Cinema e Musica

Sfizio o no, ha qualcosa da dire: 'O Devotion' di Liz Green.
E ' una vecchia storia, ce la siamo detta anche con Bertoncelli durante un'intervista: sfruculiar tra le migliaia di proposte nel mondo, è peccato di presunzione, è andar dietro lo sfizio (musicofilia esasperata?) o è semplicemente un modo come un altro per reggere i tempi?
Lascerei la risposta ai posteri: io intanto, m'imbarco a raccontar di questa ventiseienne inglese che sembra uscita da un vecchio racconto.

Il Macca si fa crooner: 'Kisses on the bottom' di Paul Mc Cartney.
Il Macca è come Paperone. Nel senso dei soldi. Ma siccome non passa la giornata, come il famoso papero, a lucidar monete (al massimo le carte di credito), qualcosa deve pur fare per occupare le ore.
Ed ecco l'idea: vestirsi da crooner, modulare un po' languidamente la voce, riascoltare qualche classico jazz e pensare d'incidere un album un po' svenevolo.
Non contento chiama al cellulare la madama Pompadour del jazz vocale, Diana Krall, chiedendole di curargli gli arrangiamenti,

Esordio col botto per i Friction Machine. L'elettronica che sa stupire.
Sono un gruppo di Southampton di cui si possono reperire info soltanto sul loro my space (http://www.myspace.com/frictionmachinemusic). Li ho conosciuti perché nella mia pagina di facebook è apparsa un'inserzione sponsorizzata, e siccome venivano paragonati ai Boards of Canada mi hanno incuriosito. Alla fine ho comprato l'album, Soul of a New Machine, un'auto produzione semplicemente sublime. Undici pezzi. Un'elettronica che deve molto, in effetti, al più grande gruppo di musica elettronica degli ultimi anni, i canadesi Boards of Canada, appunto, ma che trova la sua dignitosissima individualità man mano che le sonorità si dipanano, lente, incantevoli, esondanti.

Dr. Grant e Ms. Ray
La strana storia di Lana del Rey, la star che ha riscritto il suo passato. O meglio, la seduttiva venticinquenne di Lake Placid NY, ci sta provando a cancellare dalla rete le sue tracce. Ma scomparire è quasi impossibile, e sul web appare ancora in un video: maglietta verde e sguardo stralunato sul palco al 'The Variety Box' nel 2009. Lizzy Grant inseguiva il successo come centinaia di altri artisti, ma l'appuntamento non è mai arrivato.

Se la smette di imitare, potrebbe avere un futuro: 'Selah Sue'.
Davvero, basterebbe poco per distanziare la massa.
Lei è belga, ma non ci interessa spulciarla biograficamente perché non sono le sue origini, in questo caso, che determinano le sue scelte musicali, sono le sue preferenze e un bell'orecchio al mercato.
Perché potrebbe essere furbina anziché no.
C'ha messo parecchio per far pubblicare l'album: già due anni prima aveva esordito con una manciata di singoli, tra cui 'This world' il brano che apre il lavoro, e successivamente con due EP, quasi a voler dare un'impronta più sicura alla sua uscita.

Teniamocelo comunque: Morgan - 'Italian songbook vol.2'
Questo disco lo aspettavo da molto tempo. Il 'songbook vol.1' mi aveva affascinato e poi c'erano delle canzoni che non stento a definire pilastri della nostra memoria musicale.
In questo Morgan va 'peso', ma davvero: praticamente ha cercato il pelo nell'uovo, ha spinto con violenza il cammello per farlo passare nella cruna dell'ago. Ha pensato, insomma, di essere il miglior figo del bigoncio (o der bigonzo, come se dice a Roma).
I risultati sono discontinui.

Niente di che, ma la voce vibra e fa vibrare: 'Heaven' di Rebecca Ferguson.
La questione è sempre quella: ma i 'reality musicali' quanto valgono? In Italia pare che tirino, almeno dal punto di vista delle vittorie in importanti manifestazioni e delle classifiche di vendita. Che poi la qualità sia un'altra equivale a scoprire l'acqua calda.
Personalmente non li disprezzerei: quel che manca nei vincitori è quasi sempre l'arte della scrittura, perché è raro che un seppur ottimo interprete sia anche un dignitoso autore.

E chi si lamenta: 'Chimes Of Freedom: The Songs of Bob Dylan'.
Per i cinquant'anni di attività Amnesty International ha raccolto un fottìo di artisti per omaggiare uno degli ultimi grandi del panorama musicale: Bob Dylan. Settantadue canzoni spalmate in 4 cd che non possono davvero annoiare, anzi rassicurano e divertono.
L'offerta è spaventosa: stars più o meno venerate e più o meno in tiro. Ma il gioco vale la candela.
Non potendo per questioni di spazio ospitare la settantina e più di melodie, ci si permette d'indicare una manciata di cover che ci sembrano, nel bene e nel male, le più meritevoli di attenzione e critica.

Le luci e le ombre di 'Sud' di Fiorella Mannoia.
Ahimé ci sono: luci sì e anche abbaglianti, ma pure ombre, qualcuna scura come pece.
Verrebbe da dire che un po' si è stanchi de 'sto terzomondismo musicale, pieno di buoni sentimenti e buone intenzioni, ma spesso noioso e scipito come un biscotto alla crusca.
Ok, la Mannoia ha confessato di aver progettato il disco dopo la lettura del libro di Pino Aprile Terroni e dopo aver conosciuto la malaugurata sorte capitata a Thomas Sankara, il presidente del Burkina Faso, ucciso dopo aver più volte dichiarato che non avrebbe pagato i debiti verso l'Occidente.

Furbi ed ingenui: 'The Stars Are Indifferent To Astronomy' dei Nada Surf.
Mi è sempre piaciuta l'arte di shakerare.
Il gesto del barman ha un fascino incredibile (ma è l'azione manuale in sé che cattura la mia attenzione).
Quindi chi pratica, in senso lato, e chi shakera, in senso più ristretto, ha tutta la mia attenzione e considerazione.
Ahimé non vale sempre.
Metti i Nada Surf.
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