I Classici

Quel che non strozza, ingrassa: “Il giovane Max” di Alfredo Giuliani.
Per capire meglio le qualità e gli atteggiamenti di Alfredo Giuliani, forse sarebbe il caso, considerando il fatto che non è che sia stato così influente nel panorama delle nostre Lettere, di introdurlo meglio dal punto di vista biografico.

Nuoro, ancor più degli altri: “Il giorno del giudizio” di Salvatore Satta.
Per comprendere meglio Salvatore Satta ho preferito farmi aiutare da due elementi che, per un recensore, mai dovrebbero comparire: l’aspetto fisico e ciò che gli altri, nel momento estremo della vita dell’autore, cioè nel momento del trapasso, hanno scritto e detto di lui.

Un caso quasi spietato: “Tiro al piccione” di Giose Rimanelli.
Dice il risvolto di copertina di questa edizione: “Uno dei più tragici, violenti, sofferti romanzi del secondo Novecento che torna, finalmente, dopo distorsioni politiche e ostracismi culturali, con la sua grande forza di opera letteraria”.

Il tocco esangue di Annie Vivanti: “Naja tripudians”.
Mi piace iniziare questo ritratto con un quesito: ma Annie Vivanti era una donna raffinata e ricercata (quindi anche scrittrice con un suo prezioso spessore) oppure solo un personaggio capriccioso che amava spolverare storie osé adatte soprattutto ad un pubblico femminile?

Il talento di cuore di Silvano Ceccherini: “Dopo l’ira”.
Mi sembra evidente che prima di ogni altra cosa bisogna saper dire chi era Silvano Ceccherini. Sì, perché lo scrittore (per ora limitiamoci a questo) livornese non ha mai ricevuto grande notorietà dal mondo editoriale, se non, forse, nell’ultimo periodo della sua esistenza.

Lo scandalo “diluito”: ‘La noia’ di Alberto Moravia.
Mettiamo così. E’ la storia di un trentenne, molto ricco, molto agiato, che di ‘mestiere’ fa il pittore, che ha una madre molto attenta, sebbene ricca, e molto affettuosa, che gli propone di non abbandonare la casa e di godersi quello che di buono la famiglia può offrire.

Le virtù naturali di Giuseppe Berto: “Guerra in camicia nera”.
C’è una domanda seria da farsi prima di leggere questo romanzo-diario: perché Giuseppe Berto decise di scriverlo nel 1955 quando i contenuti del libro riguardano il 1942/43, cioè la guerra in Africa, appena prima della sua cattura avvenuta il 13 maggio 1943?

Quel peccato veniale diventato storia: “Quelle signore” di Umberto Notari.
La sorte di questo romanzo fu davvero incredibile. Pubblicato nel 1904, in poche centinaia di copie, dopo appena dieci giorni il libro venne ritirato dalla circolazione avendo riportato una denuncia per oltraggio al pudore a mezzo stampa.

Il volere e il non volere: “Deposito celeste” di Carlo Villa.
Nella mia personale Storia della letteratura italiana, Carlo Villa è indicato come uno tra gli altri narratori sperimentalisti.

Il grande Sergio Tofano senza il signor Bonaventura: “Il romanzo delle mie delusioni”.
Chi come me sta ormai cavalcando un bel botto di anni, non può non soffermarsi su il ricordo di una serie televisiva degli anni ’60: Il giornalino di Gianburrasca.
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