I Classici

Diario di uno scadente sabato sera: "I Miei Luoghi Oscuri", di James Ellroy
Non sarebbe stato possibile concepire un libro simile, prima che fossero trascorsi decine di anni dai fatti narrati. Ellroy ha avuto la necessità di essere cinico, chirurgicamente freddo, per indagare quella che forse è la fonte del suo stesso talento, o quantomeno ciò che ne ha caratterizzato l'ispirazione. Gli è occorso farlo con circospezione e delicatezza, affinché il riavvicinamento non ne prosciugasse la vena, perché l'emozione non si tramutasse in sentimentalismi da quattro soldi, carta straccia, per intendersi.

Tra istinto e dovere: 'Il previtocciolo' di Don Luca Asprea.
Uno dei romanzi più belli degli anni settanta, uscito per la collana 'Franchi Narratori' della Feltrinelli, inaugurata da un libro su uno psicopatico e successivamente da un diario di un omosessuale!
'Provocatorio' in qualche modo vuol essere anche questo testo su cui, però, privilegerei la natura dell'istinto a quella della sociologia o addirittura del dovere.
Illuminante a tal proposito una frase tratta dall'introduzione di Franco Cordero, riguardante il tema principale della storia (a suo e mio giudizio):

Moderno, ma marxista? Meglio contemporaneo: 'I piacevoli servi' di Piergiorgio Bellocchio.
Inoltriamoci nel dubbio: è la sola ed unica carta per comprendere al meglio un lavoro come I piacevoli servi. Non si ha nemmeno certezza assoluta della comprensione del titolo, per quanto una suggestione data dagli 'indizi' ci faccia propendere per una soluzione, ed espressione, quanto mai spiccia e popolare: servi del potere e delle consuetudini borghesi (sulla piacevolezza il 'supporto' potrebbe essere linguistico). In fondo i protagonisti dei tre racconti che compongono il libro non sono effettivamente schiavi del sistema? Sistema che li stritola e li costringe (due casi su tre) al suicidio?

Una storia piccolo-borghese per uno scrittore moderno: 'La controfigura' di Libero Bigiaretti.
1968. Al di là della mitologia, l'anno in questione è indispensabile per capire il romanzo di Bigiaretti ed il percorso letterario, e nello stesso tempo evolutivo, dello stesso autore.
Partiamo da quest'ultima considerazione: fin dagli esordi Bigiaretti affrontò il discorso dell'incomunicabilità e comunque di una sottile analisi dei sentimenti, mai disgiunto da una salda condizione morale e politica. Forse La controfigura rappresenta un rito di passaggio nella stagione letteraria dello scrittore marchigiano:

Fuga dalla retorica: "I Piccoli Maestri", di Luigi Meneghello.
Chissà se Meneghello, scrivendo il suo I Piccoli Maestri, avesse immaginato che suggestioni ne avrebbero tratto certi suoi lettori me compreso, a poco meno di cinquant'anni dalla prima stesura.
Si, perché a leggerli adesso sembrano quasi fantascienza, questi suoi partigiani a far la resistenza in mezzo ai monti, noi che le montagne le abbiamo conosciute sulle funivie e poco più.
Si rischia sincera ammirazione, noi signorine col Google Maps, a sentir raccontare di come se la svignavano il giovane autore e i suoi compagni, su e giù per i boschi anche di notte, a darsela a gambe dai rastrellamenti nazifascisti.

L'eterno duello con la vita: 'La sparviera' di Gianna Manzini
Devo essere sincero: non ho mai amato Gianna Manzini. Il suo lirismo decisamente estetico ed invadente (Emilio Cecchi lo definì abbagliante) mi ha sempre portato a ritenere che una letteratura più magra, pur nell'aggravio di vicende drammatiche e tortuose, potesse essere una chiave di confronto più tollerabile. Viene automaticamente da ciò una preferenza per la Manzini più breve, più 'raccolta': e non è un caso d'aver amato Bestiario, un libriccino di racconti di qualche decennio fa ripescato e riassemblato dalle Edizioni del Vento e che riportava del suo amore per gli animali, soprattutto gatti.

Il mondo piccolo borghese di Lucio D'Ambra; 'Fantasia di mandorli in fiore'.
In un articolo di un po' di anni fa lo storico Lucio Villari si chiedeva, dopo una lettura attenta e riflessiva del diario di Lucio D'Ambra, cosa si dovesse pensare di quel gruppo sostanzioso di intellettuali e personalità di spicco che, durante il fascismo, attuarono una sorta di attesa formale degli eventi (tanto per fare qualche nome: Pirandello, Cecchi, Fermi).
La questione può essere posta nel modo più semplice possibile. Si deve procedere ad una decisa condanna di una certa Italia culturale perché troppo affine al modello fascista

'Estinzione' di Thomas Bernhard, ovvero: l'insopprimibile complesso del provinciale.
Il provinciale giunge, in città, convinto di ottenere ciò che gli è mancato nel paese natio e soprattutto nella famiglia, cioè, un subitaneo riconoscimento del suo sapere, di una cultura e di una sopraffina autoeducazione del vivere, nonché, addirittura, della sua già grande arte. Se per i familiari è uno strano soggetto persino superbo, o scontroso, in città, in quei locali in cui si dà da fare a bere e a parlare, appare essere il classico, perfetto, noiosissimo fuorisede, un logorroico forestiero nato tra il bue e l'asinello, in cerca d'autore.

Nel lager o si muore o si sopravvive. Non si vive più: 'Il fumo di Birkenau' di Liana Millu.
Se vogliamo, anche nel giorno della memoria vi è una prevedibile sostanza. Sostanza dettata dalla faciloneria più che dall'ignoranza: di chi vuol raccontare l'immane tragedia attraverso le solite bocche, le solite testimonianze (a cui, quest'appunto, non vuole sottrarre importanza o la benché minima suggestione).
Per carità: obbligatorio parlare della Frank o di Primo Levi o dell'ultimo sopravvissuto della retata del ghetto di Roma, ma vi sono voci straziate che sono state dimenticate, forse per incuria, forse per il semplice trascorrere del tempo

I froci ancien régime di Gian Piero Bona: 'I pantaloni d'oro'.
S'intuisce già qualcosa dell'autore quando in esergo al romanzo scrive: L'amico Mario Soldati mi dice sempre che finalmente ha trovato uno scrittore 'non italiano' (infatti ho pattinato molto sui ghiacci mittel-europei con pastori metodisti), ed è per questo che non sono amato dalle Ade Negri in minigonna e dai Giovanni Pascoli capelloni di cui pullula la nostra cara domestica crociana realistico-papale porno-familiare letteratura.
Dove con un linguaggio mordacemente 'rivistaiolo' aggrega concetti che perdurano e che s'estrinsecano ancor oggi in sudditanza clericale,
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