresso libero. Pubblico scarsetto, ma di amici e intenditori, e questo permette totale naturalezza quando per un impiccio a noi incomprensibile il brano per viola elettrica e live electronics non si può eseguire. Armeggiano un po' intorno ai computer, poi, come abbiamo detto, senza il minimo imbarazzo si passa all'esecuzione del brano successivo, promettendo che appena possibile ascolteremo la viola.

Un po' lezioso lo è: Joe Barbieri con 'Respiro'
Per ascoltare Joe Barbieri bisogno avere un preciso stato d'animo. Indubbiamente il musicista partenopeo si è ritagliato un particolare spazio nel mondo musicale e col tempo, affinando anche la sua tecnica vocale, s'è conquistato le simpatie di molti personaggi importanti.
Ricordo soprattutto i suoi duetti con Mario Venuti e ancor di più con la straordinaria Omara Portuondo. In questo nuovo disco ne abbiamo cinque:

Un Battisti lisergico: Edda con 'Odio i vivi'
Si ha l'impressione di un lamento infinito, di una battaglia coi propri fantasmi. Per non parlar della voce.
Uno dei dischi italiani più belli della stagione, e per vari motivi. Perché non è sciocco, ma non è elemento secondario, circondati come siamo dal vuoto pneumatico, perché pur attualissimo e psichedelico nella sua dinamica ci riporta indietro nel tempo, perché è cantato da dio.
Partiamo da quest'ultimo punto: la voce di Edda (per la precisione Stefano Edda Rampoldi, ex leader dei Ritmo Tribale),

Daniel Johnston: il sogno e l'incubo americano.
Daniel Johnston si presenta sul palco del Piper il 23 aprile com'era prevedibile: T-Shirt extra large blu (che non riesce a contenere la sua pancia), tuta grigia, chitarra in mano e il suo inseparabile quaderno ad anelli, zeppo di fogli plastificati che ne contengono il repertorio. Johnston si guarda intorno spaesato e inizia a suonare, è fuori tempo, sbaglia più della metà degli accordi, stona per tutta la canzone, biascica... La domanda sorge spontanea (forse in tutta la sala) perché è così famoso? Perché artisti del calibro di Tom Waits, Kurt Cobain, Sonic Youth, Beck lo ammirano tanto?
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